Il comprensorio Oglio Po dice basta: bravi gli organizzatori ma la piazza reale è meno affollata di quella virtuale
Il presidente del Comitato TPT ha lanciato la proposta per l'apertura di quello che ha chiamato un 'corridoio umanitario', una sorta di passaggio aperto a bici e pedoni sul ponte anche durante i lavori di riassetto della vecchia struttura
CASALMAGGIORE – Da un lato l’orgoglio di chi c’è stato e ha partecipato, dall’altro il rammarico per chi invece non si è presentato. Trecento persone circa, quelle che si sono radunate in piazza Garibaldi a Casalmaggiore, possono apparire molte, in tempi in cui è molto più facile polemizzare sui social senza metterci la faccia. In realtà la risposta, in tutta onestà, si può considerare tiepida, tenendo conto dell’importanza di questo evento e della pubblicità che, attorno allo stesso, aveva iniziato a diffondersi ormai da un mese.
Sì, c’era molta attesa attorno all’iniziativa “Insieme per dire basta”, che ha raggruppato cittadini, comitati e associazioni di vario genere, tutte legate alle tre croci del Casalasco-Viadanese in questo anno 2018 (e in parte anche nel 2017): il ponte stradale chiuso ormai da quasi 17 mesi, i treni con i continui disservizi, l’ospedale Oglio Po che nei mesi scorsi ha perso il suo Punto Nascite. Più associazioni hanno unito le forze: il Comitato per la difesa e il rilancio dell’ospedale Oglio Po, che esiste da più tempo di tutte, il Comitato Treno Ponte Tangenziale, nato nel 2017, e ancora il gruppo Io sto col Punto Nascite Oglio Po e Le ragazze dell’Aperiponte (che nell’anniversario della chiusura del manufatto, il 7 settembre 2018, organizzarono una manifestazione sopra lo stesso).
L’appoggio, poi, è giunto anche dalla Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, con la sezione da poco sorta nell’Oglio Po, dai Babbo Bikers, che nel mentre erano impegnati per una iniziativa benefica per il reparto Pediatria dell’Oglio Po, ma non hanno mancato di fare capolino in piazza, dall’Avis Pedale Casalasco e dai trattori, giunti dalla vicina Colorno, per unire simbolicamente le due sponde del Po. Perché Casalasco-Viadanese e Basso Parmense vivono gli stessi disagi ed hanno le stesse esigenze.
In bicicletta (oltre che in trattore) si è partiti dall’ospedale, a piedi invece da ponte e stazione ferroviaria: tre affluenti che hanno costituito un fiume di protesta verso piazza Garibaldi, dove alle 10.30 la manifestazione ha raggiunto il suo culmine, con Arcibassa e Croce Rossa a garantire il ristoro. A vigilare Carabinieri e Polizia Locale di Casalmaggiore.
In piazza i messaggi forti non sono mancati, come quello di Paolo Antonini, presidente del Comitato Treno Ponte Tangenziale. “Vediamo una sorta di rassegnata passività, come se le decisioni prese a Milano o a Roma non ci toccassero o fossero per forza imposte: in realtà ci stanno mettendo in ginocchio e non possiamo accettarle così”. Antonini ha anche svelato un progetto che riguarda l’ex Zuccherificio Eridania a San Quirico di Sissa-Trecasali che potrebbe ospitare un impianto di bioplastiche, con impatto ambientale anche per le zone vicine (dunque pure per l’Oglio Po), lanciando così un ulteriore allarme. Sempre il presidente del Comitato TPT ha lanciato la proposta per l’apertura di quello che ha chiamato un ‘corridoio umanitario’, una sorta di passaggio aperto a bici e pedoni sul ponte anche durante i lavori di riassetto della vecchia struttura. Ha chiesto ai primi cittadini di farsene promotori.
Jessica Lazzarini, di io sto con il punto nascite, ha introdotto la serie di interneti in piazza. “Siamo qui insieme per dire basta perché il territorio soffre. Un ponte chiuso, km e km per raggiungere il posto di lavoro. Stiamo vivendo una situazione per cui il disagio è diventato la normalità e questa cosa deve finire. Perché non è normale doversi fare così tanti km per andare a lavoro, non è normale chiudere un punto nascite e costringere le donne a dover andare a Partorire o a Cremona o a Mantova con questa stagione. Abbiamo la nebbia e il ghiaccio ed è un grosso disagio”.
