Cronaca

'Aspettando Godot'. Gli anonimi della protesta colpiscono ancora: istallazione sul ponte nella notte

Questa mattina la scena del teatro dell'assurdo, un Beckett che - in poche parole - riassume tutto. "E ora possiamo andare?" sembrano ripetere i due manichini in scena. Sarà probabilmente questione di ore e qualcuno si affretterà a rimuoverli.

CASALMAGGIORE – Due manichini, seduti con le spalle rivolte al ponte e lo sguardo alla strada. Uno striscione in cui campeggia la scritta ‘Aspettando Godot’. Il dramma di Samuel Beckett, opera in due atti scritta negli anni ’40, narra di due persone che attendono il signor Godot. Lo attenderanno invano nell’oggi, poiché Godot arriverà, ma sempre domani. La scena, la rampa del desolato ponte vuoto, è il più mirabile degli sfondi ‘en plain air’ che si potesse trovare. Il senso di vuoto è rotto solamente dal passaggio di una bicicletta, e di un motorino, che sfidano le regole andando nell’oltre. I personaggi della ‘scena teatrale’ hanno lo sguardo sulla vita che passa ‘nell’altrove’ ma il pubblico ha solo quella del vuoto. Del nulla. Dell’attesa di un Godot che arriverà domani.

In principio fu la bara realizzata da un gruppo di anonimi stanchi, la cui identità resta segreta ma è in fondo quella di tutti. Pendolari, imprese, semplici cittadini che aspettano il domani che è sempre un po’ più in là, che è sempre un tempo riflesso che diventa domani ogni volta che tocca l’oggi. Durò un giorno, prima di essere rimossa ed essere depositata al comando della Polizia Municipale. Poi dopo poco fu il turno della vera e propria tomba, delle lenzuola in stazione e al cavalcavia, che invitavano i cittadini ad attivarsi, per non essere complici. Durò un giorno in più quella protesta prima di essere cancellata da mani solerti. Poi fu il turno dei lumini. Rimossi quelli in cera dalle GEV per evitare il rischio incendio, furono lasciati quelli a batteria. Qualche giorno e furono rimossi anche quelli.

Questa mattina la scena del teatro dell’assurdo, un Beckett che – in poche parole – riassume tutto. “E ora possiamo andare?” sembrano ripetere i due manichini in scena. Sarà probabilmente questione di ore e qualcuno si affretterà a rimuoverli. Il potere non gradisce mai la protesta, ma la protesta rinasce, ogni volta. Grazie ad anonime anime che ogni volta ritornano, con qualcosa di nuovo. Anime in lotta contro l’immobilismo, i tempi biblici, lo scarso interesse istituzionale, la scarsa volontà (o la paura, o la frustrazione, o la profonda stanchezza) delle persone di attivarsi.

Godot arriverà, forse a settembre dell’anno prossimo. Nessuno può sapere se nei tempi previsti, nessuno può sapere quanto poi si tratterrà. Intanto non c’è, e con lui non c’è nessuna certezza nell’oggi. E’ il destino di un territorio a cavallo tra due regioni, a cavallo di un fiume diventato confine: un territorio spogliato di tante speranze, in cui i servizi spariscono, uno per volta e con i servizi (Punto Nascite, infrastrutture) si attenua anche la speranza. Teatro dell’assurdo? No, realtà, purtroppo.

Nazzareno Condina

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