Comunale, il 1° febbraio appuntamento con la 'Turandot' dell'Opera di Pechino
Lo spettacolo è un sottile gioco di specchi tra due mondi, lontani in apparenza, ma reciprocamente attratti e affascinati l'uno dall'altro, perché entrambi eredi di civiltà antiche, sofisticate e misteriose a un tempo
CASALMAGGIORE – Una delle poche date del tour italiane, dopo il debutto a Pechino il 21 dicembre scorso, arriva al Teatro Comunale di Casalmaggiore venerdì 1 febbraio alle ore 21 la Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino con “Turandot”, una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio di Pratoe China National Peking Opera Company, atteso appuntamento della Stagione Teatrale 2018-2019 diretta da Giuseppe Romanetti, realizzata dal Comune di Casalmaggiore con il sostegno della Regione Lombardia nell’ambito di Circuiti Teatrali Lombardi, con il contributo di AFM Casalmaggiore srl.
Favola, per antonomasia, dell’esotismo orientale, “Turandot” è divenuta nel tempo, da Gozzi a Puccini, l’emblema del nostro immaginario sulla grande Cina. Per la prima volta, ora, il regista italiano Marco Plini, proprio rivisitando la novella del principe Calaf e della principessa Turandot, si confronta con la tradizione e il fascino dell’Opera di Pechino.
Lo spettacolo è un sottile gioco di specchi tra due mondi, lontani in apparenza, ma reciprocamente attratti e affascinati l’uno dall’altro, perché entrambi eredi di civiltà antiche, sofisticate e misteriose a un tempo. Da un lato, dunque, la raffinata arte attoriale dell’Opera di Pechino, sublime mescolanza di recitazione, danza e canto, tesa a una continua perfezione del gesto artistico, dall’altra lo sguardo prospettico d’invenzione tutta italiana, il gusto visionario e la lunga sapienza d’ordire, scene illusionistiche, abilità divenuta patrimonio del teatro europeo.
Un lavoro teatrale lontanissimo dall’opera di Puccini che tutti conosciamo: qui siamo in Cina, quella vera, non quella vagheggiata o raccontata, e solo una parte della storia (che risale addirittura al medioevo persiano) ha qualche similitudine. Anche sul piano musicale, il confronto avviene con una tradizione secolare come quella dell’Opera di Pechino, con i suoi attori e musicisti, con il suo retaggio musicale. In questa “Turandot” viene posto in essere un incontro fra musica elaborata da un’autrice cinese a partire da melodie della tradizione dell’opera di Pechino (per 8 voci, jing hu, er hu, yue qin e percussioni cinesi) e musica originale composta da due autori italiani (per contrabbasso, percussioni, chitarra elettrica ed elaborazione elettronica in tempo reale e differito). Gli strumentisti italiani e quelli cinesi, suonando insieme, creano una dimensione altra, fatta di scambi e relazioni.
“Ho immaginato di portare il pubblico europeo a entrare in un sogno bellissimo e colorato – scrive il regista – che non possiamo capire fino in fondo, ma le cui immagini ci attraggono e risucchiano in un vortice di colori brillanti e suoni rumorosissimi, che man mano prendono un senso profondo, atavico, che ci colpisce nel profondo ma a cui non riusciamo a dare un nome. Come i principi che si recano a palazzo per cercare di risolvere gli enigmi nella speranza di poter sposare la principessa di incomparabile bellezza, restiamo stregati da un’immagine che incanta. Ma Turandot è una favola nera, fatta di sangue, teste tagliate, vendette e paure”.
Un dialogo tra due civiltà teatrali antiche, un banchetto meticcio di oriente e occidente è l’opera cinese che, come scrive il drammaturgo Wu Jiang, è il “simbolo della cultura cinese, una vivace espressione di bellezza e amore. È anche un “oggetto” a cui guardano con interesse e desiderio tutti gli artisti nella società moderna”.
La storia è quella della principessa cinese, Turandot, che per vendicare la zia, rapita dagli stranieri e costretta a prendere marito contro la sua volontà, si presentò al popolo annunciando: “sposerò l’uomo che riuscirà a svelare i tre indovinelli da me proposti; ma chi fallirà sarà decapitato”. I tanti pretendenti giunti alla sua corte persero la vita, uno dopo l’altro. In quel tempo Calaf, principe straniero esiliato in Cina, ritrovò a Pechino suo padre Timur e la serva Liù. Assieme e in incognito assisterono all’esecuzione di uno dei principi usciti sconfitti dalla prova, giustiziato sotto lo sguardo glaciale di Turandot. Impressionato dalla bellezza della principessa, Calaf decise di affrontare la sfida, nonostante l’opposizione del padre e di Liù. Il giovane, pur senza rivelare la sua identità, risolse gli enigmi, ma Turandot si rifiutò, comunque, di sposarlo. Allora Calaf, con sorpresa di tutti, le propose a sua volta una sfida: se la principessa, prima dell’alba, fosse riuscita a scoprire il suo nome e dunque chi fosse, lui avrebbe rinunciato al matrimonio. In preda al furore, la principessa fece arrestare Timur e Liù, per torturarli e farsi così svelare da loro quel nome. Liù finì addirittura suicida pur di difendere il segreto di Calaf. Turandot, impressionata dalla fedeltà dell’amore di Liù e messa di fronte a quel gesto disperato, fu come folgorata: il suo cuore gelido si sciolse, colmato da un caloroso amore per Calaf. La forza dell’amore vinse, superando la crudeltà e il male.
