Punto nascite e il disagio nebbia: "Questo si possono trovare davanti le partorienti!"
Ieri un post con due foto sul gruppo 'Io sto col Punto Nascite' Oglio Po ha chiarito l'arcano. Un chiarimento sulle reali condizioni in cui si troveranno a correre ambulanze, in caso di emergenze, dal Casalasco o dal Mantovano
CASALMAGGIORE – E’ buio da quasi un mese. Domani infatti saranno 30 i giorni da quando il Punto Nascite dell’Oglio Po è stato chiuso per decisione di Regione Lombardia che non ha chiesto deroghe, supportata dalla normativa nazionale che prevede questa opzione per i centri dove nascono meno di 500 bambini l’anno.
Questioni di sicurezza. Forse. Ammesso e non concesso che si possa parlare di sicurezza partendo da criteri meramente numerici. Il Punto nascite dell’Oglio Po, fatto salvo il parametro legato al numero, rispettava tutti gli altri parametri richiesti. Non è bastato. Non è bastato al TAR che – pur non avendo ancora espresso una sentenza definitiva – ha detto no alla sospensiva con motivazioni che, con ogni probabilità, saranno le stesse utilizzate in sentenza, quando ci sarà. Ha vinto il numero. Come se i reparti con oltre 500 nascite fossero sicuri a prescindere (e così, come racconta la cronaca, non è). Come se – a fronte del calo dell’indice demografico relativo alle nascite – quei numeri del 2010 fossero ancora precetti evangelici.
La Regione Lombardia – in questo supportata da un governo nazionale (questo, e il precedente, non ci sono differenze sulla questione) piuttosto disinteressato alla materia – non ha cambiato idea. Nessun effetto ha sortito neppure l’ultimo disperato tentativo dei consiglieri Regionali del movimento 5 Stelle di scrivere direttamente alla ministra Grillo. Quella lettera probabilmente – almeno dai riscontri avuti sino ad oggi – è andata ad infoltire il plico per la carta da camino, o quella degli aereoplani, ammesso che mai sia stata stampata, o letta.
E intanto è giunto l’inverno. Ieri un post con due foto sul gruppo ‘Io sto col Punto Nascite’ Oglio Po ha chiarito l’arcano. Un chiarimento sulle reali condizioni in cui si troveranno a correre ambulanze, in caso di emergenze, dal Casalasco o dal Mantovano a Cremona o Mantova. Due foto di nebbia: una condizione non rara nei lunghi inverni della bassa. “Questo è un esempio di cosa si possono trovare ad affrontare le partorienti che devono fare 40-50 km per arrivare al punto nascite più vicino, magari già in travaglio, e questa nebbia non è nemmeno tanto fitta… noi che conosciamo la zona lo sappiamo, è chi ha deciso la chiusura che non lo sa o se ne frega”. Poche parole che descrivono l’esatta realtà.
Ed è così che la sicurezza – divenuta elemento fondamentale quando si parla di concetti numerici – diventa elemento secondario, o terziario, quando si parla di reali difficoltà per il trasporto. Una, meglio due vite costrette a correre – in casi di emergenza, il parto non è mai del tutto prevedibile in strade come queste, con elementi atmosferici come quelli che regnano a pochi passi dal fiume.
Neppure questo – con ogni probabilità – servirà ad un ripensamento. La chiusura del Punto Nascite equivale, per Regione Lombardia, ad un risparmio di 540.600 euro, compensati con un investimento del doppio su altri servizi molto più specifici e forse meno necessari. Si continuerà a nascere altrove. Sfidando a volte nebbie pesanti, in corsa su un’ambulanza o su una vettura, sfidando la sorte in nome di una supposta sicurezza. O solo di una supposta. Quella che un intero territorio ha dovuto prendere per curare un male che neppure c’era.
Nazzareno Condina