Salute

Gioco d'azzardo, spesi nel Casalasco 1.115 euro pro capite annui. Da Concass e comuni ok al nuovo regolamento

La necessità quindi di promuovere sul territorio casalasco un regolamento unico in accordo con le disposizioni regionali non è più desiderio di amministratori “illuminati” ma bensì una necessità sentita anche a livello di comunità.

Con particolare soddisfazione il Consorzio Casalasco dei Servizi Sociali comunica che venerdì 29 marzo l’assemblea dei sindaci dell’ambito Casalasco ha approvato all’unanimità la proposta di regolamento per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. L’approvazione in seno all’Assemblea dei sindaci è il primo passo di un iter che deve vedere il regolamento approvato da ciascun Consiglio Comunale. È un primo passo che “chiude” un lavoro che negli ultimi anni è stato portato avanti dal territorio con i progetti “S-legami dal gioco” e che si integra con le atre iniziative che in diversi Comuni sono state adottate per contrastare il fenomeno del GAP. Attualmente, il disturbo da gioco d’azzardo è considerato una malattia neuropsicobiologica, con conseguenze sanitarie e sociali gravi, che necessita di diagnosi, cura e riabilitazione.

Nel nostro Paese il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni rilevanti e continua a subire una forte spinta commerciale. Il rischio che tale comportamento di gioco possa sfociare in una dipendenza comportamentale (gioco d’azzardo patologico) è elevata, soprattutto in coloro con un’alta vulnerabilità a questa condizione (fattori individuali quali alterazioni neuro-psico-biologiche, contesto sociale favorente, spesso caratterizzato da relazioni famigliari problematiche, scarsa presenza di offerte attive di prevenzione, scarse regole e leggi di controllo e deterrenza) comportando gravi disagi per la persona e gravi problemi sociali e finanziari.

A livello nazionale e non solo ormai sono numerosi gli studi nei quali si evidenzia la problematicità sociale e sanitario del gioco d’azzardo patologico. In Italia, secondo i risultati dello studio condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Centro Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR), sulla base dei dati raccolti attraverso l’Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs (IPSAD 2013-2014), che valuta tra l’altro il rischio di gioco d’azzardo nella popolazione adulta tra i 15 e i 74 anni, circa 17 milioni di individui hanno giocato somme di denaro almeno una volta negli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista e di questi oltre 5,5 milioni sono giovani adulti tra i 15 e i 34 anni. I risultati mostrano che poco meno del 15% dei giocatori presenta un comportamento di gioco definibile a basso rischio, il 4% un comportamento a rischio moderato e l’1,6% un comportamento di gioco problematico. Sono gli uomini a mostrare una prevalenza maggiore di gioco a rischio moderato/problematico rispetto alle donne (6% vs 4%). La proporzione di giocatori con profilo di gioco problematico fa registrare un lieve incremento nell’ultima indagine rispetto alle precedenti.

Nel corso degli ultimi ormai 15 anni il territorio casalasco ha manifestato una costante attenzione a sviluppare progetti di prevenzione alle dipendenze. Già nel 2005 la percezione che il gioco d’azzardo potesse diventare presto un problema si è concretizzato in un progetto di ricerca sul territorio che ha fornito una serie di dati interessanti su come si stava sviluppando il fenomeno. Da allora sul territorio non si è mai smesso di occuparsi di prevenzione, coinvolgendo in progetti sempre più specifici le scuole, la comunità, gli esercenti e pure gli stessi locali. La formazione ha coinvolto diversi livelli spaziando dal volontario alle assistenti sociali, alle forze dell’ordine e ai decisori locali.

Vi sono stati inoltre iniziative attivate dai singoli comuni quali la riduzione della TARI per gli esercizi “virtuosi” che decidono di dismettere le così dette “macchinette”. La necessità quindi di promuovere sul territorio casalasco un regolamento unico in accordo con le disposizioni regionali non è più desiderio di amministratori “illuminati” ma bensì una necessità sentita anche a livello di comunità. Nel territorio casalasco sono più di 68 i luoghi nei quali si può giocare, abbiamo Comuni nei quali in tutti i bar e esercizi sono presenti le macchinette, solo in pochi Comuni non c’è nulla.

Dall’analisi dei dati disponibili dal Monopolio di stato è stato inoltre possibile ricostruire il dato di “spesa” (non sono compresi i giochi on line) da parte delle persone nel contesto casalasco. Si evidenzia che nel 2017 nel casalasco si siano “giocati” più di 43 milioni di euro. Se rapportiamo i dati complessivi al numero di abitanti si evidenzia una spesa media pro-capite annua complessiva di € 1.115. Gli stessi dati aggregati per tipologia di gioco sono riportati nella tabella che pubblichiamo sopra, le diverse tipologie di “macchinette” rappresentano più dell’85% dello speso sul nostro territorio.

Queste di fatto le motivazioni che hanno portato i sindaci ad approvare un regolamento omogeneo per il territorio, compatti nel credere che – per la salute dei cittadini – è fondamentale “garantire che la diffusione del gioco lecito sul territorio casalasco, e nei locali ove esso si svolge, avvenga riducendo gli effetti pregiudizievoli – peraltro, già apprezzabili e documentati – per la salute pubblica, il risparmio familiare, la continuità affettiva e la serenità domestica, l’integrità del tempo di lavoro, la sicurezza urbana, il decoro e la viabilità; ciò al fine di limitare le conseguenze sociali dell’offerta di gioco su fasce di consumatori psicologicamente più deboli e, non secondariamente, di creare un argine a forme di dequalificazione territoriale e di infiltrazione criminale nell’economia territoriale quale ad esempio il prestito a usura per debiti contratti al gioco, anch’esse già in atto”.

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