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Sgranatura, pigiatura, casari, fabbri e fornai: Viadana col Club San Pietro riscopre i tempi andati

Un salto all’indietro nostalgico e sognante, in cui non servono giacca e cravatta per riscoprire l’eleganza e il valore della nostra campagna. GUARDA IL SERVIZIO DEL TG DI CREMONA 1

La sgranatura del mais a Viadana è anche un incontro tra generazioni

VIADANA – Non c’è miglior lezione dell’esempio concreto. Della dimostrazione, in sostanza. Ecco perché il Club San Pietro di Viadana, richiamando persone dall’intero comprensorio Oglio Po, da dato vita a una giornata che è assieme un tuffo nel passato e un ripasso di storia. Anzi, per qualcuno, specie per i più giovani, un vero e proprio studio dei tempi che furono e di una economia, prevalentemente agricola e legata all’allevamento, che tuttora rende grande il nostro territorio padano.

“Autunno in campagna – Lavori e sapori di una volta” era il titolo dell’evento che, dopo avere messo in mostra le opere di alcuni pittori viadanesi e dopo il pranzo sociale vicino alla chiesa di San Pietro, ha dato il via a dimostrazioni di ogni genere con lavori tipici, sempre ripresi rigorosamente dal passato. Il programma è stato scritto in dialetto, lingua ufficiale di queste terre, verrebbe da dire: smansar al furmanton, far al pan, al furmai e li grepuli, fular l’ua e far al suc. Noi, per comodità, andiamo avanti traducendo in italiano. E allora, per entrare in medias res in questo mondo piccolo, per dirla con Giovannino Guareschi, vissuto non troppo lontano da qui, ecco all’ingresso i trattori. Spazio poi alla preparazione dei ciccioli, dentro la pentola: c’è chi li produce con metodi industriali, come la ditta Boni, e chi invece alla vecchia maniera ci mette forza per riprodurre la pressione del torchio con la forza dei muscoli delle braccia.

L’uva è pronta, poco distante da lì, per la pigiatura: il torchio viene preparato, poi servono esperti e ovviamente bambini, per un procedimento che è educativo e divertente assieme. Cosa c’è di meglio di imparare saltando ed essendo protagonisti del miracolo del vino che sgorga? E’ ancora mosto, per la verità, ma poi diverrà nettare degli dei. Intanto la scena sembra ripresa un po’ da Novecento e un po’ da quel noto film di Adriano Celentano, “Il bisbetico domato”. A proposito di lavori che sfidano le differenze generazionali e annullano le distanze, che dire della sgranatura del mais ancora a mano, senza macchine, con nonni e nipoti fianco a fianco?

Il casaro, pochi metri più in là, spiega come produrre il formaggio. Un po’ di pazienza non guasta per un processo curato in ogni dettaglio e mostrato pure a chi non conosce il mistero del latte che si fa forma solida e apprezzata ovunque. L’arrotino lavora in musica, ma quella in realtà arriva per tutti e serve ad allietare la festa di tutta San Pietro, di tutta Viadana, della nostra tradizione. Fabbro compreso, che picchia e martella ricamando capolavori. Sì, sembra la descrizione di un’aia rurale di tanti decenni fa, perché pure le volontarie e i volontari indossano il costume tipico e adatto all’occasione. Un salto all’indietro nostalgico e sognante, in cui non servono giacca e cravatta per riscoprire l’eleganza e il valore della nostra campagna.

Giovanni Gardani

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