Cronaca

Follia omicida a Canneto, il superstite Barisani: 'Ho creduto di morire'

Il fotografo ricorda tutto, ogni fotogramma di quel pomeriggio impresso in modo indelebile nella sua memoria, dopo aver rischiato la vita solo per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Foto Francesco Sessa

“In quel momento ho pensato che fosse venuta la mia ora, che non avrei visto un altro giorno”: sono le parole di Antonio Barisani, il fotografo cremonese sopravvissuto all’aggressione della badante polacca 58enne, che nella giornata di sabato ha ucciso una persona e ne ha ferite altre tre. Tra queste, proprio Barisani, che a freddo ricorda ancora con grande angoscia quei terribili momenti: “Sembrava di vivere un film dell’orrore: ero a terra e lei mi sovrastava, cercando di colpirmi con il coltello”.

Nella foto Antonio Barisani

Il fotografo ricorda tutto, ogni fotogramma di quel pomeriggio impresso in modo indelebile nella sua memoria, dopo aver rischiato la vita solo per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. “Mia mamma alloggia nella casa di riposo che si affaccia sulla piazza Gramsci, ed ero uscito a fare una passeggiata trasportandola in carrozzina” ricorda Antonio, che ha incontrato la donna già prima dell’aggressione. “Mi sono seduto su un muretto e ho notato, poco distante, una donna con lo sguardo un po’ allucinato, che stava bevendo una birra. Aveva una grossa borsa con sé, e mi guardava in modo strano. Tanto che ad un certo punto mi sono girato dall’altra parte. Dopo un po’ ho visto che se ne era andata”.

Una sensazione sgradevole, quella trasmessa dalla donna al cremonese, che però mai avrebbe immaginato cosa sarebbe accaduto pochi minuti dopo. “Ad un certo punto ho sentito delle grida terribili… pensavo fossero dei ragazzini, poi mi sono reso conto che qualcuno stava chiedendo aiuto e ho iniziato a vedere della gente che scappava dal museo. Così mi sono avvicinato, sempre portando mia madre, per vedere cosa stesse succedendo”.

E’ stato proprio in quel momento che dalla porta del museo è uscita lei, Barbara Chmurzynska, la stessa donna che poco prima lo guardava dal muretto. Stavolta però in mano aveva due coltelli, già sporchi di sangue. “Sembravano coltelli da macellaio, con lame da trenta centimetri” ricorda ancora Barisani. “L’ho vista dirigersi verso di me… mi ha aggredito, sferrandomi delle coltellate nello sterno. Inizialmente sono riuscita a respingerla dandole un calcio nella pancia. Poi però è tornata alla carica, facendo cadere sia me sia mia madre, che ha sbattuto la testa. E’ rimasta bloccata sotto la carrozzina, mentre io, a terra, subito l’aggressione di questa donna, che continuava a sferrare fendenti cercando di colpirmi. Io cercavo di reagire, scalciando, ma ho temuto di non riuscire a reggere. Ho pensato che mi avrebbe colpito e che per me sarebbe stata la fine”.

Fortunatamente poi sono intervenute delle persone, che sono riuscite a bloccarla. “Prima le hanno tirato addosso una bicicletta, ma lei ha continuato imperterrita. Infine è intervenuto un altro uomo con un bastone e sono riusciti a fermarla”. Poi la corsa al Pronto soccorso, sia per Antonio sia per la madre, che fortunatamente se la sono cavati senza gravi conseguenze fisiche e con pochi giorni di prognosi. Molti di più, senza dubbio, ce ne vorranno per lasciarsi alle spalle questo terribile episodio.

Laura Bosio

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