"Nostro Fratello Giuda" incanta la chiesa di San Pietro con le parole di don Primo
Pasotti, emozionato nel suo ritorno a casa, non resiste all’abbraccio - alla presenza di molti sacerdoti del comprensorio - a Giancarlo Ghidorsi della Fondazione don Mazzolari e al sindaco bozzolese Giuseppe Torchio. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
BOZZOLO – Un ritorno a casa trionfale: “Nostro Fratello Giuda” conquista Bozzolo, da dove l’avventura era partita con un promo poco più di un anno fa, e riesce a conquistare la platea della chiesa di San Pietro, a pochi passi da dove riposano le spoglie mortali di don Primo Mazzolari, con un’ora e mezza ad alta intensità emotiva. Già, don Mazzolari: “Aveva grandi capacità anche attoriali” aveva rivelato alla vigilia dello spettacolo il regista e attore Giuseppe Pasotti, bresciano di Concesio, che da un anno porta questo spettacolo in tutta Italia.
Non aveva torto: perché dinnanzi a una scenografia tutto sommato minimale ma azzeccata, con trucchi e costumi composti da pochi semplici tocchi, lo spettacolo che rivaluta la figura di Giuda, come espressione di Misericordia verso chi sbaglia, seguendo l’omelia proprio di don Primo, ha vissuto soprattutto di concetto e sui testi, sui temi. Certo non mancavano giochi di luci e musiche potenti, a fare il resto, così come le coreografie condite in vari balletti. Ma prima di tutto tocca iniziare dal valore dell’allegoria, che Pasotti nella parte di Giuda ricerca assieme ai suoi attori, tra cui spiccano Mario Bresciani, portavoce di Discepoli nella parte di San Pietro, e Misericordia con Maddalena Ettori. Partendo dai colori: il nero del peccato, il bianco del perdono che porta candore. Per questo i Discepoli, incapaci di misericordia, vestono tutti in nero.
Poi la Misericordia aggiusta la situazione, la voce fuori campo di Gesù ha la forza della conversione, il rosso della croce di associa al rosso dell’albero al quale Giuda-Pasotti si impicca per il dolore e la vergogna. Perché il perdono passa anche da gesti forti e dalla tragedia di un Fratello, sembra suggerire lo spettacolo, anzi di un Amico, come don Primo chiamava proprio il personaggio autore del tradimento più significativo della storia della Cristianità. Effetti scenici di grande livello conducono al gran finale, col balletto tra personaggi in nero e in bianco che suggella l’approdo definitivo al bene. Gli applausi sono scroscianti. E Pasotti, emozionato nel suo “ritorno a casa”, non resiste all’abbraccio – alla presenza di molti sacerdoti del comprensorio – a Giancarlo Ghidorsi della Fondazione don Mazzolari e al sindaco bozzolese Giuseppe Torchio.
Giovanni Gardani