Il ponte e gli effetti collaterali: la Castelnovese (più sollecitata) è sempre più una gruviera
Logicamente sono molti di più i mezzi, soprattutto pesanti, costretti a passare per questa via, andando così a creare un’urgenza di interventi inizialmente non previsti e difficili da organizzare per le casse sempre asfittiche delle Province.
Non vi è solo il disagio di chi quel ponte sul Po non può più sfruttarlo da ormai dieci mesi, se non passandovi a piedi o in bicicletta, costretto comunque a chiedere poi spesso un passaggio a qualche amico o collega di lavoro sull’altra sponda. Non vi è solo l’insopportabile lentezza, per non dire stasi, della burocrazia. Il punto, infatti, è che tra gli effetti collaterali della chiusura del manufatto che collega, solcando il Grande Fiume, Casalmaggiore e Colorno, vi è pure la situazione sempre più aggravata di strade che, pur solitamente frequentate in quanto provinciali o ex statali, hanno subìto un aumento notevole del carico, in particolare di mezzi pesanti, andando così in notevole sofferenza.
Non vi è soltanto, infatti, il ponte di Viadana, costretto a sopportare quasi 15mila mezzi in più al giorno, dato che quel collegamento verso Boretto e la provincia reggiana rimane l’unico agibile da settembre ad oggi, e ancora fino a tutto il 2018 e forse per l’intero 2019. Un ponte sul quale i lavori sono stati effettuati di recente ma che, se le sollecitazioni dovessero continuare, rischierebbe grosso, perché quei lavori non sono stati pensati, almeno inizialmente, per sopportare carichi extra e per di più a così lungo termine. Anche la Castelnovese, ossia la strada che collega Casalmaggiore a Viadana è tutta una buca, in particolare in presenza di alcune rotonde, quelle delle frazioni di Casalbellotto e Roncadello ad esempio, dove l’usura dell’asfalto non necessita di molti commenti.
Logicamente sono molti di più i mezzi, soprattutto pesanti, costretti a passare per questa via, andando così a creare un’urgenza di interventi inizialmente non previsti e difficili da organizzare per le casse sempre asfittiche delle Province che gestiscono quelle arterie. Proprio il traffico pesante fa infatti la differenza, senza dimenticare – per restare a un esempio concreto – chi tra i camionisti preferisce l’uscita autostradale di Campegine o Terre di Canossa, ad esempio, rispetto a quella classica, e prima di settembre 2017 preferita, di Parma. Una strada che poi, per chi deve muovere verso il Casalasco, non propone quasi alternative alla Castelnovese.
Ci sarebbe la famosa Gronda Nord, con un tratto di asfalto sconnesso (a causa di lavori fatti male sin da principio, come è stato rivelato) e un tratto invece quasi nuovo di zecca, che però in zona Viadana sbuca nel nulla e muore in un vicolo cieco della zona industriale. Difficile ritenerla, specie per i mezzi pesanti, una alternativa credibile. Misteri all’italiana, dirà qualcuno. Scoprendo che il ponte è forse la magagna più clamorosa, ma certo non l’unica…
G.G.