Danilo Toninelli ministro alle Infrastrutture e trasporti: le parole da non dimenticare
"Siamo qui sotto il ponte - spiegava il neo ministro alle Infrastrutture - a chiedere che Lombardia e Emilia chiedano lo stato di emergenza che deve essere deliberato dal Consiglio dei Ministri. Del Rio, ma dove cazzo é?"
CASALMAGGIORE – La situazione del ponte e della ferrovia Danilo Toninelli, il nuovo ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture la conosce bene. Sa cosa significa, per il trasporto locale, per gli studenti e per il pendolarismo lavorativo muoversi in queste orride lande, da quasi nove mesi a questa parte. Che sia ferro o asfalto, poco importa. Tanto la situazione è pessima, in entrambi i casi.
Si troverà dall’altra parte della barricata, dove le decisioni si prendono – e non si contestano solo quelle degli altri – e dove qualcosa può essere fatto. E si troverà insieme agli amici Leghisti, che poi son quelli di Trenord e di Regione Lombardia. Amici – sotto contratto – a Roma, avversari in Lombardia.
Ieri sera, nei vari profili facebook della politica locale, è subito scoppiato l’ottimismo. Un ottimismo che sarà presto messo alla prova dei fatti. Sono i fatti quelli che mancano. Era in barca, Toninelli, a fine febbraio, a denunciare con durezza lo stato delle infrastrutture locali. Tuonava per il ponte chiuso, per una certa immobilità della politica. Allora c’era Del Rio a fare poco, o nulla. Quel ministro che a Casalmaggiore, e nonostante le voci che lo volevano a verificare lo stato del manufatto, non si è visto neppure per sbaglio.
“Siamo qui sotto il ponte – spiegava il neo ministro alle Infrastrutture – a chiedere che Regione Lombardia e Regione Emilia chiedano lo stato di emergenza che deve essere deliberato dal Consiglio dei Ministri. Del Rio, ma dove cazzo é?”. Vabbé, era già piena campagna elettorale. Ma la strada dello stato emergenziale resta valida pure adesso. Perché emergenza era, ed emergenza resta. Altre dichiarazioni della stessa giornata che adesso sono un po’ scomode, ma è giusto ricordare: “Questa è la Lombardia, con il ponte chiuso e i treni degli anni ’70, quasi un paese da Terzo Mondo, altro che Bengodi. La Lombardia non ha messo nemmeno un centesimo per queste strutture e così lo Stato se è vero che quasi tutti i ponti sul Po tra Emilia e Lombardia sono a rischio. Intanto però finanziamo con 400 milioni di euro la Pedemontana, già fallita, e la Brebemi che è una cattedrale del deserto e un debito continuo. Questo ponte che ponte che perde i pezzi è la riprova di come la vecchia politica ha amministrato”.
Il 20 febbraio scorso Toninelli si occupava anche di Ferrovia. “Secondo il recente rapporto ‘Pendolaria 2016’, elaborato e pubblicato da Legambiente nelle scorse settimane, le due principali linee ferroviarie che servono il Cremonese – spiegava – vale a dire la ‘Milano-Cremona-Mantova’ e la ‘Cremona-Brescia’, restano fra le meno efficienti della Lombardia, con la Brescia Parma giudicata addirittura la quinta peggiore tratta d’Italia. Anche la tratta ‘Cremona-Treviglio-Milano’ viene impietosamente ‘bocciata’ dal rapporto, secondo il quale ‘Nonostante i recenti potenziamenti e i consistenti investimenti sulla linea, realizzati con il quadruplicamento della tratta “Milano-Treviglio’ e il raddoppio della tratta ‘Treviglio-Bergamo’, sui 56 chilometri di linea i tempi di percorrenza sono rimasti gli stessi di trenta anni fa: pessime condizioni di viaggio con carrozze sovraffollate e sporche. […]
E non è un caso che nonostante un’autostrada nuova di zecca davanti a casa come la Brebemi questa resti desolatamente vuota ed i pendolari continuano ad utilizzare i treni e a chiedere sempre maggiori investimenti nel settore ferroviario, gli episodi di gravi disservizi, tra cui si segnalano anche i continui ritardi, sono reiterati e quasi privi di soluzione di continuità, come emerge anche nel citato rapporto: le proteste vengono infatti rilanciate dai pendolari cremaschi pressoché settimanalmente; considerato che l’assessore alla mobilità e trasporti della regione Lombardia ha annunciato l’introduzione di nuovi treni sulla tratta Cremona-Treviglio-Milano in diverse occasioni istituzionali e anche attraverso atti formali, almeno a partire dall’agosto del 2015 e che attualmente tali annunci non si sono concretizzati, mentre i disagi sulla tratta in questione continuano a permanere, aggravandosi sempre di più, sarebbe opportuno che il Ministro verificasse se, dopo oltre 18 mesi, sussistano le condizioni per un intervento di livello statale in tale ambito: se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione illustrata in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, sia di immediata urgenza, sia a livello di pianificazione e programmazione, intenda assumere in merito”. A quelle decisioni ora parteciperà lui stesso.
