Cronaca

Fanghi in agricoltura: vietato lo spandimento in 15 comuni mantovani e 41 cremonesi

La Regione Lombardia ha vietato per l’anno campagna 2018/19 l’impiego per uso agronomico dei fanghi da depurazione in 170 comuni del territorio regionale. Il decreto è stato firmato questa mattina e riguarderà il 22% della superficie agricola.

Sono 41 in territorio cremonese  e 15 in provincia di Mantova (62 a Brescia, 170 in tutta la Lombardia), i Comuni in cui la Regione Lombardia ha vietato per l’anno campagna 2018/19 l’impiego per uso agronomico dei fanghi da depurazione. Si tratta per il cremonese dei comuni di: Agnadello, Bagnolo cremasco, Camisano, Capergnanica, Cappella Cantone, Capralba, Casale cremasco Vidolasco, Casaletto Ceredano, Casaletto di Sopra, Casaletto Vaprio, Castel Gabbiano, Castelleone, Chieve, Cingia De’ Botti, Crotta D’Adda, Cumignano sul Naviglio, Dovera, Formigara, Gerre de’ Caprioli, Gombito, Izano, Monte Cremasco, Moscazzano, Palazzo Pignano, Pandino, Pessina Cremonese, Pieve San Giacomo, Pizzighettone, Ricengo, Ripalta Guerina, Rivolta D’Adda, Robecco D’Oglio, Romanengo, San Bassano, Sergnano, Soncino, Spino D’Adda, Stagno Lombardo, Ticengo, Trigolo, Vescovato. Per il mantovano di: Bagnolo San Vito, Borgo Virgilio, Canneto sull’Oglio, Casaloldo, Castiglione delle Stiviere, Goito, Gonzaga, Guidizzolo, Marmirolo, Motteggiana, Pegognaga, Piubega, Rodigo, Roverbella e San Martino dall’Argine

Il decreto definitivo con l’elenco dei Comuni è stato firmato questa mattina e riguarderà il 22 per cento della superficie agricola utile in Lombardia. “Si tratta di un’iniziativa che conferma il cambio di passo deciso da parte della Regione Lombardia in difesa del nostro territorio, della nostra agricoltura e dei nostri prodotti agroalimentari” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, promotore del provvedimento. “Dove c’è concime animale a sufficienza non sarà più possibile spandere fanghi in Lombardia. I fanghi di uso civile non hanno nulla in più rispetto al letame delle nostre stalle che è già più che sufficiente per concimare e arricchire i nostri terreni e devono essere considerati come integrativi e non sostitutivi della materia organica. La Pianura Padana è fertile grazie al supporto della zootecnia”.

Insomma, per l’assessore “non possono essere i campi la soluzione unica allo smaltimento: è necessario stimolare lo studio e la realizzazione di nuove tecnologie. Alcuni Paesi del nord Europa già estraggono il fosforo dai fanghi per poi procedere all’incenerimento. Questa è la strada da percorrere anche nel nostro Paese”.

Con questo decreto si prevede che l’impiego per uso agronomico dei fanghi sia autorizzato solo sui terreni che non siano territorialmente localizzati in comuni in cui la produzione di effluenti da allevamento dovuta al carico zootecnico insistente sugli stessi, correlato alle coltivazioni presenti sul territorio comunale, supera il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili; 340 kg N/ha/anno per le zone non vulnerabili). Di fatto, laddove si verifica una sovrabbondanza di liquami animali rispetto alla superficie coltivata si giustifica la priorità verso gli effluenti zootecnici rispetto ai fanghi da depurazione. Per ogni comune lombardo è stata definita l’idoneità o la non idoneità alla distribuzione dei fanghi attraverso uno studio tecnico effettuato dall’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste.

“L’assessorato è impegnato a chiedere sulla direttiva nitrati alla Commissione Europea che il limite allo spandimento venga innalzato oltre l’attuale limite di 250 kg/ha concesso fino a oggi per le aziende in deroga e consentire di utilizzare ancora di più in modo efficiente e sostenibile la materia organica delle stalle come concime. Oggi fatto 100 il bisogno di azoto dei nostri terreni, circa il 60 per cento viene dato dalla materia organica, 30-35 per cento dal concime chimico e solo il 5 per cento dai fanghi a testimonianza di quanto sia basso il loro elemento arricchente” conclude Rolfi. “Alzare il quantitativo significa rifornire più correttamente il terreno agevolando le aziende allo smaltimento del letame riducendo l’urea e i fanghi con maggiori benefici ambientali”.

Questi infine i comuni per cui è scattato il divieto in provincia di Brescia:  Acquafredda, Bagnolo Mella,Barbariga, Bedizzole, Berlingo, Borgo San Giacomo,Calcinato, Calvisano, Capriano del Colle, Carpenedolo, Castegnato, Castrezzato, Cazzago San Martino,Chiari, Cigole, Coccaglio, Comezzano – Cizzago, Corzano, Dello, Fiesse, Flero, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Lograto, Lonato del Garda, Maclodio, Mairano, Manerbio, Milzano, Montichiari, Montirone, Nuvolento, Offlaga, Orzinuovi, Orzivecchi, Ospitaletto, Paderno Franciacorta, Pavone del Mella, Pompiano, Poncarale, Pontevico, Pontoglio, Pralboino,Quinzano d’Oglio, Remedello, Roccafranca, Roncadelle, Rovato, Rudiano,San Gervasio Bresciano, San Paolo, San Zeno Naviglio, Seniga, Travagliato, Urago d`Oglio, Verolanuova, Verolavecchia, Villachiara, Visano.

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