Comitato a difesa dell'Oglio Po: "Regione, nessuna strategia. Chiusura del Punto Nascita, scelta irrazionale"
Ma l'Oglio Po non è un'ospedale di prossimità - definizione peraltro neppure prevista in Lombardia - ma un ospedale per acuti. Qual'è il disegno della Regione? L'Oglio Po è nato chiudendo tre ospedali, Casalmaggiore, Viadana e Bozzolo
CASALMAGGIORE – Che ne sarà dell’ospedale Oglio Po? Se lo è chiesto, con un po’ di (giustificata) preoccupazione il Comitato a difesa del nosocomio casalasco/viadanese. E se lo è chiesto proprio in funzione delle dichiarazioni dell’assessore Regionale alla Sanità Giulio Gallera. Parlare di ‘ospedale di prossimità’ – così come lo stesso assessore lo ha definito – implica una visione dello stesso più vicina ad un POT che ad un ospedale per acuti.
“Leggiamo – ha spiegato il dottor Luigi Borghesi – nelle dichiarazioni relative al potenziamento a seguito della chiusura del Punto Nascite, un’affermazione che ci lascia perplessi. Gallera dice di credere negli ospedali di prossimità parlando dell’Oglio Po. Ma l’Oglio Po non è un’ospedale di prossimità – definizione peraltro neppure prevista in Lombardia – ma un ospedale per acuti. Qual’è il disegno della Regione? L’Oglio Po è nato chiudendo tre ospedali, Casalmaggiore, Viadana e Bozzolo, per farne uno unico a Vicomoscano che avesse tutti i parametri per essere un centro di pronta emergenza. Qual’è la strategia della Regione? Mantenere l’ospedale per acuti o portare la struttura casalasca ad essere un POT? Cosa significa ospedale di prossimità? Noi abbiamo un ospedale per acuti”.
“Vorrei chiarire che siamo daccordo sul potenziamento, che va bene la proposta avanzata che va incontro sicuramente ai bisogni. Ma non possiamo pensare di fare questo riducendo l’ospedale ad un POT. Bozzolo è diventato un POT, Viadana è stato concepito come un POT. E sulle richieste avanzate non abbiamo avuto nessuna risposta. Chiedevamo che si facesse una revisione del POAS, manca il primario di Anestesia e rianimazione, fondamentale in una struttura che ha un Pronto Soccorso, manca il primario di ortopedia. Che ne sarà della Cardologia? L’anno prossimo alcuni medici andranno in pensione. Cosa facciamo? Li sostituiamo? La terapia intensiva la teniamo?”
“Vogliamo parole chiare sulla strategia. Qui sembra che si stia procedendo su una strada di lenta trasformazione della struttura in qualcosa d’altro. La legge regionale prevede ospedale per acuti e POT, solo in Emilia si parla di ospedali di prossimità. Da quello che si sta facendo, sembra che si sia orientati più verso il POT”.
Il dottor Borghesi poi torna sulla questione del Punto Nascita. In maniera dura. La battaglia va avanti: “Non possiamo accettare che il potenziamento sia uno scambio a fronte della chiusura del punto nascita, che resta una decisione irragionevole. Il punto Nascita dell’Oglio Po ha tutti i requisiti previsti dall’accordo Stato Regione. Da anni le partorienti vengono seguite in assoluta sicurezza. Quel che è grave è che a fronte della chiusura non si sia neppure accennato a tutte quelle promesse fatte. Lo stesso assessore, quando annunciò la chiusura, aveva garantito un servizio che, fatto salvo il momento del parto, avrebbe mantenuto tutto il resto per quanto riguarda l’assistenza alle partorienti. Dove sono finite tutte quelle promesse? Si parlava dell’importanza della figura dell’ostetrica e dei consultori. Entrambe cose di cui non c’è più traccia”.
Resta aperta la strada del ricorso, ma pure il tentativo di dialogo con il ministero, anche se il ministero al momento non risponde: “Abbiamo scritto al ministro a metà luglio – spriega Gloria Barili – inviando tutte le carte. Non abbiamo mai avuto risposta”. Si parla, nel piano di rilancio, di implementazione del percorso nascite: “L’assessore parla di implementare e parla dei consultori, e qui i consultori qui non hanno neppure gli strumenti per poter agire” sottolinea Barili.
Un plauso anche ai sindaci che hanno deciso di ricorrere al TAR, sono 14 quelli che hanno al momento preso la decisione di ricorrere al tribunale per fermare la chiusura. 14 su 30, ma altre adesioni potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Il Punto nascite dovrebbe chiudere il 30 ottobre. Al momento però nulla è stato comunicato al personale in servizio in reparto sulle future destinazioni e nulla è stato attivato di alternativo. “L’impegno dei sindaci che abbiamo incentivato e stimolato va bene, al momento resta l’unica strada per bloccare una scelta irrazionale – ha chiarito il dottor Borghesi – qualora si arrivasse alla chiusura vogliamo un progetto chiaro, che al momento non c’è. Peraltro il calo di nascite è ormai assodato a livello statistico. Crema al momento è a 400 nascite. Che facciamo, chiudiamo anche quello? Al momento abbiamo sentito solo chiacchiere e nulla di concreto per quanto riguarda le gestanti”.
Una situazione che resta difficile, ed è inutile farsi troppe illusioni. Non resta che il tribunale e la lotta. Lotta anche contro una strategia non ancora del tutto delineata ma che non fa presagire nulla di buono.
Nazzareno Condina