Economia

Artigianato e industria, Cremona e provincia tengono bene ma si soffre sull'export

Anche il dato tendenziale è positivo: per l’industria si posiziona a +0,5% mentre per l’artigianato segna un notevole +5,2%. Anche in provincia, come in regione, si registra la flessione della domanda estera -4,9%, dopo oltre due anni di segni positivi.

Nel secondo trimestre 2019, la produzione cremonese è caratterizzata da un dato congiunturale che, in controtendenza rispetto all’andamento lombardo, è positivo sia per l’industria (+1,4%) che per l’artigianato (+1,5%) ed in accelerazione rispetto al trimestre precedente. Anche il dato tendenziale è positivo: per l’industria si posiziona a +0,5% mentre per l’artigianato segna un notevole +5,2%. Anche in provincia, come in regione, si registra la flessione della domanda estera -4,9%, dopo oltre due anni di segni positivi. Peggiorano le aspettative sulla domanda estera e interna che entrano nell’area negativa, mentre quelle riferite a produzione e occupazione, pur in flessione, continuano a vedere una leggera prevalenza gli ottimisti.

“I dati dell’indagine congiunturale – sostiene Gian Domenico Auricchio – se da un lato rassicurano per una sostanziale tenuta nel trimestre della manifattura provinciale dall’altro mostrano, dopo più di due anni, un preoccupante arretramento degli ordinativi esteri, analogamente a quanto avviene in regione. E’ un campanello di allarme, che rende quanto mai urgente intervenire sulla domanda interna. La realizzazione di opere infrastrutturali, di cui il nostro territorio è carente, come evidenziato anche dal recente studio Ambrosetti “Masterplan 3C”, potrebbe rappresentare un volano importante di sviluppo. Parimenti vitale è sostenere con decisione l’ammodernamento degli impianti delle nostre imprese. Come sistema camerale ci stiamo impegnando a fondo su questo fronte, sostenendo l’introduzione di tecnologie 4.0. e continueremo a farlo anche nel prossimo esercizio”.

Per la Lombardia, il dato principale che emerge dall’attuale rilevazione sul comparto industriale riguarda l’arretramento (-1,2%) del tasso di crescita congiunturale della produzione, affiancato dal calo (-0,5%) degli ordinativi esteri. Note positive vengono invece dalle variazioni trimestrali del fatturato (+1%) e dagli ordini provenienti dal mercato nazionale (+0,4%). Il numero degli addetti è rimasto stazionario e si riscontra la presenza di un’inflazione ridotta e stabile.

Questi, in estrema sintesi, sono i risultati, a livello regionale, che provengono dalla consueta indagine congiunturale condotta trimestralmente da Unioncamere Lombardia in collaborazione con l’Associazione Industriali, Confartigianato e CNA, e che coinvolge ogni trimestre due campioni distinti di aziende manifatturiere, industriali e artigiane. In ambito provinciale, l’indagine ha interessato complessivamente 125 imprese cremonesi appartenenti a tutte le principali attività del comparto manifatturiero, suddivise in 59 imprese industriali e 66 artigiane.

I dati congiunturali sull’industria manifatturiera cremonese del secondo trimestre 2019 sono per la maggior parte positivi, con l’importante eccezione della domanda estera in calo, mentre l’occupazione è stabile. L’industria provinciale, in controtendenza con il dato regionale, registra una crescita produttiva che accelera al +1,4%, trascinando con sé anche il fatturato a prezzi correnti che segna un ulteriore recupero e sale dell’1,3%.

L’occupazione si conferma sostanzialmente sui livelli di fine marzo (-0,1%).  Il dato che desta maggiori preoccupazioni è quello riferito alla domanda. Infatti, a fianco di una moderata crescita degli ordini nazionali (+0,9%) si rileva un consistente calo della componente estera (-4,9%) che, pur condiviso nel segno dall’intera Lombardia, nella sua intensità è probabilmente da interpretare anche come un effetto “rimbalzo” dopo il +6,8% riscontrato nel primo trimestre dell’anno.

