Cronaca

"E' dura ma ci sto provando": la forza del sindaco Cavatorta nell'ultimo saluto Viadana piange l'uomo e il politico

"Questa notte tu hai riposato - ha detto don Antonio, rivolgendosi al feretro e idealmente a Giovanni - . Io ho fatto fatica, perché troppa è la responsabilità di questo saluto. Ti sei speso per la comunità, rinunciando anche alla possibile carriera".

VIADANA – “E’ dura, ci sto provando”. Una delle ultime frasi di Giovanni Cavatorta, confessata al parroco di Viadana don Antonio Censori, è stata proprio questa. Una frase riferita alla preghiera del Padre Nostro. “Come la mettiamo, Giovanni, quando diciamo “sia fatta la tua volontà”?”, aveva chiesto don Antonio al capezzale del sindaco di Viadana. E lui, così aveva risposto: “E’ dura, ci sto provando”. Non ci sono classifiche dinnanzi a un lungo addio, ma di certo questo è stato uno dei picchi emotivi di un martedì mattina che ha radunato Viadana, e non solo, come una grande famiglia, per l’addio all’uomo e al politico, Giovanni Cavatorta, scomparso a soli 41 anni dopo una lunga malattia.

Prima la famiglia, col papà Luigi e la mamma Ombretta, i figli Isabella e Giacomo, il fratello Nicola, la moglie Ingrid, la compagna Diana e non solo; poi i compagni di avventura politica, di partito in qualche caso, soprattutto di giunta comunale, ma anche quei consiglieri che in comune lo avevano sfidato. I gonfaloni, un fiume in piena, composto anche da sindaci delle province di Cremona e Mantova, dal presidente della Provincia di Mantova Beniamino Morselli, dal viceprefetto virgiliano Angelo Araldi, da tanti concittadini. Uno dei primi cittadini, tutti in fascia tricolore, Alessio Renoldi di San Martino dall’Argine, ha anche letto il salmo dall’altare. E ancora gli uomini dell’Arma, la Polizia Locale, le istituzioni a tutto tondo, l’associazionismo in ogni forma e colore. Un piccolo grande mondo rappresentato nella chiesa del Castello, gremita e con centinaia di cittadini, che hanno partecipato al lutto, restando pure sul sagrato, tra la chiesa stessa e il Teatro Vittoria.

Una Viadana che ha proclamato il lutto cittadino per il suo sindaco, prima e dopo una celebrazione officiata da don Antonio Censori assieme a una decina di sacerdoti della zona pastorale che fa riferimento a Viadana alla chiesa del Castello, a pochi passi dal comune che Cavatorta reggeva dal 2015. Don Antonio ha portato il saluto del Vescovo Antonio Napolioni, impegnato alla Cei a Roma. Presenti anche una rappresentanza del Gruppo Scout, del quale Cavatorta aveva fatto parte da giovane (uno degli scout ha letto un messaggio durante la preghiera dell’offertorio, confermando lo spirito di servizio del sindaco sin dalla tenera età) e dell’Istituto Sanfelice, che aveva frequentato.

“Questa notte tu hai riposato – ha detto don Antonio, rivolgendosi al feretro e idealmente a Giovanni – . Io ho fatto fatica, perché troppa è la responsabilità di questo saluto. Ti sei speso per la comunità, rinunciando anche alla possibile carriera e ci tenevi a mostrare quello che avevi fatto per Viadana. Sei sempre stato riservato, come la tua splendida famiglia, e sapevi mantenere questo modo di essere pure nella politica, che ovviamente ti rendeva un uomo esposto. Non svelerò nulla, ma sappiate voi tutti – ha aggiunto il parroco parlando stavolta alla platea di fedeli – che Giovanni ha compiuto tanti gesti privati in questi ultimi giorni, che lasceranno un segno: sono il suo testamento per la sua città e la sua comunità, alla quale voleva un gran bene. Ha saputo amare anche nel non-amore, ossia anche negli screzi che la politica a volte porta”.

Tante le associazioni presenti, come detto, nel ricordo di “un sindaco che ha amato nella voglia di aiutare la sua città, con scelte e decisioni che spesso noi guardiamo con occhio parziale, ma che un sindaco deve saper osservare per intero”. Il tutto seguito da un aneddoto. “Il fratello Nicola mi ha svelato – ha detto don Antonio – che Giovanni sin da piccolo prendeva il telecomando e seguiva quasi esclusivamente programmi di politica. Anche al mare, spesso, anziché andare a giocare coi suoi amici, leggeva il giornale di Mantova per restare informato”.

Un saluto alla famiglia, stretta nel dolore, con un altro momento molto toccante (tanto che una persona in chiesa è stata colta da malore e subito soccorsa dalla Croce Rossa), quando don Antonio s’è rivolto ai genitori. “Mamma Ombretta è stata una grande donna di preghiera, quelle preghiere che tutti i giorni ha alzato al cielo. Ora possiamo pensare che non siano servite, in realtà sappiamo che quelle sono l’unica via per credere e sapere con la nostra fede che abbiamo fatto la cosa giusta. Tu invece Luigi, col tuo silenzio discreto e mai invadente, sei stato accanto sempre alla tua famiglia, specie a Giovanni, nei momenti di scoramento, in cui vedeva che la terapia non dava risultati. Il suo coraggio è noto, come quando si è presentato un’ultima volta in consiglio comunale, in carrozzina, la sua ultima uscita pubblica”.

Poi il grazie dei suoi compagni di giunta, con il vicesindaco Alessandro Cavallari in testa (ma anche il presidente del consiglio Ivan Gualerzi, Massimo Piccinini e Romano Bellini, tutti molto legati a Cavatorta), invitati a camminare insieme e fare gruppo dal parroco, “perché oggi vi sentite orfani” e che vedono ancora in Giovanni una stella polare dopo la morte, come ha svelato il messaggio letto dall’assessore Ilaria Zucchini. “Resterai la nostra guida. Viva per sempre il nostro sindaco! Viva per sempre Viadana!”. Una lettura seguita da un applauso scrosciante.

Da Calogero Tascarella, professore del Sanfelice, l’ultimo intervento. “Sei stato uno studente rispettoso, diligente, bravo, gentile nei modi. Un signore: tutti noi, quando da giovane sei stato eletto consigliere comunale, eravamo pronti a scommettere sul tuo successo futuro. E infatti sei diventato sindaco della tua comunità”. Infine il lungo corteo, aperto dalla bara con il vessillo del comune e la fascia tricolore, verso il cimitero, dove Giovanni riposerà. E un nuovo applauso infinito, passando davanti al suo municipio, coi cittadini a fare ala e rendere onore al passaggio, in un martedì che già echeggia, triste, nella storia di Viadana. Dicendo grazie all’uomo, prima ancora che al politico: il testamento migliore che un sindaco possa lasciare.

Giovanni Gardani

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