Cronaca

Treni, lunedì nero: 20333 monocarrozza, ressa e pendolari a piedi

Da tempo due esposti del Comitato TPT giacciono a prender polvere su qualche tavolo degli organi che dovrebbero essere preposti alla tutela dei viaggiatori

Da destra, il 20333 carico a Piadena e la gente che torna indietro a Casalmaggiore non potendo salire su un treno ormai strapieno

PIADENA – Si riprende, dopo il ponte di Ognissanti, con il normale tran tran. Studenti, pendolari lavorativi. Gente che non può decidere di non prendere il treno, di non andare a lavorare. Gente che ha corsi da seguire per i quali paga tasse. Il risveglio di lunedì 5 novembre non è dei migliori. Lo standard di Trenord è questo, ormai da una vita e nel totale disinteresse di tutte le istituzioni.

“Siamo alle solite” ci scrive M.G., ricercatrice a Parma e residente a Piadena. Avevamo narrato la sua storia mesi fa di come la vita fosse diventata pesante dopo la chiusura di Ponte Po e dovendosi affidare necessariamente solo alle ‘gloriose’ ferrovie. Non è cambiato niente da allora. Stessa situazione, stessi ritardi, stesso senso di rabbia.

“Viaggio su questa linea dal 1994 – ci aveva raccontato allora – e la situazione è peggiorata ogni giorno sempre di più
Prendo il treno quotidianamente per andare al lavoro, pago regolarmente l’abbonamento anche se non mi vengono garantiti i servizi minimi tra ritardi, cancellazioni, pulizia scarsa e mancanza di sicurezza. Ho un figlio che vedo sempre meno… i cambi di orari entrati in vigore a dicembre non hanno fatto altro che peggiorare la qualità della mia vita. Il treno delle 17.52 non esiste più e, poiché al mattino il treno delle 8 da Piadena è sempre in ritardo, non posso anticipare il rientro a quello delle 17.33. Di conseguenza alla sera sono costretta a tornare alle 18.13, sottraendo ulteriore tempo al mio bambino”.

Stamattina altra puntata di questa triste storia, ennesima ‘disavventura’: “Il treno 20333 – ci spiega – viaggia con una sola carrozza. Ovviamente di lunedì una delle giornate di maggior afflusso di pendolari su questa tratta. Stando all’applicazione dovrebbe essere anche un bus sostitutivo da Brescia a Piadena, ma per il resto della tratta non serve… saremo almeno un centinaio per cui possiamo stare sul treno monocarrozza. Sul treno fa caldissimo e siamo tutti ammassati, ma non possiamo permetterci di non salire, dobbiamo andare a lavorare”.

Un centinaio i pendolari in salita a Piadena. Peggio è andata alle 8.30 a Casalmaggiore: solo una decina i pendolari che sono riusciti a salire. Per gli altri… affari loro. “Il treno delle 8.30 era monocarrozza – ci segnala il presidente del Comitato Treno Ponte Tangenziale Paolo Antonini – sono saliti in dieci gli altri aspetteranno il prossimo. Non si e’ mai vista di lunedì una cosa simile ma al peggio non c’e’ mai fine”.

La situazione delle 8.53 relativa agli altri convogli è quella segnalata dalla pagina di Trenord, quella che si legge nell’immagine qui sotto.

Da tempo due esposti del Comitato TPT giacciono a prender polvere su qualche tavolo degli organi che dovrebbero essere preposti alla tutela dei viaggiatori, alla tutela dei cittadini. Nulla o quasi al momento è stato fatto per loro. Nulla. La situazione è questa.

Tra treni da museo promessi, stazioni fatiscenti, studi di fattibilità messi in conto e senza mettere in conto risorse destinate, videointerviste, promesse politiche da marinaio la situazione resta questa. Quella raccontata da una mamma lavoratrice che ci ha mandato anche una foto. L’immagine del terzo mondo dei trasporti sulla linea – la Brescia Parma – tristemente nota per essere, secondo il report di Legambiente, tra le 10 peggiori d’Italia. La storia di una linea dimenticata.

Nazzareno Condina

 

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