Treni, Alessandro Rosa invita Piuri e Toninelli a farsi un tour sulla Brescia Parma
La bassa è terra - e da sempre - in balìa di una concezione milanocentrica (o al limite varesecentrica) degli spazi, delle genti, delle tradizioni, e dei servizi.

CASALMAGGIORE – Due anni senza interventi di rilievo. Se non il ‘mettere in pensione’ qualcuno dei treni per sostituirlo con il più ecologico bus di linea, in una regione, la lombardia, che fa della salubrità della sua aria carattere distintivo. E perdonate l’ironia, ma le parole di Marco Piuri, AD di Trenord, dimostrano – ove ve ne fosse ancora bisogno – l’inadeguatezza di un servizio, quello ferroviario, che nel comparto sud lombardia fa acqua da tutte le parti. Ed acqua continuerà a fare.
Ritardi, disagi (anche ieri giornata di passione soprattutto sulla Brescia Parma). Una situazione divenuta ormai intollerabile. Nessuna parola su possibili investimenti soprattutto sulla più ‘disastrata’ delle linee sud, la Parma Brescia da parte di Trenord. Si resta a quella promessa di ‘studio di fattibilità’ di RFI e del ministro Danilo Toninelli, che di per se non vuol dire niente.
Non un soldo previsto, nessun tempo di intervento, nessun progetto. Il nulla, insomma. Qualche vecchio mezzo spostato da una parte all’altra, come nel Risiko i carri armati, qualche parola, tra le tante udite nel corso dei decenni. Morte le stazioni (tante, tra le altre quella di Casalmaggiore, terzo centro per grandezza del cremonese), morta la speranza.
Figli della serva, in fondo, i cittadini del sud lombardia lo sono sempre stati. Per i governi che si sono succeduti (Toninelli e compagnia agiscono sulla falsariga di chi li ha preceduti), per le amministrazioni regionali che guidano la regione più ricca e tra le più produttive d’Italia. La bassa è terra – e da sempre – in balìa di una concezione milanocentrica (o al limite varesecentrica) degli spazi, delle genti, delle tradizioni, e dei servizi.
Più razionalmente – per chi ragiona e sempre calcolatrice alla mano – inutile investire sulla Brescia Parma, inutile farlo anche sulla direttrice che da Mantova porta a Cremona. La realtà, al di là delle promesse, tra alte velocità, TAV e supertreni è questa. Investire sul ferro non è produttivo: della qualità dell’aria, dei sistemi integrati, delle elettrificazione di linee fatiscenti, della dignità di stazioni che stanno cadendo a pezzi (e qualcuna è già andata) frega niente, a nessuno.
Duro ieri l’intervento del consigliere del Listone Alessandro Rosa, che rompe un silenzio durato qualche tempo. E lo fa da ‘azzeccagarbugli’ (da chi ha ancora fiducia nella legge, nessun intento polemico nella definizione, per un consigliere comunale che la vita da pendolare se la fa e se l’é fatta tutta), chiamando in causa la legge. In un paese in cui neppure agli esposti (ben due quelli in sospeso del Comitato TPT) si dà risposta.
“Le parole del nuovo AD di Trenord Marco Piuri – spiega Rosa – non sono solo l’ennesima presa in giro per i pendolari lombardi, già vessati da un sistema inefficiente e a tratti imbarazzante, ma anche giuridicamente contrastanti con le norme che giustificano la limitazione della concorrenza.
L’art.2597 del codice civile pone un duplice obbligo a carico di chi opera in regime di monopolio: 1) l’obbligo di contrarre con chiunque richieda la prestazione e 2) l’obbligo di rispettare la parità di trattamento fra i diversi richiedenti.
Identici obblighi sono previsti dall’art. 1679 a carico di chi esercita in regime di concessione amministrativa pubblici servizi di linea per il trasporto di persone o cose. Posto che i principi di funzionalizzazione, imparzialità e trasparenza che regolano l’azione amministrativa si applicano anche a chi, come Trenord, è cessionario di un pubblico servizio; come giustifica il nuovo AD Piuri questa disparità di trattamento, anche in considerazione della già compromessa situazione viabilistica casalasca?
Invito comunque l’AD Marco Piuri e il Ministro Danilo Toninelli a prendere con il sottoscritto, una mattina a loro scelta, il treno delle 7.15 sulla linea Parma Brescia, affinché si rendano conto con i loro occhi della vergognosa situazione di totale abbandono cui sono condannati i pendolari”.
Un invito dunque al ministro cremonese che Cremona, a parte qualche cena, non sa più neppure dov’é e al nuovo AD di Trenord che al momento non dimostra differenza alcuna dalla vecchia dirigenza (o diligenza, il risultato non cambia). Un invito garbato, molto più garbato di quello che mesi fa lo stesso attuale ministro rivolgeva, tra uno scambio di formaggio e una canzone della Orietta Berti e un – dove cazzo sei – pronunciato nei confronti del suo predecessore Delrio sotto un ponte di queste lande a farsi parte di questo disagio. A provare, in un giorno infrasettimanale qualunque, che significa mischiarsi tra i pendolari, prendere un treno, attenderlo con ansia e magari dover salire sul successivo o doverci salire con ritardo, tra gente che spinge, stretti come sardine in scatola.
Uno sguardo sul disastro insomma. Lo stesso che i pendolari affrontano ogni – fottutissimo – giorno. Da anni, con una situazione via via peggiorata e resa ancor più precaria da quando il ponte di Casalmaggiore vive e solo nei ricordi – o nei piedi, e nelle pedalate – di chi lo ha conosciuto. Una prova ardua per un AD e per un ministro col fondoschiena molto più comodo dietro ad una scrivania.
Nazzareno Condina