Cronaca

Cingia De Botti, tra musica, biodiversità e arte. Con lo sguardo rivolto al futuro...

"Noi possiamo intuire il talento, ma la scuola ha una funzione importante: quella di dare a tutti loro la possibilità di provarci". Provare a realizzare i sogni, a mettere in luce le specificità

CINGIA DE BOTTI – “Non sappiamo se tra i nostri studenti c’è un futuro musicista o un attore di teatro, non sappiamo se c’è un futuro atleta o un pittore. Noi possiamo intuire il talento, ma la scuola ha una funzione importante: quella di dare a tutti loro la possibilità di provarci”. Provare a realizzare i sogni, a mettere in luce le specificità. Nonostante tutto, nonostante una scuola in cui, dalla riforma Gelmini in poi, sono calate risorse e possibilità, è calata l’autonomia (pochi soldi, pochi investimenti) e la varietà delle proposte.

Non è calata la voglia di fare delle scuole di frontiera. Quelle realtà piccole – come la stessa Cingia De Botti – che continuano, oltre a puntare tutto sull’insegnamento di tipo tradizionale, ad aprirsi al mondo divenendone pure parte attiva. La festa di fine anno scolastico ha messo in luce proprio questa volontà, la passione di un corpo docenti che si mette in gioco e di tanti ragazzi tanto più avanti di quanto a volte la stessa società è portata a credere. Ragazzi straordinari, insegnanti motivati ed occhi aperti sul mondo. A partire da quello appena fuori dalla scuola.

La scuola è una vecchia struttura che ben si presterebbe ad un film degli anni ’60. Di quelli in cui il maestro esce dall’uscio con la pipa e gli studenti in fila col grambiule tutto uguale. Dentro le cose vanno un po’ meglio. Di certo non è una struttura moderna ma moderno è il pensiero che ne permea le attività e moderne sono pure le tecnologie che vengono di volta in volta utilizzate. Partiamo da qui, da questo cappello introduttivo per illustrare il resto.

SAGGIO MUSICALE – In una delle classi ci sono i genitori ad ascoltare gli studenti che suonano. Si va da pezzi classici ad altri moderni. Non solo il caro e vecchio flauto, strumento da sempre insegnato soprattutto nelle scuole medie. Ci sono le chitarre, le tastiere e lo xilofono e c’è un ragazzo impegnato con la fisarmonica. E’ uno strumento complesso da suonare ma quel ragazzo ha avuto ‘la fortuna’ di avere un nonno che la suonava, e da lui ha appreso i rudimenti. Il maestro di musica non c’è. Oggi è a San Giovanni in Croce. Altro limite dell’organizzazione scolastica il nomadismo degli insegnanti condivisi. Suonano in maniera più che discreta i ragazzi – in considerazione del fatto che quello che suona è un gruppo piuttosto numeroso -. Ci sono quelli alle prime armi, e quelli più ‘virtuosi’. Il suonatore di fisarmonica è seduto su un banco, li guarda tutti in faccia. Ma, ancor più che guardare è concentrato sul suo strumento. Passione da ‘tradizione di famiglia’. Passione che mostra, pure a scuola.

BACIARTE – Ero venuto sino a Cingia su invito per questo in fondo. Per vedere una mostra. Poi, in maniera del tutto gradita, sono stato coinvolto anche in tutto il resto. A spiegarmi la mostra Elisa, Alessandro, Emanuele, Anna, Giorgia, Valentina, Pietro, Daniele e Valentino. Sono i rappresentanti delle due classi, 3A e 3B guidati dall’insegnante di Arte Sergio Casotti. Il Bacio nella scultura, nella pittura, nel cinema e nella fotografia. Una guida discreta quella dell’insegnante, come ci spiega lui stesso: “Le opere le hanno decise loro, poi le hanno approfondite”. Una maniera diversa di affrontare l’arte all’interno del programma scolastico. Una maniera bella. Sono in gamba i ragazzi. Ognuno è addetto alla spiegazione di un’opera. Ne traccia i contorni, ne individua il periodo storico, ne narra le vicissitudini poiché ogni opera ha qualcosa da raccontare. Si va dalla prima rappresentazione in calcite di un bacio, di epoca preistorica, alla serigrafia e ai grafiti Underground di Keith Haris, passando per il ‘Bacio di Giuda’ di Giotto, per Antonio e Cleopatra di Tiepolo, per la scultura di Amore e Psiche di  Canova, per il più classico dei baci nell’arte, quello raffigurato da Hayez, per il bacio sulla fronte del poeta di Paul Cezanne, il bacio ‘aureo’ di Klimt e i baci a confronto di Pablo Picasso. Si passa per tante opere, tutte illustrate con dovizia di particolari dai ragazzi.

