Salute

Oglio Po: Minervino presto in pensione, Pedrazzini "conteso": che ne sarà dei due primariati?

D’altra parte lo stesso direttore Rossi ha affermato che non è importante che un reparto di eccellenza sia materialmente in un ospedale dell’Asst piuttosto che in un altro. E’ il momento di dimostrarlo.

Della crisi legata alla fuga di medici abbiamo ampiamente parlato nei giorni scorsi, ma il punto è che ovviamente, facendo parte della stessa Asst, anche l’Oglio Po di Casalmaggiore sta soffrendo questa situazione assieme a Cremona. Pochi giorni fa parlavamo di Luigi Borghesi, ex primario di Anestesia in pensione che ha ripreso a lavorare con un mini contratto di tre mesi per dare una mano alla struttura.
Ma al contempo va ricordato che ad esempio in ottobre andrà in pensione il direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Antonino Minervino, che è anche primario di Psichiatria all’Oglio Po di Casalmaggiore, dove sono in attesa di partenza 3 dei 6 medici di quella Unità Operativa.

«Quando andai io in pensione – racconta proprio Borghesi – tolsero il primariato di Anestesia, così come quando Budassi si spostò a Cremona tolsero Ortopedia. Entro breve dovrà essere fatto il Poas (piano di organizzazione aziendale strategoca, ndr): abbiamo chiesto che siano ripristinati i primariati di Ortopedia e Anestesia proprio per garantire all’Oglio Po la ricettività necessaria».

Insomma, tappare i buchi è sempre più difficile. E intanto a Casalmaggiore temono nuovi addii. Ad esempio c’è un primario di Ortopedia molto apprezzato quale il dottor Pedrazzini. Non è che lui e la sua équipe se ne andranno a Cremona? «Lui parteciperà al concorso – è convinto Borghesi – ma vorrebbe rimanere all’Oglio Po, pur essendo disponibile a far fronte ai bisogni in emergenza di Cremona. Anzi sta lottando per avere un organico pieno a Casalmaggiore».

D’altra parte lo stesso direttore Rossi ha affermato che non è importante che un reparto di eccellenza sia materialmente in un ospedale dell’Asst piuttosto che in un altro. E’ il momento di dimostrarlo. «Esatto. Il direttore – ribadisce Borghesi – ha detto che l’Oglio Po è un ospedale per acuti poiché lontano sia da Cremona che da Mantova. Ecco, l’Oglio Po non può essere schiacciato tra Cremona e Mantova, e fare da tampone per problemi altrui. L’esempio fatto per Ortopedia calza a pennello: prima si deve potenziare laddove funziona, poi risolvere i problemi».

Detto dei tanti problemi, quali possono essere le soluzioni? «Intanto non agire a discapito dell’Oglio Po, dove la gente – conclude Borghesi – teme di dover rivolgersi altrove, anche fuori regione considerando la vicinanza a Parma. Questa situazione spero insomma non rappresenti la condanna definitiva dell’Oglio Po. Ricordo che, quando chiuse il Punto Nascite, si disse che si voleva mantenere l’ospedale per acuti potenziandolo, promesse ad oggi non ancora attuate se non in modo molto parziale. Ad esempio l’ambito distrettuale Casalmaggiore-Viadana non è ancora partito, e questo per un ospedale che era già interprovinciale. L’anomalia di fondo è far dipendere l’ambito da due direttori, a Cremona e a Mantova».

V.R.

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