Cronaca

Comitato TPT, blitz in stazione. Altro esposto in vista: "Questa situazione va affrontata!"

Piccoli racconti di vita, piccole storie che si intrecciano nell'attesa di un treno che questa mattina, e come altre volte, ha accumulato un ritardo di 20 minuti

CASALMAGGIORE – Un grado. Questa la temperatura che segna il termometro all’esterno della stazione. Per i pendolari – e per quelli di 7.15 – la vita è sempre la stessa. C’è lo studente universitario e quello degli istituti superiori, c’è l’impiegato. Uno di loro, dipendente di una ditta di Colorno, racconta che “I miei dirigenti chiudono un occhio, sanno che non dipende da noi, ma so dei problemi degli interinali. Quelli, vengono sostituiti alla svelta”. Le ditte del parmense che hanno bisogno del lavoro degli interinali non guardano di buon occhio chi proviene da ‘oltre frontiera’. Gente che si guadagna e a fatica il pane e che non può neppure contare su un servizio decente.

C’è chi qualche giorno fa ci raccontava di aver acquistato una bicicletta a pedalata assistita: “Vado a Colorno, e fare il ponte quando c’è buio non mi piace. Ma in questo momento è l’unica maniera per arrivare in orario. Non posso contare sui treni e in macchina diventa lungo andare a Colorno”. Sta cercando anche lei un posto al di qua della frontiera.

Piccoli racconti di vita, piccole storie che si intrecciano nell’attesa di un treno che questa mattina, e come altre volte, ha accumulato un ritardo di 20 minuti. “Siamo messi così – racconta un ragazzo che sta prendendo il treno per andare all’università a Parma – la scorsa settimana era peggio. Speriamo di riuscire a salire. Sono uno di quelli rimasti a piedi, non mi va di spingere o di fare le gare per arrivare prima degli altri”.

Stamattina, a sostenere la ‘lotta’ dei pendolari per un servizio decente il Comitato Treno Ponte Tangenziale. C’è il presidente, Paolo Antonini, c’è Stefano Prandini e Federica Tortella, c’è Giuseppe Zani e Giulia Vezzoni. C’è parte della politica locale: Alessandro Rosa, Alberto Fazzi e Gabriel Fomiatti per il Listone, e ci sono Calogero Tascarella e Pierluigi Pasotto per Casalmaggiore la Nostra Casa. Distribuiscono tra i pendolari l volantino in cui denunciano il “Totale abbandono della linea ferroviaria, nell’assoluto disinteresse dell’ente locale, che priva gli utenti di un servizio pubblico impedendo agli abbonati che hanno pagato il biglietto di salire sul treno… un diasgio che evidentemente non preoccupa gran ché chi amministra la cosa pubblica”.

Questa mattina – e due giorni lavorativi di fila è quasi un record – c’è il 4 carrozze. Qualcuno dovrà restare giocoforza in piedi ma almeno si sale tutti. Una voce dall’oltretomba (anche gli autoparlanti della stazione sarebbero da sistemare) annuncia che il treno sta arrivando, alle 7.35. E’ pure questo un segno dei tempi e del degrado. I pendolari ascoltano il campanone delle mucche. Sanno che quello è il segnale non potendo fare affidamento sulla voce dell’addetto ferroviario.

Il treno sembra uscito da un deposito milanese di periferia, dove writers e degrado avanzano inesorabili. Ma già aver assomato 4 carrozze è un risultato. Qui ci si accontenta delle piccole cose, visto che delle grandi è difficile che qualche amministratore a Milano o a Roma se ne occupi seriamente.

“Siamo venuti qui stamattina come Comitato – spiega l’avvocato Paolo Antonini – per verificare la situazione di disagio che ci è stata ampiamente confermata. Anche questa mattina 20 minuti di ritardo. Rispetto ai giorni drammatici in cui c’era la monocarrozza almeno tutti i pendolari sono riusciti a salire. Siamo venuti questa mattina perché vogliamo predisporre un altro esposto da presentare alla magistratura e alle autorità pubbliche competenti perché vorremmo assolutamente che di questa questione se ne continuasse a parlare e vorremmo soprattutto che gli enti locali facessero sentire un po’ la loro voce perché questo costante silenzio assordante ci pare un costante abbandono dei diritti dei pendolari”.

Terzo esposto dunque. Magari finirà in qualche cassetto a prendere polvere come del resto gli altri, o magari qualcuno deciderà di farsene carico. Già – per il Comitato ed i presenti come ci spiegano – basterebbe che se ne facessero carico almeno gli amministratori locali. Perché poi, in fondo, i pendolari sono loro cittadini più sfortunati, e costantemente in balìa degli eventi, mai prevedibili. Perché quella è una parte di popolazione che, a fronte della situazione penosa delle infrastrutture locali, andrebbe tutelata e difesa con più forza in ogni dove.

‘Bracci di ferro’ però non se ne intravvedono molti all’orizzonte, anche se qualche sindaco e qualche politico che ancora lotta c’è. Al limite qualche Olivia in balìa del Bruto di turno e qualche Poldo perso nel suo mondo. Troppo poco, anzi nulla per una situazione che resta così da anni, solamente aggravata dalla chiusura di un ponte che neppure si sà, in attesa di capire che farà il TAR, quando riaprirà.

Nazzareno Condina

 

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