Cronaca

Ponte e ferrovia, i silenzi della politica e la crisi. Durissimo comunicato del Comitato TPT

Il servizio è sempre pessimo: i ritardi quotidiani e le costanti soppressioni rendono ancora più difficile la vita di tutti i pendolari, già fortemente pregiudicata dalla chiusura del ponte

CASALMAGGIORE – Erano stati qui, sul territorio, a far promesse. Il vice premier Luigi Di Maio (esercito, stato d’emergenza, intervento immediato, impegno sulla ferrovia, impegno per i cittadini tra le altre cose) e l’attuale ministro alle infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli (era sceso in barca sul Po, in compagnia di un pezzo di grana padano ed uno di parmigiano reggiano, la celebrazione di Orietta Berti ed altri protagonisti collaterali, esiste ancora il video in cui si chiedeva in perfetto stile britannico dove ‘cazzo’ erano le istituzioni e in un post di quattro mesi fa sul suo profilo facebook ripeteva “Sì al Ponte di Casalmaggiore-Colorno, No al Ponte sullo Stretto di Messina. Vogliamo dire basta con le speculazioni delle grandi opere per usare invece i soldi pubblici per le piccole opere diffuse e veramente utili per i cittadini”). Promesse, al momento del tutto simili a quelle del marinaio.

Secondo fonti vicine ai 5 Stelle, e ben informate, presto si potrebbero avere novità. Il Ministero delle Infrastrutture starebbe raccogliendo i dossier. E la cosa potrebbe sembrare pure una buona notizia se non fosse che in un ministero in cui c’è più personale che cose da fare, la raccolta dei dati non dovrebbe essere operazione così complessa. Resta il fatto che, dal momento dell’insediamento ad oggi non una parola, una soltanto, è stata spesa a favore delle infrastrutture del territorio e, a 9 mesi e mezzo dalla chiusura di ponte po la situazione si è oltremodo aggravata.

Il territorio presenta il conto della crisi profonda. E si ritrova a far fronte anche alla probabile (e già annunciata) chiusura del punto nascite. Siamo precipitati sotto i 400 parti annui, si è persa – con l’Oglio Po – l’attrattività che si era conquistata col parmense. Un 20% di utenza, come sottolinea anche il Comitato Treno Ponte Tangenziale, in meno. Senza parlare poi delle attività che hanno chiuso o hanno drasticamente ridotto il proprio giro di affari. Il servizio ferroviario è rimasto quello che era (tra cancellazioni, ritardi, linea obsoleta e stazioni chiuse nulla di nuovo) e sul bando e sui tempi dell’incerottamento del ponte vecchio non vi è ad oggi nessuna buona nuova. Inizialmente si era parlato di maggio 2019 per la riapertura di un ponte riparato e a tempo, poi si è passati a luglio/settembre, ed ancora non c’è neppure il bando. E’ prevedibile dunque (essendo i tempi previsti al netto di possibili problemi) che il tempo slitti ancora. Del ponte nuovo poi non si hanno ancora notizie. Ci vorranno dieci anni forse. Dopo oltre nove mesi, non si è ancora partiti.

“Si sono appena insediati, diamogli tempo” ripetono come in un mantra i simpatizzanti 5 stelle. E’ proprio il tempo che manca ad un territorio ormai stremato. Che poi, pure il concetto di tempo sarebbe – se la situazione non fosse tragica – qualcosa sulla quale sorridere. Il precedente governo doveva agire subito (anzi, avrebbe dovuto agire il giorno prima delle sollecitazioni). A questo il tempo, in attesa del recupero dei dossier, può essere concesso. Magari, tra una barca che viene ed una che va, pure il ministero delle Infrastrutture a ‘trazione’ cremonese troverà dieci minuti utili, un pensiero, due parole, per un territorio del tutto dimenticato anche da chi aveva promesso di prendersene cura.

Ieri intanto un durissimo comunicato del Comitato Treno Ponte Tangenziale ribadisce i concetti che scriviamo da tempo. Siamo oltre la farsa, oltre il sopportabile, oltre la decenza. Lo stesso Comitato ha chiesto un’audizione in Regione. Lottano come leoni, anche loro, soprattutto loro. Ma il mondo della politica, della magistratura e della burocrazia sembra del tutto disinteressato a quel che avviene. Non è questione di appartenenza politica. E’ un modus operandi classico. Del vecchio passato e del nuovo che avanza. O che quantomeno dovrebbe – stando alle parole – farlo.

