Cronaca

Sant'Antonio Abate, al Santuario la benedizione degli animali "Amici degli amici di Dio"

CASALMAGGIORE – Athos ne avrà ancora per poco. Un osteosarcoma che gli ha preso la zampa posteriore sinistra, inoperabile ed una metastasi alla milza. Ma c’era anche lui, nove anni appena, nel vano bagagli dell’auto della sua compagna a due zampe a prendere la benedizione di Sant’Antonio Abate. Fratel Francesco Pesenti gli si è avvicinato con l’acqua santa spendendo anche per lui una piccola e delicata preghiera.

I frati sono così, solari (nonostante la giornata non propriamente primaverile) sempre, sempre attenti ad ogni creatura. Il frate – che nell’occasione ha pure portato sul piccolo altare improvvisato una reliquia di Sant’Antonio – ha parlato con delicatezza degli ‘Amici degli Amici di Dio’, raccontando pure la storia di quei due uomini che, impegnati in una passeggiata in montagna, avevano trovato due uova e, senza pensarci un attimo e non vedendo nessuno, le avevano prese su. Giunti a casa quelle uova erano state covate dalle loro galline e quando si erano schiuse avevano visto nascere due esseri speciali che, nati in quel gruppo di pulcini, si erano adattati a quella vita proprio come fossero essi stessi figli di quelle stesse chiocce. Poco tempo dopo, un ornitologo aveva riconosciuto in quei due esemplari due acquilotti e li aveva presi con se, per riabituarli al volo prima di liberarli nel loro territorio naturale.

“La Provvidenza che abbraccia tutta la scala degli esseri viventi si avvale di questi preziosi e fedeli amici dell’uomo per mostrare i doni della salvezza. Gli animali rientrano, con tutto il creato, nel piano universale della redenzione”.

Non si sa quanto ci sia di vero in quella storia delle due uova, delle galline e degli acquilotti, ma come nelle favole, è bello in fondo crederlo cogliendo solo il significato profondo di quelle parole. “Non abbiate mai paura di prendere il volo” ha detto in chiusura Fratel Francesco. Mai paura di restare anche di fronte a nature diverse e di andare quando è tempo di farlo. Con la riconoscenza verso il mondo da quale si viene e con la curiosità di chi cerca e non smette di cercare.

Nel cortile interno del Santuario della Beata Vergine della Fontana c’erano meno animali rispetto agli anni passati. Il rischio pioggia ha scoraggiato tanti dal rito tradizionale. Ma c’era Athos, una decina di cani, un gatto ed una coppia di pappagalli. Dopo aver letto la preghiera del santo, il frate si è avvicinato ad ognuno di loro. Anche poi a quelli arrivati in ritardo. Per ognuno una parola e un piccolo sorriso di tenerezza. Attraverso loro una parola con gli uomini, quasi che quel legame uomo animale fosse poi anche funzionale al legame tra uomo e uomo.

Al termine del rito poi c’è stata la celebrazione nella Chiesa. Una celebrazione importante che ha – peraltro – ricordato che proprio oggi, nel 1959, nasceva la corale della Fontana. Una corale che ha perso via via pezzi e che ha ancora bisogno di uomini e donne di buona volontà per elevare al cielo le lodi nei confronti di un Dio. Un Dio che ama gli uomini tutti e che qui – ove regna l’insegnamento del frate d’Assisi – anche gli animali, essi stessi figli e strumenti di Dio.

Nazzareno Condina

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