Degrada, ruggito nei cieli a 98 anni: il reduce di El Alamein si lancia dal Migliaro col paracadute
Accompagnato da parenti e sostenuto dagli uomini della Folgore e dall’Associazione Nazionale Paracadutisti sezione di Cremona, Giuseppe s’è regalato un altro volo. L’ultimo? Dicevamo così anche il 25 aprile di due anni fa. Con certi leoni mai dire mai… GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
CREMONA – La stessa “macchinata” di due anni fa con figlio e nipote. Lo stesso aereo, il Pilatus. Ma soprattutto lo stesso coraggio. Un coraggio da leone. Da leone, ovviamente, di El Alamein: Giuseppe Degrada ha dimostrato ancora una volta che la fibra – fisica e morale – non si inventa. E nonostante abbiano provato in tanti a sconsigliarlo, Giuseppe – seguendo quella testardaggine che si porta dietro sin dalla giovane età, quando contro tutto e tutti si arruolò nella Folgore, mentre la Seconda Guerra Mondiale già infuriava – ha deciso di lanciarsi. Dai cieli del Migliaro, in tandem con lancio a 4200 metri di altezza e apertura del paracadute a 1500 metri. Ma, quel che più conta, a 98 anni di età. “Faccio una cosa semplice” ha detto prima del via, suscitando un misto tra stupore e ammirazione.
Degrada l’aveva promesso, o meglio aveva lanciato quella che sembrava più che altro una speranza: “Mi piacerebbe tanto rifarlo”. Frase pronunciata il 25 aprile 2017, quando a 96 anni onorò il giorno della Liberazione sempre alla stessa maniera, la sua maniera: dominando i cieli con la protezione di un paracadute. Fece storia, quel lancio, ne parlarono i media nazionali. Sembrava un sogno, si diceva, un desiderio destinato a non essere mai realizzato.
E invece: giunto alle 8.30 di sabato all’aeroporto Migliaro di Cremona, abbastanza presto per schivare i problemi legati al gran caldo di questi giorni, Degrada con il copricapo della Folgore – un cimelio che per lui è prima di tutto simbolo di una scelta di vita – è stato vestito di tutto punto per affrontare il volo e poi lanciarsi. Accompagnato dal figlio Claudio e da uno dei nipoti, in memoria della moglie Olga scomparsa nel novembre dell’anno scorso, Giuseppe si è così regalato l’adrenalina dei tempi che furono. E le sue prime parole, una volta atterrato, sono state “fra due anni lo faccio ancora”.
Degrada è stato accompagnato da Valerio Grassi dell’associazione Sky Team, già invitato nell’agriturismo delle nipoti di Giuseppe a Canevino, Oltrepo pavese, e che già lo aveva scortato nei cieli due anni fa, ed è stato atteso a terra da Roberto Magarini, Fabio Cristofolini e tutti coloro che tengono alto a Cremona e provincia l’onore della Folgore e dei paracadutisti in genere. Giuseppe al suolo è stato anticipato solo di qualche minuto da Carolina Benedini, che ha filmato tutto dalla Go Pro e ha dato una prima impressione più che tranquillizzante. “Sta benissimo, è molto felice e sta seguendo tutte le istruzioni: è bravissimo, come sempre”.
Complimentato anche dal Colonnello Marco Piccoli, comandante provinciale dei Carabinieri di Cremona, Degrada ha chiesto subito il suo fido bastone, sul quale si regge per camminare, e poi ha promesso, come detto, di riprovarci. “Adesso vado a pagare, e magari lascio giù una mancia, poi fra due anni, quando io ne avrò 100 ci ritroviamo qui”. Reduce di El Alamein, e successivamente della prigionia vissuta tra Egitto e Palestina, Giuseppe è nato a Spessa Po, provincia di Pavia, ma dopo la guerra ha girovagato, in tempi non certo facili a caccia di un lavoro con la miseria di quegli anni, tra Milano, Pavia e Cremona, stabilizzandosi poi per trent’anni a Casalmaggiore.
Qui venne premiato al compimento dei 90 anni di età in sala consiliare del comune nel 2011; qui tutti lo ricordano, casalese acquisito, grazie alla misura in cui seppe spendersi, da volontario, per la Cooperativa Santa Federici e per il vecchio ospedale. Accompagnato da parenti e sostenuto dagli uomini della Folgore e dall’Associazione Nazionale Paracadutisti sezione di Cremona, Giuseppe s’è regalato un altro volo, un altro lancio. L’ultimo? Dicevamo così anche il 25 aprile di due anni fa. Con certi leoni mai dire mai…
Giovanni Gardani