L'ultima regata di Umberto Viti: il fiume di gente, i quattro remi e cinque cerchi d'affetto
“Barone, Umberto, signor Viti, come ti chiamavano i tuoi allievi, per il rispetto che ti eri guadagnato, chiedendo loro di essere bravi anche a scuola e nella vita, in qualsiasi modo possiamo chiamarti, grazie per quello che hai fatto per la Canottieri Eridanea”. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
CASALMAGGIORE – Il fiume, composto di persone e non di acqua questa volta, che hanno accompagnato il feretro lungo il giro d’onore in piazza Garibaldi e poi, da via Favagrossa, verso il Duomo di Santo Stefano a Casalmaggiore. I remi, quattro, perché è il quattro di coppia (i puristi sanno che i remi sono otto su questa barca, ma quattro resta il numero magico, volenti o nolenti) l’imbarcazione divenuta grande, anzi olimpica, con Gianluca Farina e Simone Raineri. I cinque cerchi, quelli che raccontano una storia unica e forse irripetibile: Casalmaggiore e la Canottieri Eridanea in vetta all’Olimpo. C’erano tutti gli elementi che hanno caratterizzato l’esistenza terrena di Umberto Viti.
E soprattutto c’erano i volti, segnati dal dolore, e c’erano rapporti umani, tangibili, creati da decenni di lavoro e fatica in allenamento, ma anche di battute e momenti di relax tanto rari quanto sinceri e per questo più goduti. E tra questi rapporti spiccavano, vicini alla famiglia in chiesa, proprio i due campioni Farina e Raineri, assieme a Gabriele Cagna, vicecampione Mondiale under 23, terzo talento forgiato proprio dalle mani e dalla tecnica sapiente di Umberto, salutato dalla moglie Saturna e dalla figlia Anastasia, oltre che da tanti amici di una vita.
Casalmaggiore ha salutato martedì nel primo pomeriggio il suo mago del canottaggio: lo ha fatto col mondo dello sport al completo, rappresentato in primis dal presidente del Coni Lombardia Oreste Perri, e della scuola, dato che la figlia di Umberto, Anastasia, insegna alla media Diotti. C’erano poi i ragazzi che sono il presente e il futuro dell’Eridanea, schierati attorno al feretro davanti all’altare nella messa officiata da don Angelo Bravi, assieme a don Franco Vecchini.
C’era pure la politica, ma tutto è stato fuorché una sfilata elettorale nonostante la presenza dei tre candidati a primo cittadino: il sindaco Filippo Bongiovanni ha accolto la vedova di Viti e la famiglia fuori dal comune e ha partecipato, con la fascia tricolore, al giro d’onore e poi alla messa; Fabrizio Vappina era presente in qualità di appassionato e dirigente di rugby, dunque del mondo sportivo; Orlando Ferroni, assieme al fratello Fabio, fa parte da sempre del mondo Eridanea. Anche Andrea Devicenzi per il mondo paralimpico e Carlo Stassano per l’Atletica Interflumina hanno consentito di estendere il saluto dello sport a Umberto. Portato a spalla, sia all’ingresso che nel momento dell’ultimo commiato, dai suoi ex atleti, sia del canottaggio sia di chi è poi passato al rowing indoor.
Ricordato da don Angelo per la grande volontà di ricercare e instillare nei giovani il senso del sacrificio, quello che oggi sembra mancare alle nuove generazioni, che vogliono tutto e subito. Sul santino anche una sua frase celebre proprio di questo tenore, riportata sul murales del Polo Romani. Poi, prima del lungo applauso finale, il saluto di Marzio Azzoni, presidente della Canottieri Eridanea e allievo di Viti, che ha ricordato la sua speciale “visita medica”, quando squadrava i ragazzi per capire se il materiale sul quale lavorare fosse valido, dando sempre una chance a tutti, il suo accento cremonese in questa landa casalasca, prima dei suoi tanti soprannomi. “Barone, Umberto, signor Viti, come ti chiamavano i tuoi allievi, per il rispetto che – celato in quella terza persona singolare – ti eri guadagnato, chiedendo loro di essere bravi anche a scuola e nella vita: in qualsiasi modo possiamo chiamarti, grazie per quello che hai fatto per la Canottieri Eridanea”.
Ennio Grassi, uno dei primi allievi di Umberto, ha invece invitato la chiesa a un singolare saluto, il grido di battaglia prima delle gare. “Equipaggi, siete pronti? Uno, due, tre: VIA! Ciao Umberto”. Poi il saluto finale, prima della cremazione a Mantova. E intanto in piazza Garibaldi, da dove la celebrazione a cura delle Onoranze Funebri Mantovani è partita, spunta un cartello: invita a partecipare al settore giovanile dell’Eridanea. Come a dire che il mondo del canottaggio va avanti, anche se senza Umberto oggi sembra tutto molto più duro.
Giovanni Gardani