Facciamo Progressi(ve) L'intervista di Dario Gozzi a Bernardo Lanzetti
"A New Chant" con otto composizioni originali; sette in inglese e una in italiano è il titolo di questo nuovo sforzo. La quasi totalità delle composizioni è a firma Lanzetti.
CASALMAGGIORE – In una serata estiva, Bernardo Lanzetti si esibiva al Lido di Boretto. Il sottoscritto, in un parossismo di goliardica immedesimazione rock’n rollistica e munito di chitarra, diede l’assalto al palco e, affiancatolo, iniziò un brevissimo show parallelo con tanto di doppiaggio simultaneo, della “Have you ever seen the rain” dei Creedence.
Sottoposto “obtorto collo” a questo imprevisto Bernardo signorilmente continuava la canzone, non senza aggiungere alla strofa un più che giustificabile: “Tiratemelo giù !”.
Esplicato l’antefatto aneddotico della controfigura, veniamo all’occasione per questo articolo, dataci dalla pubblicazione dell’album “A new chant” dello storico gruppo casalasco-parmigiano Aqua Fragile.
A riprendere un discorso che vale la pena di ricordare. Le origini le troviamo nei Moschettieri dei diciassettenni parmigiani Gino Campanini alla chitarra, Maurizio Mori alle tastiere e Franz Dondi al basso già in formazione, che grazie alla spinta di un loro professore dai concetti un pò astrusi, si trovano incredibilmente (c’era pure Al Bano) ad aprire per i concerti della prima discesa italiana dei Rolling Stones nel 1967.
La frequentazione dei propri idoli non lasciò indifferenti i ragazzi, che per due anni vennero annunciati nelle balere dalla locandina: “Di ritorno dalla tournee con …” Il passo successivo vede i tre sopracitati Moschettieri unirsi a Pino Canavera (batteria) e al cantante Bernardo Lanzetti, per molti anni stanziato a Casalmaggiore.
Nascono gli Immortali. Presi sotto l’egida del recentemente scomparso Franco Mamone, manager anche della Premiata Forneria Marconi, si fecero apprezzare come supporter di importanti gruppi inglesi quali Uriah Heep, Soft Machine e Gentle Giant. Proprio questi ultimi, ma ancor più i Genesis, possiamo scomodare come termine di paragone per la musica proposta in “Aqua Fragile”, 1973, che dà anche il nome alla nuova ragione sociale della formazione.
Con l’idioma nazionale ancora imperante, il disco è cantato in inglese e si presenta con una canzone shock. La splendida “Morning comes” sembra esattamente suonata dalla band di Gabriel, Hackett, Banks e Collins. La stagione musicale era quanto mai fertile: oltre ai già citati, King Crimson, Emerson Lake & Palmer, Yes ecc… non nascono tutti i giorni.
E gli Aqua Fragile non sfigurano di certo di fronte a questi colossi. La strumentazione vintage (moog, mellotron, chitarre a 12 corde), i tempi dispari, qualche melodia inusuale e l’accresciuta padronanza della materia, li rendono interpreti eccellenti di un progressive rock (a quei tempi chiamato anche Romantico, con incursioni in classica e jazz) contrassegnato da fantasmagoriche atmosfere sonore, squarciate da vocalizzi ora sognanti, ora imperiosi, che emergono da fulgide fughe strumentali.
Nel successivo album “Mass Media Stars”, 1974, si avverte una produzione più elaborata, anche per la partecipazione come produttore e musicista del tastierista dei Trip, Joe Vescovi. Dagli abituali, onirici testi, traspare una vena critica verso le istituzioni. Questo secondo album non abbassa il livello qualitativo delle composizioni, anzi denota ancor più sicurezza ed è inciso meglio. In definitiva, il primo e il secondo album si equivalgono a sono sicuramente tesori nascosti della nostra musica.