Il quadro provinciale tendenziale, quello cioè che risulta dal confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, presenta variazioni esclusivamente positive, anche se complessivamente in rallentamento rispetto a quelle rilevate tre mesi prima. La produzione, pur in forte decelerazione, cresce ancora dello 0,5%, così come l’occupazione. Il fatturato a prezzi correnti conferma un notevole incremento (+4%), mentre riguardo agli ordini, conformemente al dato congiunturale, si riscontra una performance migliore per quelli interni (+4,6%) rispetto a quelli esteri (+1,1%). L’andamento dei prezzi rileva una leggera ripresa tendenziale, con quelli delle materie prime in crescita di oltre cinque punti percentuali e quelli dei prodotti finiti del 2,7%.

Per l’artigianato produttivo, il quadro rilevato nel periodo aprile-giugno 2019 è ampiamente positivo ed in consistente miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti, sia su base trimestrale che su base annua e non presenta variazioni negative in nessun indicatore. Rispetto al trimestre precedente, i dati destagionalizzati accelerano quasi ovunque e solo nel caso della domanda complessiva si fermano al di sotto del punto percentuale (+0,6). La produzione sale dell’1,5%, il fatturato dell’1% ed il livello dell’occupazione conferma la crescita di tre mesi prima attorno ai due punti percentuali.

Il panorama delle variazioni intervenute rispetto allo stesso periodo dell’anno 2018 è particolarmente positivo e vede la produzione fare un sensibile salto in avanti di oltre cinque punti. A questo si affianca la forte accelerazione del fatturato (+3,8%), il raddoppio del tasso di crescita degli ordini (dal +1,1 al +2,4%), ed il +2,5% rilevato relativamente al numero di addetti. Entrando nello specifico della produzione industriale, nel secondo trimestre 2019 l’indice destagionalizzato (base anno 2015=100) della produzione sale a quota 108,6 per l’industria e a quota 111,4 per l’artigianato.

Tra i settori economici principali, a trainare la crescita produttiva nell’industria nel presente trimestre è ancora la siderurgia, con una crescita tendenziale dell’8%, mentre riprende la meccanica (+1,3%), e l’industria alimentare accelera decisamente al +5%. Il miglioramento produttivo su base annua più sensibile, che si conferma oltre i tre punti percentuali, riguarda le imprese di grandi dimensioni, cioè con un numero di addetti superiore ai 200, mentre si rilevano ancora in maggiore difficoltà le imprese di medie dimensioni (-2,6%). Il confronto con la Lombardia e l’Italia evidenzia un trend della produzione cremonese attualmente in controtendenza: al +1,4% del dato congiunturale provinciale si contrappongono infatti il -1,2% regionale ed il -0,8% nazionale.

In Lombardia, la provincia di Cremona, col suo +1,4% su base trimestrale, si colloca ben al di sopra del dato medio regionale (-1,2%), e presenta la seconda migliore variazione dietro a Lodi.

La distribuzione delle imprese artigiane in base ai risultati produttivi ottenuti negli ultimi dodici mesi, mostra un quadro strutturale in miglioramento, con il 44% delle imprese che produce più di un anno prima, anche se quasi un’impresa su tre è ancora in decrescita tendenziale. Tre mesi fa le quote erano rispettivamente del 38 e del 41%.

L’occupazione per l’industria presenta un saldo congiunturale al netto degli effetti stagionali praticamente nullo (-0,1%), in linea con le variazioni di minima entità dei trimestri precedenti, mentre la variazione sullo stesso periodo 2018 rallenta dal +2 al +0,5%. In aumento viene rilevato l’utilizzo della Cassa integrazione: l’8.5% delle aziende industriali cremonesi vi ha infatti fatto ricorso e la quota sul monte ore, pur ad un livello minimo, cresce allo 0,2%. Buono l’andamento occupazionale nell’artigianato che conferma un aumento congiunturale del 2% che sale al 2,5% nel confronto tendenziale.

Le aspettative per il prossimo trimestre degli imprenditori industriali, in massima parte improntate alla stabilità, sono in complessivo peggioramento. Riguardo alla produzione, il saldo tra ottimisti e pessimisti scende dal 14 al 9%, ma continuano a prevalere i primi. In flessione sono anche le aspettative sull’occupazione, dove il saldo positivo è minimo (3%) e comunque sono più otto su dieci gli imprenditori che non prevedono variazioni nel prossimo trimestre. Le prospettive riferite all’andamento degli ordini entrano invece, per la prima volta da più di due anni, nell’area negativa sia per quelli interni che per quelli esteri.

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