Intervista a Pippo Guarnera, 'maestro' dell'Hammond, domenica a Casalmaggiore
Domenica il 'miglior hammondista d'Italia, ed uno dei maggiori interpreti dello strumento a livello mondiale' si esibirà a Casalmaggiore. Sarà occasione per avvicinarsi un po', dopo aver seguito le briciole sulla strada, al gigante
Non è difficile intervistare Pippo Guarnera. E’ un fiume in piena, un libro aperto e basta armarsi di buona pazienza ed entrare nel suo mondo, fatto di musica, di affetti, di parole a volte taglienti come lame ed altre sottili. Non è difficile perché basta aprire per un momento le paratie che ne tengono serrate le parole e lui va. Va da solo.
Pippo Guarnera, il miglior Hammondista d’Italia, diversamente giovane, classe 1953, è conosciuto per tante collaborazioni. Carey Bell, Lovie Lee, Jeann Carroll, Sugar Blue, Karen Carroll, Luther Allison, Lowell Fulson, Billy Brunch, Coco Montoya, Maria Muldaur, Corey Harris, Rudi Rotta per citare solo alcuni del mondo del blues. Eugenio Finardi, De Crescenzo, Jannacci, Ligabue, Gianna Nannini e Timoria per quanto riguarda alcuni artisti con cui ha collaborato in Italia.
Conosciuto anche per ‘Napoli Centrale’, uno dei più importanti complessi del panorama della musica prog-jazz-rock italiana degli anni settanta. Il leader della band è il noto sassofonista napoletano James Senese. Suonò con loro per un po’ di tempo a partire dal 1974, ed è proprio di quell’anno una tourné straordinaria che vide nel Festival Jazz di Montreaux una delle tappe. In tempo di sperimentazione erano avanti, tutti straordinariamente musicisti con il culto degli strumenti e dei suoni, con la voglia di fare, di provare, di mettersi in gioco con ciò che sapevano fare alla perfezione: suonare.
Pippo Guarnera salirà – tempo permettendo, altrimenti la data verrà recuperata nei weekend successivi – domenica sul meraviglioso palco naturale del sagrato di Santo Stefano per un concerto che si preannuncia già interessante nell’ambito delle iniziative legate a Francesca Cerati e alla piccola Mietta. Sarà la star, accompagnato dagli Homies, Tommaso Frassanito alla batteria, Mattia Foina chitarra e voce, Luca Bernardi tastiere e voce e Mirco Boldrini basso e voce. Un gruppo di giovani quanto capaci musicisti casalaschi con i quali il ‘gigante’ dell’Hammond ha accettato di suonare, di rimettersi per un’altra volta ancora su un palco. “Mi hanno proposto una scaletta con pezzi davvero interessanti, qualcosa ho chiesto io a loro di cambiare, ma solo nell’esecuzione, trovando magari una versione differente dello stesso pezzo”. Ci sarà da divertirsi.
Primo errore da pirla (non fatelo) è quello di chiedergli se esiste un elisir di eterna giovinezza. Era una domanda oltremodo stupida per rompere il ghiaccio. Dovessimo risentirci, non gliela faremmo più. In fondo chi suona è senza tempo, c’è un prima e c’è un adesso, e c’è soprattutto un dopo. Senza alcun segreto e senza alcun elisir. “La mia è una condizione che esclude le cose piuttosto costruite, quelle che hanno una risposta precisa. Si parte dal concetto che la gente progetti e poi faccia le cose, senza pensare che a volte sono le cose che ci fanno. Il più delle volte ci si lascia portare. Faccio il musicista sin dall’adolescenza, questo so. Quando senti la musica, non la fermi mai, sei sempre dentro alle cose. Metti caso che sei fermo in fila per mangiare una piadina e senti una nota, un suono che ti affascina. Io devo mettermi lì, perché è lì che sono. Ecco, questa cosa non la fermi mai ed io sono sempre curioso”.
Il mondo della musica non è sempre quello che si vede da fuori. Anzi, a volte è tutt’altro. Pippo Guarnera ne parla con una metafora: “Pensa, se ti dessero un piatto con al centro una bontà sovrannaturale, una pietanza a cui non resisti. La puoi mangiare, ma con la clausola di avere, attorno alla pietanza, un grosso pilaf di merda, con tutto che devi mangiare. La metafora è questa. In maniera episodica sono stato molto fortunato. Forse avrei potuto zompare sul carro di qualche celebrità pop e restarci a lungo. Ma ho preferito a volte fare altro”.
Secondo errore, lo interrompiamo per chiedergli se c’è qualche musicista, qualche cantante italiano del presente con il quale gli sarebbe piaciuto o gli piacerebbe suonare. “No, francamente no, non c’è nessuno. In Italia posso aspettarmi un lavoro a chiamata o qualche tourneé episodica. Di musica italiana contemporanea ne so poco, non ne so praticamente un cazzo. E’ come se vivessi su una luna di Giove. Lo senti a pelle che la maniera di concepire la musica qui è diversa”. Ci parla di concerti italiani a cui ha assistito e dai quali sarebbe voluto fuggire dopo 10 minuti, ma ci chiede di non riportarli. Lo ascoltiamo, non senza farci una qualche risata.
Ricorda però due collaborazioni passate, con artisti italiani, di cui va particolarmente orgoglioso, quella con Eugenio Finardi e il tour con Enzo Jannacci: “Ad un certo punto della sua carriera a Eugenio Finardi venne in mente di tornare allo spirito blues”. Era il 2005 e fu quello un ritorno alle origini per il cantautore partito con la band ‘Il pacco’ proprio in quel filone. Furono i tempi di ‘Anima Blues’. Con Finardi peraltro Guarnera aveva già lavorato nel lontano 1976 partecipando al tour Eugenio Finardi 1976 (Cramps Records): “Chiamò me a suonare il mio strumento, al piano l’amico Massimo Martellotta e Vince Vallicelli alla batteria. Fu una bella esperienza, almeno sino a quando poi non arrivarono le paranoie SIAE. Commercialmente qualcuno pensò che non ne valeva la pena”. Sempre diretto Guarnera, il pop rendeva di più.