“Mesi di ponte chiuso – scrive il Comitato – e il punto nascite è precipitato, nel 2017 per la prima volta, sotto i 400 parti. Del resto l’utenza ospedaliera della bassa parmense si aggira attorno al 20%. È il riscontro più immediato e misurabile di come il ponte chiuso stia abbattendo  l’economia e i servizi del nostro territorio oltre ad esasperare la vita dei pendolari. Il nostro territorio è massacrato: chiusura di un reparto dell’ospedale, chiusura del ponte, ferrovia da quarto mondo. E su tutti i fronti si tocca con mano l’inaffidabilità delle istituzioni. Fino a un mese fa assessore regionale alla sanità e direttori generali rassicuravano sulla permanenza del  punto nascite e ecco che invece viene annunciata la chiusura.
Sul fronte ferrovia la magistratura, destinataria di numerosi esposti  non risponde e nessuno sembra avere giurisdizione sulla partita.  Ci auguriamo di non dover affermare, come troppe volte è accaduto in Italia dopo disastri: “L’avevamo detto! L’avevamo segnalato!
Il servizio è sempre pessimo: i ritardi quotidiani e le costanti soppressioni  rendono ancora più difficile la vita di tutti i pendolari, già fortemente pregiudicata  dalla chiusura del ponte stradale e dall’assenza di qualsiasi risposta dalle istituzioni pubbliche. Come se il problema non riguardasse un pubblico servizio che deve avere nella efficienza, puntualità, rispetto degli standard la base minima di offerta. Il silenzio assordante delle istituzioni è ancora più incomprensibile  quanto al ponte stradale: la tempistica non viene rispettata  (slitta la pubblicazione del bando per i lavori di incerottamento, slitta di mesi la durata dei lavori e nessuno ci spiega il perché). Lombardia e Emilia non hanno chiesto lo stato di emergenza che invece avrebbe accelerato i tempi, senza dimenticare che il Presidente della Provincia di Parma, più volte contattato e invitato, non ha mai risposto.
E senza dimenticare nemmeno come hanno aspettato che si riducesse il ponte, prima della segnalazione di un cittadino che casualmente vi passava sotto.
A essere sinceri non vediamo nemmeno una presa di posizione corale, vistosa e reiterata dei sindaci del territorio che si muovono con grande lentezza e solo  previa sollecitazione. Chiediamo agli enti preposti che durante i lavori  vengano attivate squadre notturne come stanno facendo per i lavori di rifacimento del ponte tra Ferrara e Occhiobello. Verrà presa in considerazione questa proposta? I due comitati, trenoponte e pro ospedale, uniti dall’obiettivo di difendere il territorio attraverso i suoi servizi fondamentali, adottano la strategia comune dell’audizione in Regione e soprattutto rivolgono la loro attenzione al neo ministro ai trasporti, il cremonese Toninelli e, tramite lui, al ministro alla sanità, Grillo.?
Non sarà giunto il tempo che le tante promesse udite in campagna elettorale, di interessarsi di questo territorio, da parte dei neoministri possano trovare un evidente riscontro?”.
Lo ripetiamo da mesi. In una terra di parolai vecchi e nuovi. In una terra in cui non si è risolto uno, uno soltanto dei problemi più grandi che gravano sul territorio dalla chiusura del ponte in poi. In una terra in cui tutti, vecchi e nuovi, si arrogano il diritto di fare promesse dimenticando poi il dovere di mettere in campo azioni efficaci per rispettarle. La gente non ne può più e la crisi è davvero profonda. Questo, al momento, l’unico dato certo: resta solo la danza degli avvoltoi, il volo di inutili parole e molta stanchezza. Restano le spese, il tempo perso e la fatica. Resta un Comitato che si batte. Poco altro. Anzi, invero, nulla d’altro nonostante la strenua resistenza di chi i problemi li vive sulla propria pelle.
Nazzareno Condina

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