Ponte, scatta la protesta almeno nelle intenzioni: livello di sopportazione ai minimi termini
Istituzioni che non sono nemmeno capaci di proclamare l'evidenza di uno stato di calamità e mettere insieme un minimo di risorse a favore della popolazione
CASALMAGGIORE – Si fa prima a dire che a fare, questo è pur vero. Ma le due proposte emerse in queste ore per spezzare la spessa catena dell’indifferenza e della sensazione di ‘menefreghismo’ istituzionale nei confronti di tutti gli enti coinvolti testimonia – se non altro – un grado di sopportazione giunto ai minimi termini.
A 9 mesi e mezzo dalla chiusura del ponte Po la sensazione è quella di essere stati lasciati soli. C’è un Comitato, il Treno Ponte Tangenziale, che cerca di portare avanti battaglie di buon senso, segnalazioni ed esposti che, dal prefetto in su, continuano a cadere miseramente nel vuoto, una crisi che si fa sempre più profonda e tocca tutti, dalle imprese alle singole famiglie, con singolare durezza. C’è un mondo politico che prosegue nel procastinare anche la minima ipotesi di un qualunque tipo di soluzione.
A un certo punto, anche le sfere più solide e più saldamente legate al resto del tronco precipitano verso il basso. E non è solo la legge di Newton a farla da padrona.
Le due proposte di questi giorni hanno un ché di dirompente e, a loro modo, ‘rivoluzionario’. La prima, quella lanciata da Leandro Zanni, uno degli attivisti sin dalla prima ora delle proteste, assiduo presenzialista a tutte o quasi le manifestazioni.
“La mia proposta – scrive Zanni – è di attivare un serpentone di auto che andando molto piano blocchino di fatto ed in modo alternativo, strade provinciali dell’una e dell’altra provincia. In testa al corteo un auto con un cartellone con manifesto funebre del territorio e dove si chiede scusa per i disagi arrecati.
Arrivare sotto i palazzi delle due provincie e rompere i coglioni! Attivazione di un presidio permanente in prossimità del ponte dove distribuire volantini alla popolazione di Casalmaggiore, specialmente quella distratta dall’immenso problema degli immigrati, delle famiglie arcobaleno e dei falsi allarmi sui vaccini, sull’allunaggio del 1969, sulle scie chimiche ed altre amenità degli ultimi arrivati forti e vanitosi della loro inesperienza politica quasi fosse un plus.
Il vero problema è un territorio che muore, al quale verrà pian piano tolto anche l’ospedale, di fatto in sofferenza di presenze parmensi visti i tempi biblici per una incerottata di ponte che potrebbe manifestarsi inutile al primo stormir di fronde. Un territorio che non ha una ferrovia da terzo millennio ma un binario vecchio in balia di una manica di incapaci gestori che non riescono a mettere in fila più di 2 carrozze, che non riescono a gestire partenze e arrivi con un ragionevole tasso di precisione, che mettono a disposizione materiale vecchio che non vorrebbe utilizzare neanche il terzo mondo.
Un territorio al quale tutti i politici chiedono voti e fino ad oggi hanno risposto picche, un territorio che è uno dei più produttivi d’Italia e che paga fior fiore di tasse e balzelli comunali, territorio composto di cittadini di serie B dove le Istituzioni locali si mostrano inefficaci a prendere posizione e si trincerano dietro lavate di mani alla Pilato riversando le colpe sempre su altri.
Istituzioni che non sono nemmeno capaci di proclamare l’evidenza di uno stato di calamità e mettere insieme un minimo di risorse a favore della popolazione con bonus benzina o tasse visto l’enorme disagio dei trasporti arrecato (Di Maio e Toninelli battete un colpo se avete memoria RAM superiore a 4 GB)”
La seconda idea – la più folle – è quella a cui sta lavorando il consigliere Orlando Ferroni. Un’idea pazza e con ogni probabilità non realizzabile, ma che nella sua follia testimonia quantomeno la fine di una pazienza giunta ai minimi termini.
“Propongo di far montare una campata del ponte sul Listone. Una sorta di sfida alle istituzioni incapaci di avanzare una soluzione, incapaci di risolvere il problema, o di iniziare a risolverlo. Ho chiamato una delle ditte che si occupano della questione e la cosa è fattibile. Ha un costo ma i soldi si trovano. E’ una maniera per dire: noi siamo pronti, e voi, dove siete? Dove è finita la provincia di Parma? Dove sono finiti tutti quelli che sono venuti qui a fare promesse? Qualcosa di forte bisogna farlo, perché tutti si sono dimenticati di noi. Sono venuti quando dovevano prendere i voti, tutti a fare la loro passerella sul ponte, in stazione e poi sono tutti scomparsi. Qui la crisi è seria, stiamo perdendo migliaia di euro ogni giorno. E la gente è stanca di sopportare, stanca davvero. Ne vedo tanta che mi chiede di fare qualcosa. Se non si danno risposte andrà a finire che la gente se le cercherà da sola”.
In verità non sono le uniche due proposte di rottura sul tavolo, c’è anche quella della protesta fiscale che di tanto in tanto avanza, o quella del mail bombing (no, niente di dinamitardo, è l’intasare la posta di qualcuno con una valanga di mail) fatta a danno dei politici che dovrebbero rappresentare il territorio.
Poi, è sempre più facile dire che fare. Ma la stanchezza per una situazione disperata che continua a far vittime, a dissanguare la gente senza che vi siano neppure tempi certi per una qualunque soluzione è reale. Riprova – piccola se vogliamo, ma concreta – la si trova nei viaggiatori di Trenord. Sono sempre di più quelli che dalle parole sono passati ai fatti: il non pagare il biglietto, o il chiamare la Polfer in stazione a Parma per segnalare le situazioni di disagio sono diventate sempre più comuni.
E del disagio, della rabbia e della sofferenza di un’intera terra a cavallo tra i due fiumi la politica dovrà prima o poi tenerne conto.
Nazzareno Condina