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San Giovanni fuori da Palvareta? Gli altri sindaci attendono, la minoranza: "Referendum"

"Il modo migliore per coinvolgere tutti è convocare un consiglio comunale aperto o, meglio ancora, indire un referendum. Qualora la minoranza si astenga, basterebbe il voto di sette consiglieri di maggioranza per stabilire l’uscita di San Giovanni da Palvareta Nova".

SAN GIOVANNI IN CROCE – Lo strappo di San Giovanni in Croce verso l’Unione Palvareta Nova? Sembra raccogliere per il momento più critiche che consensi, anche se le voci ufficiali sono poche. Per esempio tutti e tre gli altri sindaci dell’Unione, ossia Fabio Valenti, presidente dell’Unione e primo cittadino di Voltido, Dino Maglia, suo vice e sindaco di San Martino del Lago, e Gianpietro Zaramella, che guida l’amministrazione di Solarolo Rainerio, preferiscono non commentare.

Non per timore, ma per due motivazioni ben precise: “Da un lato – spiegano all’unisono – non vi è ancora un documento ufficiale che attesti questa volontà di uscire, se non alcuni pronunciamenti verbali che però non hanno nulla di concreto, ad oggi; dall’altro, non possiamo giudicare le scelte di un altro comune che, da statuto, avrebbe facoltà di recesso dall’Unione comunicandolo entro il 30 giugno 2019”.

Postilla da sottolineare: l’Unione Palvareta Nova, nella sua forma attuale, è nata nel 2010. Il recesso senza penali dovrebbe essere garantito, a quanto è dato sapere dai documenti ufficiali, dieci anni dopo l’inizio dell’avventura, dunque nel 2020. Ma anche giusto sottolineare che difficilmente il comune casalasco, seguito da uno studio legale nella pratica, si farà trovare impreparato sul tema.

Intanto a prendere posizione, interpellata sulla questione, è la minoranza di San Giovanni in Croce con il capogruppo Alberto Vezzosi. “Il sindaco ci ha comunicato – spiega il consigliere comunale – nell’ultimo consiglio l’intenzione di uscire dall’Unione Palvareta Nova. Ma serve ovviamente un atto ufficiale, questo deve essere un punto fermo. Anche per capire i motivi, che non crediamo siano economici, perché come Unione non si hanno gli stessi vincoli di bilancio che si avrebbero invece come comune singolo”.

“Come minoranza – prosegue Vezzosi – chiediamo due cose: dapprima che si sappia dove finirà San Giovanni in Croce una volta che decida di uscire da Palvareta. Sentiamo parlare di Martignana, di Casalmaggiore, ma non si hanno ancora indicazioni dettagliate a riguardo. D’altro canto, riteniamo utile che, essendo questa decisione molto importante per il futuro del paese, questa venga presa convocando anche la popolazione e coinvolgendola. Il modo migliore per farlo è convocare un consiglio comunale aperto o, meglio ancora, indire un referendum. Qualora la minoranza dovesse astenersi, infatti, basterebbe il voto di sette consiglieri di maggioranza per stabilire l’uscita di San Giovanni da Palvareta Nova. E non è giusto che sette persone decidano per un comune intero”.

G.G.

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