Subito dopo di lei è stato il turno del dottor Luigi Borghesi, del comitato a difesa dell’Oglio Po: “Quest’anno, il 2018, passerà alla storia come l’anno in cui è stato chiuso il Punto Nascite. Vogliamo che il 2019 passi come l’anno della riapertura del Punto Nascite. Questa decisione è molto penalizzante per il nostro territorio, ed è anche un grosso vulnus per il nostro ospedale che ha visto chiudere uno dei motori fondamentali della nostra attività. E’ stato chiuso il punto nascita ma ostetricia, e ginecologia. Il lavoro che dobbiamo fare è di raccomandare che i servizi sono operativi ed in Oglio Po abbiamo tutta l’assistenza che meritano. In vista della riapertura del Punto nascite chiediamo a tutte le donne che hanno bisogno o del ginecologo o dell’ostetrico di rivolgersi ancora e continuamente al loro ospedale perché è fondamentale che si mantenga questa attività. Per quanto riguarda poi il nostro sogno di vedere riaprire il punto nascita, questa è una tendenza che si sta manifestando in tutto il territorio nazionale. Ci sono punti nascita che sono stati chiusi anni fa e mesi fa e che oggi vengono riaperti. Perché si è visto che chiuderli è togliere un servizio fondamentale per il territorio. Questa cosa come è stata fatta nelle altre regioni può essere fatta anche in Lombardia perché ribadiamo che la scelta di chiudere il Punto Nascita non è stata fatta a Roma, ma è stata fatta in Regione”. Borghesi ha ringraziato i sindaci per il ricorso presentato al TAR.
Annamaria Piccinelli ha invece parlato dell’esigenza dell’unione degli amministratori locali: “A loro dobbiamo principalmente rivolgerci perché operino con una mentalità nuova, concreta, imprenditoriale, e sollecita. Noi come comitato stiamo chiedendo ai nostri sindaci cose molto pratiche: l’ambito distrettuale Oglio Po è un gran pasticcio perché l’aspetto sociale non ha ancora un ambito territoriale univoco, l’aspetto sanitario vede tutti gli ospedali che hanno direttori diversi. E’ un’anarchia, un pasticcio che ci condanna ad una paresi totale. Questa questione va risolta: ci vuole un’unica governance. Questo è un pasticcio inaccettabile. Chiediamo ai nostri sindaci che si facciano imprenditori e promuovano quel che è rimasto al nostro ospedale. I servizi vanno pubblicizzati. Si chiama azienda ospedaliera, comportiamoci da azienda. Punto nascita. C’è il problema dei ginecologi? Bene, ci si siede attorno ad un tavolo con i medici, coi i ginecologi soprattutto quelli in pensione che sono tanti e sono attivissimi sul piano privato e si cercano delle convenzioni e degli incentivi. Si affronta il problema in modo concreto”.
Ruvido Damiano Chiarini, che ha attaccato gli amministratori rei – a suo modo di vedere – di aver fatto poco per il territorio. “Un grande grazie a tutti presenti perché questo è il segno che dimostriamo un amore per il territorio e per la nostra terra. Quello che la politica non ci ha dimostrato nell’ultimo anno. Un territorio abbandonato, dimenticato. Se tolgono i treni per migliorare l’efficenza di un servizio questo ce lo ricorderemo tra qualche mese. Politica, ci ricorderemo di voi perché se non vi fate portavoce dei cittadini è assurdo che dei comitati si sostituiscano alla politica, non è possibile questo. La politica deve tornare ad essere a servizio dei cittadini”. Lo stesso Chiarini ha poi esortato tutti gli amministratori locali ad agire uniti e a batter cassa. “Avete voi in mano le chiavi per fare le cose, e dovete agire uniti”.
La risposta degli amministratori locali non si è fatta attendere.
Di tempistiche legate al codice degli appalti ha parlato Stefano Belli Franzini, attaccando il governo: “Se per fare un’opera servono un anno di carte e magari tre mesi di lavori non è colpa degli amministratori, ma responsabilità dei parlamentari. Vorrei ricordare a chi è venuto sotto il ponte a cantare ’Sin che la barca va’ che ha il potere di modificare adesso questo codice degli appalti e non lo fa. La finanziaria è stata votata ieri sera. Quanti soldi sono stati inseriti per gli investimenti? Sono stati tolti quasi tutti! Quindi dalle parole ai fatti non solo gli amministratori devono passarci, ma soprattutto i politici, i reali politici, quelli che hanno le briglie di questo paese e quelli che hanno le briglie dell’economia di questo paese. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità e questa mattina ci abbiamo messo anche la faccia a venire soprattutto per ascoltare le vostre problematiche ma lasciateci dire una cosa: gli amministratori da soli non ce la possono fare. Non è vero che non ci siamo dati da fare, ma se qui questa mattina eravamo in 4 mila le cose cambiavano. Non solo gli amministratori devono muoversi. Un sindaco che non ha alle spalle la gente ed il territorio non porta a casa nulla. Quello che chiedo non a voi che lo avete dimostrato e ai comitati che lo stanno facendo quotidianamente, ma a tutta la cittadinanza, di non farlo solo su facebook ma di metterci la faccia su tutto il territorio. Tutti, categorie economiche e sindacati, altrimenti questa battaglia sarà sempre persa. Stiamo pagando 20 anni di abbandono di questo territorio e non è facile cambiare in quattro o cinque anni 20 anni. Vi ringrazio per questa manifestazione, ma vi chiedo aiutateci, supportateci e portate avanti quelle che sono le istanze”.
