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Salif Bakayoko, dal Mali al Gussola passando dal Psg: il rifugiato che parla coi gol

Salif è nato il 17 marzo 1997: al di là della giusta riconoscenza per chi lo sta aiutando, la sua è una storia che parte, come quasi sempre accade in questi casi, dalla disperazione, prima di sfociare in un campo verde. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Nella foto Salif con Vittorio Ceresini e Nadia Visioli

Non parla quasi una parola di italiano, non ha un lavoro e non ha un’auto. Ma la sua storia, Salif Bakayoko, la scrive con i gol. E magari con l’aiuto di due traduttori d’eccezione, Vittorio Ceresini, suo tutor, e Nadia Visioli, moglie di Vittorio, che gli sta insegnando l’italiano e intanto risulta un indispensabile vocabolario dal francese. “Prego sempre per loro: sono molto religioso e prego Allah cinque volte al giorno: nei miei pensieri la famiglia Ceresini-Visioli c’è sempre”.

Salif è nato il 17 marzo 1997: al di là della giusta riconoscenza per chi lo sta aiutando, la sua è una storia che parte, come quasi sempre accade in questi casi, dalla disperazione, prima di sfociare in un campo verde. Di calcio e di speranza. “Salif viveva in Mali, a Bamako, la capitale – spiega Vittorio Ceresini, ex sindaco di San Giovanni in Croce – . Poi la guerra civile lo ha spinto ad abbandonare il suo Paese. E’ stato in Mauritania per nove mesi, poi un mese in Marocco e due in Algeria e ancora una settimana in Libia. Lì è salito su uno dei tristemente famosi barconi per arrivare nel nostro Paese, in Sicilia, ed essere poi trasferito, via Milano, nella zona di Mantova”.

“Il viaggio è durato quattro giorni: eravamo tanti, questo è vero, ma non posso lamentarmi. Non che fosse una crociera di lusso, ma è andata molto peggio ad altri come me” spiega con realismo Salif. Il calcio è sempre stata una passione, ora è divenuta quasi un’àncora di salvezza. “Io l’anno scorso ero team manager della Juniores del Psg di San Giovanni in Croce – spiega Vittorio Ceresini – e vedevo questo ragazzo che, ad ogni allenamento, in bicicletta, veniva lì a osservava gli altri suoi coetanei correre. Veniva col sole, col gran caldo, ma anche con il freddo e la pioggia. Solo per vedere gli altri giocare. Un giorno lo avvicinai e gli chiesi se voleva aggregarsi e tirare calci al pallone pure lui. Io mastico un minimo di francese, ma ho fatto un po’ fatica a farmi capire: diciamo che la lingua del pallone è universale e infatti Salif è presto entrato nella nostra squadra, anche se non ufficialmente”.

Nelle due foto Bakayoko con alcuni compagni ai tempi del Djoliba

Bakayoko vive presso l’hub dell’ex Furore, o Tav Mattarona, assieme a una ventina di altri ragazzi giunti dall’Africa a bordo di quei barconi. Da Rivarolo Mantovano, dove si trova questo hub, a San Giovanni in Croce, Salif se l’è fatta quasi tutti i giorni in bicicletta. “Inizialmente giocava nella Rapid United, poi si è unito alla nostra Juniores – spiega Ceresini – . Però per tesserarlo è stata un’avventura: noi lo abbiamo conosciuto a novembre 2017 e solo a marzo 2018 ha potuto giocare la sua prima gara in campionato. Peraltro è tornato molto utile: la nostra Juniores ha vinto presto il campionato, con 7-8 giornate di anticipo, e a quel punto abbiamo prestato molti ragazzi, in particolare attaccanti, alla prima squadra. Salif ci ha detto che era una punta esterna, che aveva giocato nell’Ac Djoliba, formazione professionistica del Mali, e così lo abbiamo provato. Ha subito dimostrato doti importanti e ha trovato spesso spazio nel finale di stagione”.

Salif ha tre fratelli e sei sorelle: i genitori sono morti per malattia, lui è l’unico che è riuscito ad arrivare in Italia. “Con la mia famiglia sono in contatto mediante il telefono – spiega masticando una lingua a metà tra italiano e francese – : stanno bene, così come la mia fidanzata Aminata Kouyatè, ma mi piacerebbe saperli tutti al sicuro. Vista la situazione in Mali, però, so che non può essere così”.

In questa stagione Salif sta vivendo la sua prima avventura in una prima squadra, nel Gussola di mister Gaboardi. Già cinque reti pur avendo giocato solo una decina di partite, essendo arrivato tardi in maglia rossoblù. Ma il punto è che Salif ha sempre fame di calcio. Si allena tutti i giorni: quando non lo fa a Gussola, si unisce alla Juniores del Psg, sua vecchia squadra, dove ritrova alcuni compagni dell’anno scorso e ne conosce di più giovani. Sempre in bicicletta? “Se non trovo un passaggio sì, ma in genere il percorso è questo – precisa Bakayoko – . Io da Rivarolo Mantovano mi sposto in bicicletta a San Giovanni in Croce, poi da qui salgo sulla “macchinata” dei ragazzi che giocano a Gussola e che vivono a San Giovanni e io mi aggrego. La sera è la stessa cosa: se trovo un passaggio anche da San Giovanni in Croce a Rivarolo Mantovano meglio, più che altro per questioni di sicurezza considerando il buio e il freddo. Altrimenti mi arrangio. Devo dire che, quasi sempre, qualcuno che mi dà uno strappo si trova”.

Il tifo di Bakayoko è per il Real Madrid, anche se il fatto che stia imparando, da Nadia, l’italiano, potrebbe spingerlo, chissà, presto a tifare anche per qualche club del nostro Paese. Per ora la sua fede è per il Gussola. “Abbiamo avuto qualche difficoltà, non siamo un club di prima fascia, ma possiamo farcela, dobbiamo crederci” spiega. Lontano dal campo un’altra vicenda, un po’ meno natalizia e piacevole. Grazie al suo avvocato Salif è riuscito a evitare per ora l’espulsione dall’Italia, in quanto non sarebbe in possesso dei requisiti per richiedere l’asilo politico e lo status di rifugiato.

“Sta comunque cercando un lavoro anche se non è facile e serve un po’ di pazienza” garantisce Ceresini. Oltre alla passione, aggiungiamo noi, la stessa con la quale si allena, “dato che corre come un forsennato quasi ogni giorno”; e la costanza, che lo accompagna nella preghiera. “A volte negli spogliatoi “sparisce” proprio perché si ritira a pregare” sorride Ceresini. E pure a Salif, dietro gli occhi tristi che ne dipingono parte della sua storia recente, il labbro si inarca all’insù, simbolo di ottimismo e speranza.

Giovanni Gardani

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