Oglio Po, mezzo litro d'acqua a pasto: la direttiva fa discutere
Se si pensa che qualsiasi medico o nutrizionista raccomanda di berne almeno due litri di acqua al giorno, riferendosi a persone generalmente in salute, si può comprendere come l’esigenza valga ancora di più per chi è malato e sofferente
CASALMAGGIORE – L’Ospedale Oglio Po ancora al centro di polemiche. Dopo la recente e inutile battaglia per il mantenimento del Punto Nascite, adesso la questione riguarda il razionamento dell’acqua minerale.
In ogni stanza di tutte le divisioni sono affissi dei cartelli in cui si informa che ad ogni malato spetta una bottiglia da 500 ml a pasto. In sostanza non più di un litro di acqua al giorno. Una decisione che ha creato sorpresa e imbarazzo sopratutto tra i parenti costretti a portarsi da casa un quantitativo supplementare di acqua per soddisfare le necessità dei propri famigliari ricoverati.
Se si pensa che qualsiasi medico o nutrizionista raccomanda di berne almeno due litri di acqua al giorno, riferendosi a persone generalmente in salute, si può comprendere come l’esigenza valga ancora di più per chi è malato e sofferente.
Da un dirigente della struttura si apprende che la scelta di limitare la fornitura d’acqua a mezza bottiglietta a pasto appartiene ad una scelta fatta due anni fa in coincidenza con l’affidamento del servizio cucina e ristoro ad una ditta esterna. Specificando comunque che le richieste di quantitativi maggiori vengono soddisfatte nel limite del possibile oltre all’ausilio di bevande come thè e camomilla mai lesinate durante certi orari della giornata, specialmente le più calde. Aggiungendo che tutto dipende dalla sensibilità degli operatori addetti alla distribuzione, alcuni dei quali però hanno in diversi casi, assunto atteggiamenti poco concilianti attenendosi rigidamente alle normative imposte.
Un problema quello dell’acqua razionata che ha scosso l’ambiente già agitato all’interno della struttura di Casalmaggiore da tempo alle prese con i timori di riduzione delle prestazioni erogate a favore della sede principale di Cremona.
Rosario Pisani