Angeli di San Rocco, nessuna possibilità. Don Claudio: "Non possiamo portarli via"
Provate a pensare cosa sarebbe Casalmaggiore senza la cupola del duomo, senza il suo campanile, senza la skyline di San Francesco. Le Chiese sono un valore per la città, e non solo per il loro significato religioso
CASALMAGGIORE – Scenderanno (o saliranno per chi crede) gli angeli, in un futuro si spera remoto. Perché nulla si può fare contro l’incedere implacabile del tempo. Resteranno lì, aggrappati ad una struttura già di per se problematica per la quale non ci sono fondi per intervenire in maniera ‘definitiva’, sino a che sarà. “Abbiamo provato – racconta don Claudio Rubagotti – a capire se fosse possibile staccarli da dove sono per metterli in sicurezza, ma non ci hanno dato il permesso di farlo”.
Don Claudio Rubagotti è l’abate (un tempo mitrato, oggi il titolo è decaduto) di Santo Stefano. Tra le dipendenze parrocchiali c’è anche quella chiesa, San Rocco, che guarda il fiume. Quel che ne resta.
“Per un voto a San Rocco la popolazione locale costruì una chiesa a lui dedicata in segno di devozione e di ringraziamento dopo una pestilenza del 1497. Completata nel 1511, nel 1574 ne fu decisa la ricostruzione per ospitare la Confraternita del Santo Spirito: ad una sola navata con tre cappelle laterali, copertura a volta, altare maggiore e coro secondo i canoni del tempo. Una radicale ristrutturazione in forme tardo-barocche fu avviata nei primi anni del Settecento in seguito ai danni causati da una piena del Po: a questa fase risalgono gli angeli in stucco che ornano ancora l’arco presbiteriale. Le conseguenze di un’altra piena, nel 1951, sono all’origine dell’attuale stato di rudere: in seguito ai danni provocati fu decisa la parziale demolizione, a cui ha fatto seguito un lungo periodo di totale abbandono delle parti rimaste intatte”. Questa la descrizione che si legge nella pagina del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Una descrizione che tiene solo parzialmente conto di quello che è successo dopo: atti vandalici, razzie, incuria. Restano quegli angeli sospesi, aggrappati tra la terra e il cielo. “E’ il destino di tante opere in Italia – prosegue don Rubagotti – che restano lì sino a quando alla fine non si perdono. Impossibile intervenire: la Chiesa non ha i fondi e quando ve ne sono le possibilità, non si possono sfruttare. Penso alla Chiesa del vecchio Ospedale che non è nostra ma ha opere d’arte importanti”. Un valore immenso, una tradizione artistica che si sbriciola per mancanza di risorse.
A questo punto non resta che attendere la dipartita, anche di quegli angeli. Sono un patrimonio della città, prima o poi si perderanno e non solo perché non c’è il permesso di staccarli per preservarli, ma anche perché il distacco è opera complessa che richiede ditte specializzate ed un impegno economico non indifferente. “Da quando sono a Casalmaggiore e per tutto il tempo che ci resterò – conclude don Rubagotti – cercherò di far capire che le Chiese non sono solo il simbolo religioso, non sono solo importanti per chi crede, ma sono patrimonio di tutti, patrimonio della città. Provate a pensare cosa sarebbe Casalmaggiore senza la cupola del duomo, senza il suo campanile, senza la skyline di San Francesco. Le Chiese sono un valore per la città, e non solo per il loro significato religioso”.
Sono la città stessa. La sua storia, la sua tradizione, il suo passato. Sono il presente e – almeno per quel che riguarda quegli angeli – difficilmente ne saranno anche il futuro.
Nazzareno Condina