L'ultima notte di mamma cicogna. Il sogno di riaprire il punto nascite non muore
"Come detto altre volte, non sarò più l’ostetrica che avete conosciuto in questi 38 anni, forse non farò più nascere i vostri bambini, non vi farò diventare genitori o nonni... ma non vi abbandonerò. Non fatelo voi"
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VICOMOSCANO – Ha voluto passare l’ultima notte vicino ‘al suo bambino’, al suo reparto dove ha assistito a migliaia di attese, di paure, di travagli e di piccole luci che si sono accese ogni volta. Ha voluto, ancora una volta, essere presente nonostante il senso di tristezza profonda, e quello di sconfitta che grava su quello che fu il Punto Nascite dell’Oglio Po.
Il ‘suo bambino’, quel reparto fondamentale ma ritenuto non tale, in effetti era già stato dichiarato clinicamente morto il 31 ottobre scorso, ma sino all’ultimo istante, e come ogni mamma, Anna Stella Vicini, ‘mamma cicogna’ ha sperato nel miracolo. Un miracolo che non c’è stato. Il Punto Nascite, sul quale ancora si attende la definitiva decisione del TAR (non ci sono invero molte speranze che la via giudiziaria possa ribaltare la decisione di regione lombardia) dopo il ricorso di 21 sindaci che fanno riferimento al nosocomio di Vicomoscano, non è più.
“Dal 31/10/2018 – scrive Anna Stella – sto vegliando il mio reparto come fosse mio figlio; è come se mi avessero detto che il mio bambino era affetto da una malattia incurabile e che solo il tempo ci avrebbe dato o meno speranza di sopravvivenza. Non è stato facile, tanto meno lo è ora 31/12/2018, nottata durante la quale verrà “staccata la spina al mio bambino”. I suoi organi saranno donati alla: urologia, oculistica, bariatrica, neuropsichiatria infantile… Speriamo ne facciano buon uso. Questa è l’ultima notte e ho chiesto venisse assegnata a me che sono la veterana delle ostetriche. È giusto così, ci sono sempre stata e non potevo mancare proprio oggi. Come detto altre volte, non sarò più l’ostetrica che avete conosciuto in questi 38 anni, forse non farò più nascere i vostri bambini, non vi farò diventare genitori o nonni… ma non vi abbandonerò. Non fatelo voi. La vostra mamma cicogna”.
Questione di scelte. Quelle che inchiodano la regione – e i vari direttori che nel tempo si sono succeduti – alle proprie responsabilità. Quelle che si legano ancora ad una normativa nazionale ormai superata (il criterio della sicurezza valutato sul numero quando la crisi demografica in atto si è abbattuta pesantemente nel corso degli anni proprio su quel dato ritenuto fondamentale) a cui il ministero pilatescamente ha deciso per ora di non porre mano, ad amministratori ‘distratti’ (ed invero, disuniti, anche con pochissimo potere contrattuale) che forse troppo tardi hanno capito che il pericolo del ‘downgrading’ costante denunciato da un comitato e da poche altre voci era un pericolo reale e non la voce di una qualsiavoglia Cassandra ubriaca. Quelle che inchiodano scelte strategiche (a partire dai medici di base, sino ad arrivare a tutte quelle mamme e papà che hanno deciso di partorire altrove) e scarsa o nulla pubblicizzazione della qualità del servizio offerto nel nosocomio casalasco. Ce n’é per tutti insomma, pure su di noi, sulla stampa che forse, una qualche battaglia in più sulla questione avrebbe potuto portarla avanti anni fa.
Nella documento pubblicato da questa testata il 31 dicembre, documento di ATS è stato sancito ed anche in maniera formale il declassamento già deciso e partito nel 2017. In parole povere, se c’era qualche speranza di vedersi arrivare le coperture dei primariati vacanti, ora per alcuni servizi non c’è più perché non vi è più necessità di avere un primario. Se ne può fare a meno.
L’invito, adesso, che giunge da più parti, è quello e comunque di non perdere del tutto le speranze – il sogno spiegato dal dottor Luigi Borghesi di vedere riaprire nel 2019 il punto nascite come già avvenuto per altri nosocomi che lo avevano chiuso resta valido, battaglia da continuare a perseguire – e di continuare ad usufruire dei servizi dell’Oglio Po. Mamma Cicogna e tutte le mamme cicogne dell’Oglio Po continuano ad essere lì, a fare il lavoro di sempre almeno sino al momento della nascita che giocoforza dovrà avvenire altrove. Un lavoro portato avanti come sempre in totale sicurezza, con altissima professionalità e – cosa non da poco – con un grandissimo carico di umanità. Quello che c’è sempre stato e quello che continuerà ad esserci anche in futuro. Lasciare il reparto al proprio destino e rivolgersi altrove adesso avrebbe un unico significato: quello di dare modo a chi ragiona col pallottoliere e col portafogli davanti a tutto di dire ‘ve lo avevamo detto’. Una soddisfazione, questa, che al di là di tutto, nessuno può permettersi senza correre il rischio di un ulteriore ridimensionamento.
L’invito è dunque e sempre quello di non abbandonare il reparto di ostetricia e ginecologia al suo destino. Perché il giorno in cui il Punto Nascite riaprirà – questa è la speranza che non muore e non dovrà morire in questo nuovo anno appena nato – tutto dovrà essere così come è sempre stato. Tutto dovrà funzionare così come sempre. Ci sta provando il Comitato, ci stanno provando i sindaci (non tutti invero, ma un buon gruppo e comunque i 2 terzi di quelli dell’area), ci sta provando anche un buon numero di cittadini che al di là delle proprie opinioni politiche ha deciso che questa è comunque una battaglia da combattere superando divisioni legate a tessere e bandiere. E ci stanno provando, anche se con un po’ di tristezza nel cuore, tutti quegli ottimi professionisti che all’interno dell’Oglio Po lavorano con coraggio e determinazione. Non lasciamoli soli.
Nazzareno Condina