Cronaca

Slow Town, i dati della municipale confermano la bontà del progetto: traffico -43%, velocità media 17 km/h

Le slow town possono piacere o meno. Ma funzionano. La dimostrazione è qui, resa possibile dalla caparbietà di un comitato di cittadini, dal credo di un gruppo come Persona Ambiente, dal contributo a fondo perduto (il 50% dei costi) di Fondazione Cariplo

CASALMAGGIORE – 43% di traffico in meno, 1500 mezzi al giorno rispetto ai 2700 di prima dei lavori. Velocità media registrata nei giorni in cui il dispositivo ha tenuto conto dei passaggi, 17 Km/h. Era 43 Km/h prima della sperimentazione. Non sono i numeri del lotto, ma i dati registrati dalla Polizia Municipale in via Baldesio. Erano altre le velocità in passato. Prima della sperimentazione si erano registrati mezzi a percorrere la via con punte di 83 km/h. Il massimo che si è raggiunto dopo che il primo tratto della via è stato modificato è – sempre dai dati della municipale – di poco superiore ai 30Km/h.

Basterebbero questi, i numeri, a giustificare la bontà di un progetto che può piacere o non piacere ma che ha i suoi indubbi vantaggi. Il primo è sicuramente quello di aver abbattuto il traffico cosidetto ‘di passaggio’. Quello cioé di tanti che per far prima, e senza doversi fermare in città, tagliavano per Casalmaggiore per oltrepassare un tratto trafficato di provinciale. Il secondo, quello di aver reso più sicura una strada che sicura – al pari di tante altre in città – non lo era mai stata. Ad 80 km/h servono 60 metri per arrestare il mezzo in frenata, a 80 Km/h l’impatto con l’utenza debole in caso d’incidente è, nella stragrande maggioranza dei casi, devastante. Oggi ci sono passaggi sicuri, attraversamenti brevi e rialzati, marciapiedi più larghi. Percorsi studiati appositamente per portatori di handicap, handicap motorio e visivo.

A ottobre riprenderanno i lavori per terminare l’opera in via Baldesio ma intanto la strada è stata a suo modo inaugurata. Per come sanno fare qui. Favole per i più piccoli (straordinarie le Casalmattrici in un tour de force di lettura andato avanti sino a sera), yoga e shiatsu per piccoli e grandi e il momento serale dedicato al convivio grazie alla macelleria di Giovanni Pagliarini, al Milarepa con il menù vegano e al forno del Borgo con le ottime torte a fare da contorno ad una via social. Sold out per entrambi i locali nella sera, il Milarepa ha dovuto aggiungere dei tavoli a quelli già predisposti, Pagliarini ha esaurito tutto il cibo che aveva messo in conto. Non si pensava a così tanta gente, stante anche la contemporaneità con la festa della zucca, ma è andata così.

C’è stato anche un momento di spiegazione della via, dei lavori fatti e di quelli ancora da fare. Era un momento, ampiamente pubblicizzato, in cui si invitavano anche i critici ad esporre le loro perplessità. Non c’era nessuno di tutti i ‘leoni da tastiera’ così pronti alla critica e poco disposti poi a metterci la faccia quando si tratta poi di sostenere la propria posizione a viso aperto. Prevedibile anche questo. In verità, a parte Pierluigi Pasotto di CNC e di Alessandro Manfredi del M5S venuti comunque a presenziare, non c’era nessuno neppure dei politici locali, favorevoli o contrari. Presi da altri improrogabili impegni o in attesa forse di capire dove tira il vento.

C’era una rappresentanza del Comitato di Porta Palazzo di Reggio Emilia. Loro, e nonostante amministrazioni più inclini alle zone 30 e alle slow town, si sono fermati alla sperimentazione. Sono venuti per capire la strada intrapresa qui, si sono stupiti ed hanno rinsaldato un gemellaggio che va avanti ormai da tempo. Si sono complimentati con una piccola città dalla quale, per loro stessa ammissione, hanno preso spunto. Lo slogan preso a prestito da via Baldesio, ‘Non siamo mica a Copenaghen’ è il loro. I dati della via, tutti i rilievi fatti nelle varie fasi (strada aperta, fase sperimentale e lavori fatti) andranno probabilmente ad arricchire la parte empirica dei lavori di Matteo Dondé. Suo il progetto della via Baldesio che, seppur non realizzato in pieno per come l’aveva concepito, ha risultati tangibili e concreti. Dati concreti della bontà di una progettualità basata sulla sicurezza delle fasce deboli, sulla rigenerazione urbana e sulla garanzia di posti auto.

La gestione del verde – altro motivo di polemica da tastiera dei giorni scorsi – sarà tramite convenzione così come previsto nel progetto affidato ai residenti: casetta del book crossing e verde saranno gestiti direttamente dai cittadini. Un modo in più per legare i cittadini alla propria strada. A far comprendere che casa non è solo le quattro pareti domestiche, ma è pure tutto il resto. E’ pure la strada. Il futuro – migliore – è questo. E sarà difficile adesso sostenere in vie come via Cairoli, o Azzo Porzio, o Favagrossa, o Romani che moderare il traffico, ridurre la velocità, rigenerare le strade non è possibile: via Baldesio sta dimostrando il contrario. Con dati inconfutabili.

Le slow town possono piacere o meno. Ma funzionano. La dimostrazione è qui, resa possibile dalla caparbietà di un comitato di cittadini, dal credo di un gruppo come Persona Ambiente, dal contributo a fondo perduto (il 50% dei costi) di Fondazione Cariplo, da tanti testimonial che hanno sempre sostenuto progettualità innovative come questa, da Andrea Devicenzi, impossibilitato a partecipare a Carlo Stassano, che invece ha presenziato, da un’amministrazione che ha comunque intrapreso una strada – nonostante alcune delle voci critiche venissero proprio dalla stessa maggioranza – e la sta portando a termine. Le slow town funzionano: sicurezza, recupero della socialità, rigenerazione urbana, soddisfazione dei commercianti (non tutti, ma il critico a prescindere lo trovi sempre, e in ogni dove) sono i segni più tangibili della possibilità di una città diversa. Di una città migliore.

Nazzareno Condina

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