Cronaca

Le mani della 'ndrangheta al nord Arrestato anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza

L’operazione avviata martedì mattina, denominata Grimilde, nasce da una costola del processo Aemilia e ha portato, nelle prime ore di oggi martedi 25 giugno, all’esecuzione di 16 misure cautelari in tutta Italia e a un centinaio di perquisizioni.

L’arresto del presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, esponente di lungo corso di Fratelli d’Italia, nell’ambito della nuova operazione disposta dalla Dda di Bologna sulla ‘ndrangheta al nord, riaccende i riflettori sulle infiltrazioni della cosca calabrese Grande Aracri a cavallo del Po. Caruso avrebbe agevolato, in qualità di direttore dell’agenzia delle Dogane di Piacenza, una truffa per fare ottenere ai grande Aracri dei fondi europei. L’operazione avviata martedì mattina, denominata Grimilde, nasce da una costola del processo Aemilia e ha portato, nelle prime ore di oggi martedi 25 giugno, all’esecuzione di 16 misure cautelari in tutta Italia e a un centinaio di perquisizioni.

Le indagini sono state coordinate dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia e condotte dagli uomini della Squadra mobile di Bologna in collaborazione con quelle di Parma, Reggio Emilia e Piacenza. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Per eseguire le misure cautelari, in diverse città dell’Emilia Romagna, sono impegnati oltre 300 agenti.

Il radicamento della ‘ndrangheta e Cremona è stato più volte ribadito dal pentito Salvatore Muto, già testimone chiave del processo Aemilia e da ultimo sentito dai magistrati di Reggio Emilia lo scorso 21 giugno nell’ambito del processo sugli omicidi del 1992 di Giuseppe Ruggiero e Nicola Vasapollo, freddati nella faida di ‘ndrangheta per il controllo del territorio reggiano. Proprio Muto, 41 anni, collaboratore di giustizia dall’ottobre 2017, è stato il braccio destro di Francesco Lamanna, il ‘padrino’ che garantiva “l’assestamento della ‘ndrangheta al nord”, e in particolare a Cremona, Piacenza e Reggio Emilia.

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