Cronaca

Da Piadena al fronte con l'Isis Arrestato e tornato in Italia il foreign fighter Bougana

Tra i suoi ricordi anche le esperienze sportive a Piadena: “Ricordo i miei amici della squadra di calcio con cui giocavo da centrocampista, la Martelli. I miei parenti e amici in Italia non sanno di me: solo i miei genitori sanno”.

La Digos di Brescia, su mandato della locale Procura che coordina l’indagine giudiziaria, ha arrestato in Siria Samir Bougana, 25enne foreign fighter italo marocchino, nato a Gavardo, vissuto a Cremona, a Piadena e infine a Canneto sull’Oglio, da dove, appena 16enne, si era trasferito in Germania nella città di Bielefeld dove aveva cominciato a frequentare le moschee degli estremisti islamici. Da qui, nel 2013, a soli 19 anni, era partito per la Siria per combattere con i miliziani dell’ISIS. Ora si trova già in Italia in attesa di essere giudicato per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo.

Lo scorso settembre, catturato dai curdi mentre cercava di raggiungere la Turchia e da qui tornare in Italia, aveva lanciato un appello video, dichiarando la volontà di tornare nel Paese di nascita. Dal governatorato di Raqqa, intervistato lo scorso febbraio dalla Stampa, si era detto pentito: “Ho visto come è questa vita, ho avuto paura delle bombe, avevo paura per me e per i miei figli. Adesso sono pronto a tornare, se decidono di farmi tornare in Italia”.

Tra i suoi ricordi anche le esperienze sportive a Piadena: “Ricordo i miei amici della squadra di calcio con cui giocavo da centrocampista, la Martelli. I miei parenti e amici in Italia non sanno di me: solo i miei genitori sanno”. Samir Bougana racconta anche della sua cattura: “Sono andato con un trafficante, ma lui lavorava nelle forze curde e mi ha consegnato. Spero di uscire da questa prigione: se andrò in prigione in Italia sarà sicuramente meglio”.

Secondo fonti investigative, l’uomo avrebbe avuto un ruolo centrale nell’organizzazione dell’Isis, in particolare pare che fosse tra i coordinatori dei foreign fighters stranieri al servizio del califfato. Resta da capire se sia davvero il primo jihadista italiano riconosciuto in maniera ufficiale e soprattutto se in Italia c’era già una cellula combattente pronta a accoglierlo al suo ritorno a casa dal fonte siriano.

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