Marco Plini debutta come regista nel 2002 con lo spettacolo Risveglio di Primavera di F. Wedekind al Teatro Stabile di Torino. Nel 2004 presenta alla Biennale Teatro a Venezia, Purificati di Sarah Kane. Seguono Il lutto si addice a Elettra di Eugène O’Neil (2005) realizzato al Festival del Teatro Romano di Trieste, Turisti e Soldatini di Wole Soyinka e Benvenuti in California di Francesca Angeli realizzato per il Centro Teatrale Bresciano. Dal 2005 alterna l’attività di regia all’insegnamento iniziando a collaborare continuativamente come docente di recitazione per la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano e nei Corsi di Alta Formazione Teatrale organizzati da Emilia Romagna Teatro Fondazione (2006/2007, 2007/2008). Nel 2012 dirige il Cantiere per attori di formazione/produzione che ha come esito lo spettacolo Ifigenia in Aulide da Euripide. Nel 2011 sempre per Emilia Romagna Teatro Fondazione aveva già realizzato lo spettacolo Freddo di Lars Noren seguirà La Serra di Harold Pinter (2015) in coproduzione con il Teatro Metastasio di Prato. Nel suo percorso artistico continua ad alternare l’interesse per la drammaturgia contemporanea alla rivisitazione dei classici in un’ottica moderna e strettamente collegata al presente e alla riflessione sulla società. Nel 2015 presenta al Festival Es-Terni la regia dello spettacolo Thyssen, di Carolina Balucani (Teatro Stabile dell’Umbria). In collaborazione con la compagnia MaMiMò di Reggio Emilia ha diretto Himmelweg di Juan Mayorga (2013) e, recentemente, Coriolano da W. Shakespeare (in tournée nella stagione 2017/2018) di cui ha firmato anche l’adattamento.
Fondata nel gennaio del 1955, la Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino è uno degli ensemble artistici sotto la supervisione diretta del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica Popolare Cinese. Il primo Presidente è stato Mei Lanfang, maestro dell’Opera di Pechino. Il teatro è suddiviso in Gruppo Uno, Gruppo Due, Gruppo Tre, Centro per le Arti Sceniche, il Gran Teatro Mei Lanfang e il Teatro del Popolo (Centro per i Film-Opera e per le Performance e Riprese Televisive). Fin dalla sua il teatro ha riunito numerosi ed eccezionali attori, drammaturghi, registi, compositori, scenografi, etc., che godono di grande reputazione sia in Cina sia all’estero.La Compagnia dell’Opera di Pechino ha, fra i suoi obiettivi, quello degli scambi culturali e porta costantemente i suoi spettacoli in ogni angolo del pianeta: le varie troupe hanno visitato 50 paesi in cinque continenti, costruendo una rete internazionale e rafforzando l’amicizia, l’interesse e la stima fra il popolo cinese e quelli di tutto il mondo. Dall’ottobre 2018 Song Chen è il direttore generale della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino e il segretario del Comitato del Partito Comunista all’interno della compagnia.
Spettacolo in lingua cinese con sovratitoli in italiano.
Durata: 1 h 20 minuti.
Biglietti. I biglietti si acquistano presso il botteghino del Teatro tutti i giorni di spettacolo a partire da un’ora prima l’inizio previsto. È possibile acquistare in prevendita i biglietti dei singoli spettacoli presso il Centro Servizi al Cittadino (Piazza Garibaldi, tel. 0375 284496), dal lunedì al sabato dalle ore 8.30-12.30. Informazioni e prenotazioni Tel. 0375 284496 – Fax 0375 200251 – csc@comune.casalmaggiore.cr.it
Teatro Comunale di Casalmaggiore
Via Cairoli 57 – Casalmaggiore Tel. 0375 200434
teatro@comune.casalmaggiore.cr.it
www.teatrocasalmaggiore.it
www.facebook.com/TeatroComunaleCasalmaggiore/
Raffaella Ilari