Omicidio a Ponteterra, il padre tradotto in carcere a Cremona. Le reazioni in paese
Ponteterra si è svegliata sgomenta il giorno dopo l’omicidio di Marco Zani: lo percepisce la signora che gestisce il negozio di alimentari a 50 metri da via Torquato Tasso e anche nel bar del paese non si parla d’altro.
PONTETERRA – L’ordinanza restrittiva, decisa soltanto quattro giorni fa, non è bastata: Ponteterra, paese tranquillo tra Sabbioneta e Casalmaggiore, resta con un enorme punto interrogativo. Intanto Gianfranco Zani è stato tradotto dalla Polstrada di Casalmaggiore in carcere a Cremona come indiziato di delitto. Agli agenti della Polstrada l’uomo, anche dopo aver saputo della morte del figlio, non avrebbe detto nulla. L’indagine a suo carico è per omicidio volontario. Intanto i Carabinieri di Viadana hanno posto i sigilli alla villetta di via Tasso.
Ponteterra si è svegliata sgomenta il giorno dopo l’omicidio di Marco Zani: lo percepisce la signora che gestisce il negozio di alimentari a 50 metri da via Torquato Tasso e anche nel bar del paese non si parla d’altro. Gianfranco Zani e la sua famiglia, anche nei momenti felici, così lontani ora, non frequentavano molto la frazione. I figli però erano conosciuti anche nella vicina Casalmaggiore: Marco, la vittima, frequentava la scuola media Diotti e giocava a calcio nella squadra dell’Oratorio Maffei. Qualcuno accetta di parlare, a patto di non essere fotografato… “Giocava a calcio con mio figlio, era speciale: quando non era in campo si notava. Era sveglio e intelligente”, ci racconta un passante.
Su Facebook le reazioni si sprecano: la mamma di Marco, vittima come il figlio di questa situazione, ha listato a lutto la propria pagina, rendendo privato il profilo, per evitare un vero e proprio saccheggio. Poi ha aggiunto un post inequivocabile: “Maledetto bastardo, spero tu bruci all’inferno”. Solo pochi giorni fa qualcuno la vedeva sorridente assieme ai figli e giudicava quel sorriso l’effetto positivo di aver trovato un nuovo Principe Azzurro: un sorriso figlio anche dalla scelta di tornare a casa, dopo essere stata a Pomponesco in un alloggio nascosto. Una nuova vita, doveva iniziare da lì. Solo poche settimane prima la donna aveva postato diversi pensieri legati quasi certamente agli atteggiamenti del marito violento. Gianfranco Zani era riservato, come spiega un residente di Ponteterra. “E’ stato un fulmine a ciel sereno, io lo vedevo spesso lavorare, ma era riservato, per questo non sapevo dei suoi problemi. Lo vedevo quando passavo di qua tutti i giorni, ma parlo di diverso tempo fa, quando ancora le cose andavano bene”.
Però il sentore che qualcosa non andava c’era, eccome. “Aveva avuto una figlia da un’altra donna. I carabinieri comunque venivano avanti e indietro 4-5 volte al giorno per controllare che tutto andasse bene. In passato abbiamo visto spesso l’ambulanza arrivare. L’impressione che tutti si erano fatti, a partire dai vicini, è che lui fosse molto manesco”.
LE REAZIONI A SCUOLA – Sarà difficile far capire il perché di tanta violenza. Difficile far capire perché un papà – che per tutti i bimbi è un punto di riferimento – per il loro compagno di classe è diventato l’orco cattivo. “Ieri sera – ci racconta la mamma di una sua compagna di classe – mia figlia mi chiedeva il perché. Marco era tornato a scuola da pochi giorni. Ho provato a parlare con lei, spiegandogli che anche i bimbi a volte muoiono, ma un conto è se succedeper malattia, un altro è se invece è il papà, quello che mia figlia come tutti gli altri bambini associano ad una figura positiva, a causare la morte. Non riescono a comprenderlo”. Oggi a scuola sarà molto probabilmente la psicologa d’istituto a dar man forte alle maestre in caso di necessità: “Ho già sentito un’insegnante – conclude – e so che oggi ci staranno attente e dovranno spiegare ai bambini quello che è successo, magari con l’aiuto della psicologa”.
Un padre che già in passato era stato violento, tanto che il tribunale di Mantova aveva deciso, dopo aver valutato il caso, che l’uomo non avrebbe dovuto avvicinarsi ai familiari. Nel luglio scorso aveva picchiato l’altro figlio, il maggiore, che aveva dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale. “Mio figlio – spiega la mamma di un suo amico – lo aveva visto in ospedale. Aveva lo sguardo terrorizzato”.
G.G – N.C.