Filippo Bongiovanni ha voluto intervenire chiarendo punto per punto quale è stato l’impegno delle amministrazioni nelle varie questioni. Impegno che c’è stato: “Fare gli amministratori oggi non è facile, la gente si aspetta tutto subito ma per fare un’opera, un ponte servono come minimo tre anni, quindi non puoi pensare che in due o tre mesi hai la risoluzione del problema. Noi siamo andati ovunque. Io ho incontrato due ministri, Delrio e Toninelli, due assessori regionali, Sorte e Terzi, ho incontrato due presidenti, Maroni e Fontana, una serie di assessori infiniti, i nostri consiglieri regionali. Il nostro territorio si è unito, 30 sindaci si sono ritrovati in diverse riunioni, abbiamo fatto un documento unitario per far capire quali sono le priorità del nostro territorio. Da parte di chi ci ha ricevuto c’è stata attenzione ma ci aspettiamo di vedere qualcosa. Sul ponte adesso partono i lavori di ristrutturazione, il passaggio all’ANAS è già nei fatti, avverrà e da lì si potrà pensare al ponte nuovo. Le risorse ci sono. Dalla finanziaria di ieri sera sono usciti 50 milioni di euro l’anno per la manutenzione o i nuovi ponti sul Po. E’ vero, sono pochi ma l’ANAS è già di per se un ente capiente di soldi, se ogni anno ne aggiungono. Il ministro ha assicurato che il ponte è il primo. Certo poi noi dobbiamo impegnarci a tenere costantemente sotto pressione. Oglio Po, è un capitolo che parte da anni, noi adesso ci focalizziamo sul punto nascite perché è stato il punto più di risonanza ma sono anni che questa cosa va avanti e ce ne accorgiamo tutti i giorni perché adesso i cittadini sono costretti ad andare a Cremona o a Mantova per servizi che una volta erano qua. Non è dal 2015 o dal 2016 che succedono queste cose. Ho chiesto al nuovo DG un incontro per capire che vuol fare del nostro ospedale”. Bongiovanni ha anche spiegato la vicenda del Punto Nascite, dicendo che i sindaci si sono opposti alla decisione dell’assessore Gallera, arrivando al ricorso che è ancora in itinere, anche se non vi sono molte speranze: “Cercheremo di accelerare i tempi perché si entri nel merito ma capite anche voi che quando dal piano politico si passa ai tribunali manca qualcosa, il contatto tra chi sta in alto e chi sta in basso nel territorio a livello politico. Il livello giuridico è l’ultima chanche. Sono daccordo sul fare comunicazione e pubblicità al nostro ospedale, che è un ospedale dove comunque si sta bene, anche se manca qualcosa. Devono uscire comunicazioni positive per il nostro ospedale. Altrimenti è un gatto che si morde la cosa ed i servizi li perdiamo. Sui medici di base abbiamo già parlato, non hanno fatto un gran ché per il nostro ospedale e questi sono stati i risultati”. Poi la questione Ferrovie, in questo caso il sindaco ha rimarcato i numerosi appuntamenti chiesti e la comunicazione intercorsa con trenord alla quale “Non ho mai avuto risposta”. Lo stesso Bongiovanni ha però ricordato le opportunità perse dal nostro territorio, soprattutto il naufragio del progetto di nodo intermodale andato poi a Piadena. Non ha taciuto le pesanti responsabilità di Trenord sulla situazione attuale: “Oggi la linea è quella che è. Dopo Pioltello ho scritto subito a RFI per capire se abbiamo una linea almeno sicura. Mi han dtto ‘è sicurissima’ ma guardacaso subito dopo hanno trovato 19 milioni per rafforzare la linea tra Casalmaggiore e Parma. 19 milioni che però non cambieranno le cose. La situazione della Parma Brescia è veramente pesante”.
La politica, va detto, ha partecipato con i sindaci che ci hanno voluto mettere la faccia. Tra gli altri, il primo cittadino di Casalmaggiore, Gussola, Martignana, Torricella del Pizzo, Rivarolo del Re, Commessaggio, San Martino del Lago, e diversi gruppi e consiglieri di maggioranza (Ruberti, Cozzini e Mori) e minoranza (Rosa, Tascarella, Pasotto) casalese. Tra le presenze ‘politiche’ anche quella di Stefano Capaldo, dell’M5S di Viadana.
Toccante la testimonianza di una ragazza, Eleonora Buttarelli, impiegata a Parma, che rende meglio di tutti l’idea del disagio vissuto da queste parti. “Mi sono dovuta dimettere dal lavoro, da gennaio starò a casa, non potevo più andare avanti così, Ho provato il treno, ma non potevo farci affidamento, ed in macchina mi ci voleva un’ora all’andata ed almeno un’ora e mezza al ritorno. Chiedo a chi può fare qualcosa di aiutarci perché la situazione è davvero pesante”. La voce di Eleonora ha spesso tremato per l’emozione. Lei è una delle vittime della situazione paradossale vissuta da tutto il territorio
Attorno alle 12.30 il rompete le righe: con la sensazione di avere dato un segnale. Ma anche di una partecipazione che poteva essere molto più forte.
Nazzareno Condina – Giovanni Gardani