Il gioco vero medium verso un ritorno alla socialità: la lezione della Sagra di Fossa (e non solo)
Il gioco è anche terapeutico: le persone stanno meglio e lo si percepisce dalla partecipazione alle sagre. Sia quelle più classiche, legate ad esempio alla formula "cucina più musica", sia quelle che si ispirano alla tradizione rurale. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
FOSSACAPRARA (CASALMAGGIORE) – Se l’obiettivo, per dirla con Mauro Ferrari, docente all’Università Cà Foscari a Venezia, è fare uscire le persone di casa, costringendole a spegnere la televisione, allora l’ultimo weekend nel Casalasco ha centrato in pieno l’obiettivo. Tutto esaurito, o quasi, nelle varie sagre organizzate, nonostante la concomitanza, e una riflessione che, nel pomeriggio di domenica a Fossacaprara nell’incontro tra le comunità ludiche in programma, ha messo in risalto tre diversi spunti di riflessione.
A partecipare, coordinatori proprio dal piadenese Mauro Ferrari, sono stati esponenti del Tocatì di Verona, la grande fiera dei giochi da strada, oltre a rappresentanti dei trampolisti di Schieti, provincia di Urbino, e del gioco del cacio al fuso di Pienza, ossia le ultime due comunità gemellate con Fossacaprara, la sua sagra e il suo Sburla la roda, senza dimenticare la rappresentanza dell’Uisp nazionale.
Tre i temi toccati, come anticipato: dapprima la capacità di ricreare comunità e contatto umano anche nell’era della digitalizzazione. Partendo dall’esperimento proposto ai volontari di autovalutazione della sagra, e su spunto fornito da chi segue il Tocatì e dunque vive esperienze come le sagre quasi ogni settimana dell’anno, è stato sottolineato quanto sia importante il gioco come medium, dismettendo la competizione e la richiesta della performance a tutti i costi, e ritrovando così la dimensione della socialità.
In secondo luogo tutti hanno convenuto nel considerare questi momenti come energia sostenibile, dato che le persone escono magari fisicamente stanche dall’esperienza, ma vorrebbero sempre andare avanti nel gioco e si ricaricano mentalmente e psicologicamente: nello sport questo si chiama adrenalina, nel gioco è qualcosa di simile ma di più piacevole e meno pressante, perché anche se perdi, in fondo, non succede nulla, ed è più significativo il cosiddetto terzo tempo della gara in sè. Non a caso la sagra di Fossa ha inventato il premio collettivo: ai partecipanti dello Sburla la Roda è stata assegnata una porchetta, che impone così, nel taglio e nella merenda o nella cena, un nuovo momento di socialità collettiva.
Infine, e questo è forse il passaggio da rimarcare con maggiore forza, il gioco è anche terapeutico: le persone stanno meglio e lo si percepisce dalla partecipazione alle sagre. Sia quelle più classiche, legate ad esempio alla formula “cucina più musica”, sia quelle che si ispirano alla tradizione rurale, dove senza musica il dialogo è ancora più semplice. Si pensi a Fossacaprara, al tiro alla fune sotto la pioggia di sabato dove, nonostante il maltempo, il tifo non è mancato, e ovviamente al vociare festoso che ha animato il palio di Fossa l’ultimo giorno di sagra.
Giovanni Gardani