Non ci sono solo i baci soliti. Il bacio è passione, condivisione, sensualità, approvazione. Ci sono baci classici, ed altri più complessi da spiegare, ma altrettanto veri, vivi, appassionati. C’è il bacio a letto delle due prostitute raffigurate da Toulouse Lautrec con il pittore che “Cerca di celare la purezza dell’attimo raccontando chi sta raffigurando anche attraverso l’utilizzo delle righe di colore che tagliano il bianco” (la spiegazione è quella degli stessi studenti, chapeau). E’ una scuola in cui l’omosessualità è un quadro, ed un racconto del tutto normale di un bacio e di una passione. Spesso i ragazzi sono più avanti di chi ha trent’anni in più di loro, di chi distingue e crea categorie, di chi dice quel che è eticamente opportuno e quello che non lo è. E’ una – tra le tante – considerazioni che mi vengono da fare con un sorriso e un po’ di orgoglio ricordando altri ambienti ed altre storie.

La mostra si chiude con un’istallazione mostrata a video, in cui – l’ambientazione è quella di una guerra – due opere si avvicinano sino ad incastrarsi e poi si allontanano in un moto perpetuo. Ottimo lavoro, ragazzi. Davvero un ottimo lavoro!

A SPACE FOR LIVING ‘SPICED’ SPECIES – Alla scoperta della biodiversità. Quella che vediamo tutti i giorni, senza più farci molto caso. A partire dalla scuola, dal cortile. 48 studenti coinvolti, 280 osservazioni relative a 139 specie, con una netta prevalenza per gli invertebrati (187 specie, di cui l’83% di insetti e 11% di aracnidi). “I grandi eploratori del passato – scrive il curatore scientifico Simone Ravara – affrontavano lunghi viaggi in paesi lontani ma, agli occhi del naturalista in erba, il giardino dietro casa può avere la stessa valenza di una foresta pluviale, ricco di esseri che l’occhio disattento nemmeno immaginava. Solo conoscendo ed apprezzando anche emotivamente ciò che ci circonda si può acquisira la consapevolezza di quanto sia importante rispettare e proteggere la natura, anche quella minima”.

Il lavoro degli allievi – un lavoro complesso quanto affascinante – ha visto più fasi, in diversi momenti. Dall’osservazione all’acquisizione delle immagini delle varie specie tramite l’utilizzo dei tablet, all’identificazione tramite la piattaforma INaturalist dove esperti hanno dato un nome agli elementi raccolti. Poi ancora nidi, insetti osservati al microscopio, bioblitz.

“Il progetto di scienze – spiega Cinzia Bigliardi – ha visto coinvolti alunni aderenti facoltativamente, sotto la guida di tre docenti. Gli obiettivi erano quelli di imparare ad effettuare osservazioni scientifiche, utilizzare correttamente le nuove tecnologie, lavorare autonomamente sulla piattaforma INaturalist, coinvolgere gli alunni in attività gratificanti e stimolanti. Il progetto si proponeva di rilevare i cambiamenti nel tempo della biodiversità presente in un ambiente antropizzato di pertinenza scolastica, dal cortile al piazzale. A tal fine si sono effettuati semplici interventi per incrementare la biodiversità già presente, producendo e realizzando mangiatoie e nidi artificiali. Sono stati utilizzati, inoltre, strumenti scientifici di rilevamento e analisi dei viventi, come trappole a caduta per insetti, microscopi ottici e stereomicroscopi”.

Gli studenti hanno appreso un modo nuovo – tra le altre cose – per utilizzare L’universo della tecnologia. Un mondo che ne ha fatto, come spiegato da Federico Delfini, attivi fruitori.

Un video di 9 minuti ha illustrato tutto il lavoro, un lavoro partito da Cingia che andrà avanti anche in estate e probabilmente verrà esteso agli altri plessi (San Giovanni e Gussola) del Dedalo. Un piccolo particolare (insignificante se volete, ma che ho gradito): le musiche a corredo del video erano di Simon e Garfunkel e James Taylor. Roba raffinata insomma, mica storie da tutti i giorni.

CONCLUSIONE – Una scuola attiva, dinamica e consapevole. Una scuola in cui a tutti viene data la possibilità di coltivare i propri talenti e spingere al massimo le proprie possibilità e capacità. Andandomene via, non posso che notare lo stridente contrasto tra struttura e proposte. La scuola di Cingia è molto più avanti degli anni che mostra. In una struttura che porta i segni del passato c’è – fortissimo – il segno e la forza del futuro. Parafrasando l’inizio della frase di una delle insegnanti, non so se tra loro ci sarà un atleta, un aviatore, un biologo o un insegnante. Ma ho la speranza – anzi la certezza – che in tutti loro resterà un ricordo indelebile. Quello di una scuola che ha dato loro le basi per un futuro di uomini e donne più aperti e più in gamba di quanto forse tutti noi lo siamo stati.

Nazzareno Condina

 

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