Per Lanzetti si aprono poi nuovi orizzonti con una chance difficilmente rifiutabile. La PFM volendo aumentare il successo ottenuto in America, ha bisogno di un cantante che sappia padroneggiare l’inglese e in questo Lanzetti non ha problemi avendo oltretutto studiato negli Stati Uniti.
Bernardo incide con loro tre album in quattro anni dal 1976 al 1979 : “Chocolate Kings”, “Jet Lag” e “Passpartù”. Alcune incisioni pirata documentano inoltre l’accoglienza trionfale per le esibizioni americane, giapponesi e tenendo anche uno straordinario concerto alla Royal Albert Hall di Londra al cospetto della regina madre. Ma Lanzetti già si appresta ad un nuovo cambio di rotta.
Bernardo Lanzetti aveva lasciato gli Acqua Fragile non potendo ovviamente rifiutare l’offerta della Premiata Forneria Marconi, lanciata verso il successo internazionale, di entrare in formazione come frontman, per affrontare il pubblico staniero. Esauritasi questa esperienza con l’incisione di tre ottimi dischi, Lanzetti da il via alla sua produzione solista, con albums di pop-rock in italiano, inframezzata anche da collaborazioni assortite, come con i Cantautores o gli Extra, nonchè con i Mangala Vallis di orientamento progressive.
Naturalmente l’attività concertistica prosegue con proposte eterogenee, con gli storici brani del rock e un ottima scelta di covers, ma non disdegnando di esibirsi anche con un repertorio in italiano. Pubblica dischi sia nel nostro idioma che in quello anglofono, spaziando anche da Dylan al blues. La decisione di ridare vita alla sigla Acqua Fragile – già in passato presa in considerazione ma poi abiurata – con i tre membri originali Lanzetti voce, Franz Dondi basso e Piero Canavera batteria, è quindi la continuazione dopo quasi mezzo secolo di quella storia.
“A New Chant” con otto composizioni originali; sette in inglese e una in italiano è il titolo di questo nuovo sforzo. La quasi totalità delle composizioni è a firma Lanzetti. Ad accompagnare i tre troviamo una serie di ospiti e collaborazioni che aumentano il tasso tecnico dell’operazione. Tra gli altri i chitarristi Michelangelo Ferilli e Alex Giallombardo, il tastierista Alessandro Sgobbio, l’amico batterista Alessandro Mori, figlio di Maurizio che, guarda un pò è stato il tastierista fondatore degli Acqua Fragile.
C’è anche una sezione d’archi ad impreziosire ed enfatizzare il suono. Un altro personaggio quì presente dal curriculum mostruoso è il batterista Jonathan Mover che sostiene il groove nella prima canzone in scaletta “My forte” che subito riallaccia il percorso interrotto. Così pure “The drowning” atmosferica ed intensa con un Bernardo ispirato in un testo drammatico di Nick Clabburn il paroliere di Steve Hackett. L’andamento di “Wear the car proudly” si dipana lussureggiante esponendo il tipico clichè progressive con una maiuscola prova a base di sonorità vintage attualizzate. “Tu per lei” l’uica in italiano, è un accorato peana di dedizione alla musica, mentre “Rain drops” il cui breve testo è opera del poeta sommo del progressive Pete Sinfield, con sommesso e struggente accompagnamento di archi è l’ennesima incantata invocazione. L’andamento decisamente rock di “All rise” vede protagonista il drumming sostenuto di Alessandro Mori a sorreggere le evoluzioni del cantante. “How come” è appannaggio del solo Bernardo con gli arpeggi della sua chitarra acustica come in una placida oasi. Conclude il cd la declamatoria title-track che suggella il tutto con il suo messaggio di volontà di rinascita interiore, un canto nuovo appunto, un augurio affinchè le speranze possano realizzarsi.
Abbiamo raggiunto un Bernardo Lanzetti notoriamente nomade per una breve intervista.