Ci fu anche Jannacci tra le esperienze italiane. Nell’87’ e nell’88’ partecipa alla sua tournee teatrale di Enzo Jannacci che si conclude con la trasmissione su RAI2 di Fò, Rame e Jannacci: “Lui era la totale negazione della banalità. Enfant prodige del pianoforte, cardiochirurgo di fama che si era specializzato negli States ed anche un campione di arti marziali. E c’era la musica. Ricordo nei teatri che ogni sera c’era una parte in cui faceva un lungo monologo. Ne ascoltai una 50ina ed ogni volta non riuscivo a trattenermi dal ridere: aveva un’incredibile senso dell’umorismo. Suonavamo anche pezzi molto interessanti. Ricordo una bella versione di Bartali di Paolo Conte, tra le altre”.
Altra collaborazione che ricorda è quella col cantante napoletano Edoardo De Crescenzo. Era la prima metà del 91, la tourneé ‘Cante Jondo’. Accanto a lui il percussionista brasiliano Nanà Vasconcelos.
Pippo Guarnera ha vissuto anche a Los Angeles. Lì, per il modo di concepire la musica, si sentiva a casa: “Tra una cosa e l’altra ci sono vissuto 5 anni, ed è lì che ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie. A differenza di ‘Un Americano a Roma’, io ero un italiano negli States che conosce un’italiana e poi la sposa. Per quanto riguarda la musica, a Los Angeles quelli erano anni straordinari. Ricordo che la domenica mattina prendevo il LA Times, che era un giornale che si faceva fatica pure a portarsi dietro tanto era fitto di pagine. A me interessava l’inserto domenicale, il ‘Calendar’. Nella parte centrale c’erano tutti gli appuntamenti musicali della settimana e facevo fatica a scegliere che cosa andare ad ascoltare. Peraltro non mi interessavano solo gli appuntamenti di blues, ma pure quelli di musica sinfonica. Quasi tutte le sere andavo ad ascoltare musica dal vivo e scegliendo qualcosa già sapevo di dover rinunciare ad altro. Quando arrivavo nei locali vedevo gente attenta, preparata, che sapeva ascoltare. Mi dicono che adesso sia diverso, che la situazione è un po’ cambiata, ma quelli furono davvero anni straordinari. Qui si langue, all’estero, e non solo negli States si percepisce la differenza. Tanto per dire, nei concerti all’estero, da qualunque parte vai, i CD alla fine non ti bastano mai. Te lo compra anche la signora col cane. La musica la comprano come i pazzi. In Italia non è mai stato così”.
Ci sarebbero mille altre cose da raccontare (in 45 minuti di telefonata non ci sta una vita, ma ci sta comunque tanto). Numerosissimi gli artisti con i quali ha collaborato, in parte nominati da Guarnera. Andy Forest e Billy Gregory, Nanà Vasconcelos, Rudy Rotta, John Mayall’s Bluesbreakers, Marcia Ball, Little Charlie and the Nightcats, Buckwheat Zydeco, Louisiana Red, John Mooney, Al Green e Taj Mahal, Carey Bell, Lovie Lee, Jeann Carroll, Sugar Blue, Karen Carroll, Luther Allison, Lowell Fulson, Billy Brunch, Coco Montoya, Maria Muldaur, Corey Harris, Brian Auger. Tanti pure i palchi: faremmo fatica a ricordarceli tutti. Tutti i migliori palchi europei per quanto riguarda il jazz e il blues.
Tra le esperienze pazzesche che ricorda volentieri quella della Mediterranean Blues Cruise, la crociera più ‘blues’ del mondo. “Quello della compagnia navale fu un esperimento, che poi ebbe seguito. Suonavamo più volte al giorno, e tutte le sere. Non riuscivo ad andare a letto prima delle 4, spesso ci univamo ad altri concerti e suonavamo insieme. C’erano sulla nave vari spazi dove si suonava. Gli altri viaggiatori erano soprattutto americani, ma c’erano anche tedeschi, inglesi e belgi. C’era un clima pazzesco. Il primo esperimento fu fatto con una nave piccola, l’ultimo la nave era gigante, una città galleggiante”. Una città in cui si respirava musica a tutte le ore.
Presto sarà nonno. La figlia non riesce a vederla spesso. Vive ad Honululu, dove è di stanza il marito che è un soldato americano. “Nascerà in questi giorni – ci racconta orgoglioso – ma ci vedremo appena potrò, magari a Natale. Sarà un Natale simpatico!”.
Pippo Guarnera parlerebbe per un’altra ora e mezza, ma il nostro intenso viaggio, fatto da due domande sbagliate e 45 minuti di storia della musica finisce qui. C’è tempo ancora per qualche parola, ci chiede scusa per averci portato via più tempo del previsto. Non è stato tempo perso, tutt’altro. E’ stato tempo guadagnato, tempo passato a leggere un libro aperto e scritto di getto, con tutte le variabili del caso.
Domenica il ‘miglior hammondista d’Italia, ed uno dei maggiori interpreti dello strumento a livello mondiale’ si esibirà a Casalmaggiore. Sarà occasione per avvicinarsi un po’, dopo aver seguito le briciole sulla strada, al gigante. Tanti piccoli Pollicini che ascolteranno la sua musica. E non saranno gli States, ma sarà comunque bello, almeno per chi avrà il piacere di vederlo su un palco.
Nazzareno Condina