Mors tua vita mea: per il Punto Nascita dal no a Piario una speranza per l'Oglio Po?
“Il documento sulla rete dei punti nascita - si legge - si profila quale strumento di macro-organizzazione e razionalizzazione caratterizzato da elevata discrezionalità, sindacabile nei soli casi della manifesta illogicità o dell’errore di fatto”. Nel caso dell'Oglio Po sembra esserci.
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CASALMAGGIORE – Non vi è soltanto la contingenza legata ai problemi viabilistici e infrastrutturali. Non vi è soltanto il fatto che – a differenza di Piario e del Punto Nascite dell’Alta Val Seriana messo definitivamente ko dal Tar della Lombardia con la sentenza di mercoledì sera – il Punto Nascite dell’Oglio Po è dotato sia di guarda pediatrica H24 sia del dipartimento d’emergenza e accettazione, servizi che il Tar, indirettamente e come si percepisce dalle motivazioni della bocciatura della sospensiva chiesta dal ricorso, considera fondamentali.
No, c’è di più. Ed è un di più che può fare sperare l’Oglio Po, inteso come ospedale e come comprensorio: serve un miracolo, diciamocelo, ma se nessuno ci credesse allora non avremmo avuto la manifestazione davanti all’ospedale soltanto una settimana fa e non avremmo questa sera, venerdì, l’incontro a Sabbioneta proprio con tra i sindaci comprensoriali per firmare il ricorso al Tar: diverso nelle motivazioni rispetto a quello di Piario. Il ragionamento è, invero, un po’ cinico: i latini direbbero “mors tua vita mea”, ma va comunque portato avanti. Perché sulle mancanze di Piario, l’Oglio Po può giocare le proprie carte.
Ed è proprio da quella sentenza negativa per un territorio che può nascere una soluzione, o almeno un suggerimento, positivo per il comprensorio. Leggere il dispositivo del Tar, dove si spiega il perché del no alla sospensiva della delibera, aiuta a focalizzarsi su un punto in particolare, il primo nell’elenco delle motivazioni: “Il documento sulla rete dei punti nascita – si legge – si profila quale strumento di macro-organizzazione e razionalizzazione caratterizzato da elevata discrezionalità, sindacabile nei soli casi della manifesta illogicità o dell’errore di fatto”.
Illogicità o errore di fatto, ecco le due parole chiave, riprese da una sentenza del Tar siciliano di Palermo dell’8 agosto 2018 e da un’altra del Tar piemontese del 20 gennaio 2016. Esistono cioè precedenti nei quali illogicità o errore di fatto hanno portato a modificare la percezione della discrezionalità. E nel caso dell’Oglio Po l’errore di fatto al quale appellarsi c’è, eccome: è contenuto nella famosa richiesta di deroga che la Regione Lombardia inviò al Ministero della Salute per chiedere di tenere aperto il Punto Nascite, indicando però tempi di percorrenza ai più vicini altri punti di questo tipo stimati per difetto: 25 minuti anziché 45 su Cremona, solo per restare al caso più eclatante. Da qui, da questo errore di fatto – molto simile giuridicamente a un vizio di forma – potrebbe giungere paradossalmente una buona notizia. I precedenti citati dal Tar della Lombardia non possono, quando il ricorso partirà dal comprensorio, essere ignorati…
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