L’uscita di “A new chant” degli Acqua Fragile a quasi quarantacinque anni dall’ultimo disco “Mass media stars”, ci fornisce l’occasione per parlare del genere cosiddetto Progressive, che ha avuto negli anni settanta in Inghilterra i suoi migliori esponenti, ma ha trovato in Italia, ancor prima che in madre patria, dei degni seguaci e i più convinti estimatori. Cosa puoi raccontarci di quel magico periodo anche alla luce del successo che ottenesti com frontman della Premiata Frneria Marconi nei trionfali tours in Giappone e Stati Uniti coe documenta il “Live i USA”?
Note preliminari: mentre il tour in Giappone, Gran Bretagna e USA, mi ha visto protagonista come vocalist e frontman della PFM, il loro album “Live in USA”, uscito all’estero con il titolo “Cook” è precedente al mio ingresso nella formazione. Ho debuttato con la PFM a Tokio nel novembre del ’75 e successivamente siamo stati in tour in UK e USA. Unica band italiana che si rivolgeva a un pubblico internazionale. Ancora quei sucessi mi aprono strade impensabili. Il progressive in Italia, agli inizi, con il nome pop, è un genere musicale che unisce il rock alla musica classica, al folk, fino al jazz e alla sperimentazione. Si ama considerare il disco “In the court of the Crimson King” dei King Crimson pubblicato nel ’69 come il primo album progressive. Tra i precursori senza dubbio il gruppo dei Moody Blues e l’album “Sgt Pepper’s lonely hearts club band” dei Beatles. dal ’70 al ’77 circa, si pensava di cambiare il mondo con la musica. Effettivamente qualche cambiamento, almeno nel busines della musica ci fu: i gruppi musicali potavano registrare la loro propria musica, i palasport sostituirono le balere e persino il festival di Sanremo perse il suo pubblico televisivo. Prima con gli Acqua Fragile poi con la PFM ho vissuto quel periodo nelle sue fasi più significative.
Il tuo riavvicinamento al progressive lo abbiamo segnalato recensendo l’album che hai realizzato con Roversi e Cavalli Cocchi. Il progressive rock è musicalmente senza confini precisi, ma è contraddistinto dalla predominanza della fantasia e della ricerca. Unisce vari stili e suggestioni, attraverso mirabolanti strumentisti, ad accompagnare testi immaginifici con evidenti esiti letterari. La musica e l’arte in generale sono in gran parte il frutto del proprio tempo, per cui oggi a sostituire quegli splendidi interpreti di sogni in musica abbiamo blateranti rapper che gratificano il nulla esaltando l’ignoranza, oppure fenomeni da baraccone mediatico, dietro la cui invadente presenza si cela il vuoto. Una bella differenza non ti pare?
Hai detto tutto tu!
La tua voce ha una timbrica molto originale e ti piace ancora sperimentare ed inerpicarti in vocalizzi che altri non rischierebbero. Un cantante che secondo me ti si può accostare è Roger Chapman, ex Family. Non trovi?
Trovo, ma solo per il mio periodo anni ’70. Al momento mi sia concesso l’ardire, non conosco altri vocalist con la mia estensione superiore a tre ottave, la mia potenza e perchè no, la mia cultura nel canto unita alla capacità di cantare in varie lingue.
La formazione odierna degli Acqua Fragile vede gli storici e ancora bravissimi Franz Dondi al basso e Piero Canavera alla batteria, più alcuni ospiti (incluso il poeta del prog Pete Sinfield, autore delle liriche di un brano). Avete firmato per la Esoteric, importante etichetta straniera. Considerando che il progressive ha sempre mantenuto più che attivo il suo circuito internazionale, avete progetti o qulache sorpresa per il futuro?
Stiamo valutando di proporci in situazioni ” live”: al momento lavoriamo a due opzioni ovvero una formazione elettrica allargata o una sinergia con orchestra classica. Avrei potuto essere più descrittivo ma alcune delle domande già contenevano risposte condivisibili. Buon lavoro. Saluti.
Concludiamo parafrasando una strofa di una sua vecchia canzone per salutare e definire Bernardo “He’s still on the run…”
Dario ‘Bluesman’ Gozzi