Cronaca

Treni, lo sfogo di un pendolare, Massimo Artesani: "Il disservizio non è più accettabile!"

"Ma perché, perché, perché? Dobbiamo espiare colpe di cui non siamo a conoscenza? Pretendere delle risposte è forse chiedere troppo? Ci sono dei responsabili di tutto ciò?"

La situazione del treno partito questa mattina alle 7.15 da Casalmaggiore. Foto: Alberto Capelli

CASALMAGGIORE – La vita dei pendolari è una storia che si ripete. Una storia di disagi, di insicurezza e di inquietudine. Sulla tratta Brescia Parma poi l’impressione di essere lasciati soli, in balìa degli eventi, è ancora più grande. La vita, in una delle dieci tratte peggiori d’Italia secondo la classifica di Legambiente, è una non vita. Questo il racconto di un pendolare, Massimo Artesani.

“Casalmaggiore, ore 6.00, suona la sveglia, da quasi un anno da quando il ponte tra Casalmaggiore e Colorno è stato chiuso, in anticipo rispetto a quando era aperto. Ci sia alza, ci si lava, si fa colazione, si fa fare un giro al cane, si da mangiare ai gatti, si sale in macchina per arrivare alla 7.10 alla stazione ferroviaria, parcheggiare… Anche questa semplice azione all’inizio era difficile, complicata per la mancanza di posti macchina e per le multe con le quali il Comune aveva pensato bene di fare un po’ di cassa e di sanzionarci ulteriormente. Adesso abbiamo “colonizzato” l’area privata adiacente e la situazione non presenta grossi problemi”.

Di fronte ad un problema che sembra essere parzialmente risolto, se ne aprono altri. “La stazione è diventata un luogo o un “non luogo” ormai familiare, i volti, le espressioni sono sempre le stesse, tra il rassegnato, lo stanco e il divertito, si porta pazienza, tanta, ci si adatta e si accetta (per quanto ancora?). Si gioca al toto-treno: arriverà o non arriverà, si fanno scommesse su quanto ritardo avrà oggi, si apriranno le porte (si, succede che non riesci a salire perché le porte non si aprono!) e quante carrozze ci saranno? Di sicuro sarà sempre lo stesso, scalcinato, inquinante essendo diesel, sporco e puzzolente, vecchio… sopra ci sono sedimentati e stratificati i segni ormai indelebili, mai stati cancellati, di tutta la varia umanità che ci è passata sopra, ed è tanta visto che le carrozze o la carrozza (termine alquanto appropriato!) ha almeno 40 anni!”

L’estate poi è ancora più paradossale per chi viaggia in treno. Già questa mattina avevamo raccontato del monovagone. Massimo era uno dei passeggeri della scatola di sardine: “Da giugno, con la chiusura delle scuole, Trenord ha ovviamente pensato che i lavoratori e gli studenti universitari non lavorino o non studino più, quindi le carrozze sono passate da 4 o 5 (faticosamente ottenute dopo giorni e giorni di “viaggi della speranza”) a 1! In molti perdiamo la scommessa fatta con il vicino di sventura dicendo: “no non è possibile che ancora arrivi la monocarrozza, avranno capito che non è sostenibile una tale situazione, vedrai…” Invece la realtà supera la fantasia… Almeno 100 persone cercano di salirci sopra, la monocarrozza è già piena, ci stipiamo come sardine (per non fare paragoni con situazioni di deportazioni di massa). Il vicino che era con te a terra adesso è molto “vicino” e con lui altre persone, riesci a scorgergli dettagli che forse non avresti mai conosciuto, ci si stringe sempre di più perché ci sono alcune persone che non riescono a salire, il caldo, la rabbia, lo sconforto e la rassegnazione salgono”.

Quindi, inevitabile, lo sfogo e l’amarezza: “Ma perché, perché, perché? Dobbiamo espiare colpe di cui non siamo a conoscenza? Pretendere delle risposte è forse chiedere troppo? Ci sono dei responsabili di tutto ciò? Cosa possiamo fare? Domande a cui qualcuno ha il dovere di rispondere. Tutto questo è assurdo, surreale e non più accettabile in un paese che si dice civile. Domani comunque alle 6.00 la sveglia suonerà ancora e la storia si ripeterà”.

Si fa fatica a credere che tutto questo avvenga nell’opulenta Lombardia e nella grassa Emilia, a cavallo di due tra le Regioni che si dicono più avanzate, più civili, più funzionali d’Italia. Ma questa è la realtà: una storia che si ripete, sempre uguale. Una storia che non interessa ne a RFI, ne a Trenord, ne a Regione Lombardia, ne alla corrispettiva Emilia Romagna. L’opulento nord è pure questo: non dissimile – in quanto a trasporti – al sud del mondo.

Nazzareno Condina

 

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