Philippe Mirada, la storia e il viaggio del professore Bretone in bicicletta passa anche da Martignana
E' un viaggio speciale il suo perché, in vari punti del pianeta, incontrerà e percorrerà un pezzo di strada con i suoi familiari. Philippe ha una moglie appassionata come lui di bicicletta: "Il nostro primo viaggio fu in tandem, le proposi un viaggio alternativo". GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
MARTIGNANA PO – Il viaggio è questione di testa più che di fisico. E di programmazione. Non tanto sulle mete di arrivo, quanto su quello che ci si porta dietro e dentro. Le canzoni di Brassens “Perché sei ore di silenzio sono lunghe”, una tenda di 2 kg, l’essenziale per cambiarsi, lavarsi, mangiare. In bici anche un kg in più può essere di troppo. Cuore aperto, sguardo curioso sulle cose, positività e sorrisi. Quelli però non pesano, ce li hai dentro e basta. E non pesano mai.
Philippe Mirada, 60 anni, Bretone, è originario di Saint Malò. E’ professore di storia e geografia in un liceo e nell’ultimo anno in cui ha insegnato prima di intraprendere il viaggio che lo porterà in varie parti del mondo, lo ha fatto insieme alla moglie in Spagna, in un liceo di Valencia. Partito dalla Bretagna ad agosto ha scavallato le Alpi e seguito la linea del Po. Si è preso un anno sabbatico perché “Mi mancano sei anni alla pensione – ci racconta in francese – ma questo viaggio lo dovevo fare adesso. Quando hai 20 anni hai tutta la forza che serve, quando ti avvicini ai 60 capisci che quando ti senti pronto devi partire perché poi, magari, a 65 anni, non sei più nelle condizioni di farlo. Io non sono uno sportivo, e non vado in bicicletta per fare prestazioni. Il viaggio non è solo questione di fisico, è soprattutto questione di testa”.
E’ un viaggio speciale il suo perché, in vari punti del pianeta, incontrerà e percorrerà un pezzo di strada con i suoi familiari. Philippe ha una moglie appassionata come lui di bicicletta: “Il nostro primo viaggio fu in tandem, le proposi un viaggio alternativo. Era un vecchio tandem degli anni 20 messo a posto. Fu una bellissima esperienza”. La moglie lo raggiungerà – e sempre in bici – in Thailandia e un piccolo pezzo di strada lo faranno assieme.Philippe ha tre figli, una studentessa universitaria di 18 anni, un figlio di 21 che entrerà presto nella marina militare ed una figlia più grande che lavora per la sicurezza. La più piccola la rivedrà negli Stati Uniti, anche con lei farà un piccolo pezzo di strada, così come con il maschio che incontrerà in Giappone.
Ma non saranno gli unici compagni di viaggio in un viaggio per lunghi tratti in solitaria. Philippe Mirada di ciclisti in giro ne incontrerà altri, qualcuno lo ha già incontrato. Ad ognuno darà qualcosa e qualcosa dall’altro si porterà dentro. C’è un mondo, e fortunatamente, che viaggia anche così: senza paure, con la voglia di conoscere, di parlare, di capire. Senza barriere.
“Non è un viaggio alla scoperta delle città, ma un viaggio a contatto con la natura, e con le persone. Le città sono troppo pericolose per un ciclista e poi io amo la campagna. In campagna trovo sempre modo di fermarmi e mettere la tenda da qualche parte, chiedendo prima il permesso. Quando mi perdo incontro gente gentile che mi rimette in strada. Se vi manca qualcosa in Italia sono proprio le aree attrezzate per il campeggio. Sino ad ora sono stato fortunato. Mi sono fermato vicino a Valenza chiedendo ad un agricoltore se potevo mettere la tenda su un pezzo di terra del suo prato. Mi ha detto di sì, e mi ha offerto ristoro. Anche qui a Martignana ho chiesto se potevo mettere la tenda nel prato, e mi hanno detto che non c’era nessun problema”. Il prato è quello della chiesetta di San Serafino. Anche a Martignana non ha avuto bisogno del fornellino a Gas ed ha trovato una doccia calda ed un pasto.
E’ arrivato ieri sera: “Ed ho già conosciuto alcune persone che ricorderò in questa esperienza basica di vita”. Stamattina riparte, e arriverà dove arriverà. Deve essere a Venezia tra un paio di giorni, dove lo attende un battello per la Slovenia. Lì poi ripartirà in bici, toccando Atene e poi la Cappadocia. Non correrà rischi. Da professore di storia e geografia, la geopolitica dei luoghi la conosce bene. “Ho evitato l’Asia Centrale, perchè è troppo pericolosa e l’Iran per lo stesso motivo, perché poi se entro in Iran non posso andare negli Stati Uniti per cinque anni. Ma va bene così”. Affissa alla sella della bicicletta ha una bandiera Bretone con una piccola asta. Su quell’asta ha scritto il nome ed un numero di telefono, quello della figlia da contattare in caso di qualche incidente di percorso. “Non ho messo il numero di mia moglie, lei è troppo apprensiva”.
Ha anche un blog (www.humeurs-vagabonde.fr) anche se lui stesso dice che lo sistemerà appena potrà. Per ora, con un tablet, riesce a fare ben poco se non raccontare degli incontri. Cerca di usare il meno possibile la tecnologia anche perché poi il tablet lo deve ricaricare e non sempre è possibile. Dice anche di non essere particolarmente tecnologico. Da professore, e professore di storia, ha un’altra ‘passione’ per la quale qualche strappo alla regola della campagna la fa: quella di fotografare catalogando i monumenti dedicati alla grande guerra. A partire da quelli Philippe ‘legge’ i borghi. “Da quelli capisci molte cose sui luoghi. Da come sono fatti, da dove sono posti, dai simboli che vi sono rappresentati. Voi ne avete tanti, e sono tutti interessanti”.
Philippe narra dei luoghi e della loro gente. Una parte del blog è riservata alle scuole. Ha contatti con scuole di ogni ordine e grado. L’idea è partita dall’esigenza di restare in contatto con i suoi studenti ai quali chiede di porre domande. In fondo anche quella del professore è una professione che ti resta addosso e non cambia la prospettiva anche nella lontananza.
Il viaggio di Philippe Mirada terminerà nel giugno del 2019 a Saint Malò, dove era iniziato. Non sarà un giro del mondo di sola bicicletta, non ha la frenesia della performance, il voler per forza fare tutto il giro del mondo sulla due ruote. Alcuni trasferimenti avverranno in battello, altri in aereo. Le tappe in bici, fatte salve quelle di massima, e quelle fissate per gli incontri, le deciderà il destino. Lo stesso che ieri ha deciso per la piccola Martignana Po. Un viaggio di gambe, ma soprattutto di testa. Un viaggio fatto in compagnia di tanti volti, da portarsi dietro in ogni nuova tappa.
Il sogno di una vita insomma. Una vita carica di poesia, di voglia di apprendere e di spiegare, di volti e di piccole storie da raccontare. Tra le altre quella di un piccolo comune a poca distanza dal fiume che lo ha accolto. E sarà un ricordo bello quello che il professore porterà con se.
Nazzareno Condina