Andando a ritroso, a inizio dicembre in occasione della visita di Luigi Di Maio a Casalmaggiore, c’era pure Toninelli: ““Basta con i colossali sprechi su opere inutili – aveva detto citando anche la Cremona Mantova – per evitare di ritrovarsi poi senza le risorse necessarie a riportare alla normalità un territorio come questo in ginocchio per un ponte a rischio crollo”.
Anche sulla TiBre gli ambientalisti gongolano. E gliene chiederanno conto. Era il 2015 quando il neo ministro – da sempre fiero sostenitore del potenziamento del trasporto su ferro – dichiarava: “Il progetto dell’autostrada Tirreno-Brennero è vecchio di quarant’anni ma dei 68 chilometri previsti solo 9 sono passati dalla fase preliminare alla definitiva, mentre il resto dell’opera è triplicato in termini di costi arrivando a superare i 3 miliardi di euro. Bisogna fermare tutto? – si chiede l’onorevole Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle – Non necessariamente: in questo caso, come in tutti gli altri, un’alternativa seria e credibile c’è, ed è quella sostenuta, tra gli altri, anche dal nostro movimento. L’alternativa si basa su uno studio della Eidos, che ha dimostrato con dati e numeri che l’investimento sullo stesso tratto su rotaie consentirebbe un notevole risparmio di risorse. Questo nuovo percorso, già individuato, collegherebbe infatti Parma a Mantova e Verona per un costo di 80 milioni contro i 700 del tratto previsto precedentemente, con un risparmio di 25 chilometri. Lo studio pensa anche alla copertura finanziaria: basterebbe accantonare una quota dei pedaggi autostradali di Autocisa, la società che ha in concessione il tratto autostradale fino al 2031”.
Il 26 marzo dello stesso anno, parlando della CR-MN: “In questi anni il M5S – spiegava Toninelli – si è sempre opposto a quest’opera inutile e dannosa per il territorio. Inutile per il basso flusso di traffico presente in questo tratto che, invece di aumentare, come nelle previsioni del progetto, col passare degli anni è notevolmente diminuito. Forse giova ricordare il caso della BreBeMi, talmente poco frequentata dagli automobilisti da essere diventata una cattedrale di cemento sulla terra lombarda. Dannosa perché impattante in maniera devastante sulle nostre campagne. A distanza di 13 anni dall’approvazione del progetto, gli uffici della Regione, con un’informativa datata 12 marzo, pongono in dubbio la convenienza del progetto. A fronte di questa situazione, pensiamo che ci siano tutte le condizioni per riporre il progetto nel cassetto e utilizzare questa enorme quantità di denaro pubblico in opere davvero necessarie e utili per i cittadini. Come ad esempio la riqualificazione della disastrosa linea ferroviaria che collega Mantova e Cremona a Milano o la Cremona-Milano via Treviglio. Linee ferroviarie sempre più utilizzata dai cittadini cremonesi e mantovani per raggiungere il luogo di lavoro e che, ahimè, versa in condizioni drammatiche. È giunto il momento che la politica faccia scelte lungimiranti e soprattutto nell’interesse dei cittadini e non della solita cricca di potere”.
Ora le scelte lungimiranti spettano pure a lui. Lungimirante potrebbe essere cominciare a far pressione su chi di dovere perché finalmente si dia il via all’iter che dovrebbe portare al ponte nuovo, soprattutto in considerazione del fatto che quello vecchio e bendato, a detta degli stessi tecnici, non durerà più di dieci anni. Lungimirante anche riuscire a sbloccare qualche investimento sul potenziamento e l’ammodernamento delle linee ferroviarie, al recupero delle stazioni, al trasporto su ferro. Lungimirante infine, pensare a tutte le infrastrutture sull’asta del Po che presentano, per la maggior parte, problemi e sempre più ne presenteranno in futuro.
Il tempo di ambientarsi e di capire poi si capirà se realmente alle parole, a tutte le parole di questi anni, seguiranno i fatti. “Questo è un paese – aveva detto a Casalmaggiore il vice premier Di Maio – che spreca soldi in opere inutili come la Pedemontana, la TAV in Val di Susa. Miliardi di euro sprecati poi non si fa la manutenzione dei ponti. Il risultato adesso è che abbiamo famiglie ed imprese in difficoltà perché prima impiegavano cinque minuti ad attraversare il fiume e adesso ne impiegano 45. Come si risolve? Prima di tutto ricordiamoci cosa hanno combinato con le province in questi anni. Questo è anche il risultato del fatto che le province sono state svuotate dei fondi e sono state loro lasciate le competenze. Dichiareremo lo stato di emergenza e faremo dichiarare lo stato d’emergenza in modo tale che si possa fare tutto subito. Messa in sicurezza del ponte ed apertura del nuovo ponte. Ma allo stesso tempo chiederemo la velocizzazione delle procedure degli appalti e dell’opera. Non possiamo pensare che prima del 2019 non arrivi il ponte. Dovremo farlo rapidamente anche con l’ausilio del genio militare se servirà, così potremo evitare di soffrire delle lungaggini burocratiche”.
I prossimi mesi diranno se le parole hanno un peso quando dette, o restano parole. Da forza di rottura a forza di governo: Toninelli e Di Maio – insieme agli altri – sono chiamati ora ai fatti. Che sono gli unici che realmente contano per i cittadini.
Nazzareno Condina