Cultura

Dai paesi poveri la ricchezza dei giocattoli fai da te nelle foto di Anzola e i modellini di Fortunato

Legno e vetro, palloni e modellini, ma anche una bottiglia o una lattina di birra che da rifiuto, nella fantasia smisurata dei bambini e nel loro ingegno forgiato dalla povertà, diventano il telaio di una macchinina. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

CASALMAGGIORE – Parafrasando quella canzone, potremmo dire che per fare un giocattolo ci vuole… Sì, a volte ci vuole poco ma può servire davvero di tutto. E’ questo il succo della mostra “Giochiamo”, inaugurata domenica a Casalmaggiore all’interno degli spazi dell’Auditorium Santa Croce in via Porzio e che durerà fino a fine novembre. Un percorso duplice, che passa – potremmo dire – dal 2D al 3D, ossia dalla fotografia all’oggetto vero e proprio. Una mostra dedicata ai giochi, quelli più poveri, perché ricavati, costruiti e riciclati da chi non ha nulla.

Stefano Anzola, fotografo, e Alberto Fortunato, collezionista quasi per caso, hanno unito le forze. Il primo ha realizzato reportage in tutto il mondo, dove ha viaggiato, il secondo invece lavorava come tracciatore di strade in Africa e, accorgendosi della maestria dei bambini nel costruire giocattoli dal nulla, con meccanismi anche molto particolari, ha portato avanti un baratto, ricevendo quei giochi in cambio di quaderni, biro o materiale scolastico. Poi l’incontro, favorito anche da Giuseppe Romanetti, avvenuto in un primo momento a Parma. “Un momento in cui la fantasia della sua opera e la fantasia della mia ricerca si sono unite” spiega Fortunato.

Legno e vetro, palloni e modellini, ma anche una bottiglia o una lattina di birra che da rifiuto, nella fantasia smisurata dei bambini e nel loro ingegno forgiato dalla povertà, diventano il telaio di una macchinina. La carta riciclata è invece il nucleo fondamentale di una barca a vela con l’arte del riciclo che lascia spazio anche alla riflessione di ciò che gioco non è più, tra pistole e poker, quando il concetto di gioco diventa pericolosamente borderline. Completa tutto un semplice gioco di sguardi… “A volte si pensa ai paesi poveri ma non si capisce che siamo più poveri noi dentro: la speranza – ha detto Anzola – è che, essendo questa mostra pensata per i bambini, qualche scolaresca, venendo in visita, possa farsi ispirare e qualche giovane possa dare vita a nuovi giocattoli, con un po’ di inventiva, per non dare tutto per scontato come il benessere della nostra società quasi arriva a imporre”.

Alle volte, peraltro, questo ingegno non serve solo a produrre giochi, ma strumenti utili alla comunità. Come una bicicletta rudimentale di legno, utilizzata per portare le patate da un villaggio all’altro, spesso anche in discesa e poi riutilizzata dai bambini con un nuovo scopo, quello del gioco e del divertimento, salendo su quel mezzo anche in quattro alla volta.

Giovanni Gardani

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