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Rugby, giocatore bresciano aggredisce l'arbitro. Quelli di Casalmaggiore lo difendono

E pensare che ad inizio gara era stato osservato un minuto di silenzio in memoria della giovane rugbista Rebecca Braglia deceduta 4 giorni prima a seguito di un placcaggio. Quel che più spiace a Vappina è quel patto che nel rugby non va rotto.

Immagine di repertorio

BRESCIA – Era una partita di fine stagione, per di più di rugby, mica di calcio. Ma c’è scappata la rissa, e le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi. La gara era quella che il 6 maggio scorso ha opposto il College Brescia al Rugby Casalmaggiore. Gli ospiti casalaschi erano in netto vantaggio (46-7) quando, al 23’ del secondo tempo, un giocatore bresciano, Luis Daniel Barbano, ha perso la testa aggredendo fisicamente l’arbitro. I giocatori del Rugby Casalmaggiore a quel punto hanno cercato di difendere il direttore di gara, ed è scattata la rissa, alla quale hanno partecipato parecchi spettatori presenti a tifare per il team bresciano. Nei giorni scorsi il giudice sportivo ha squalificato per ben tre anni il giocatore protagonista dell’aggressione, e per un mese e mezzo un suo compagno. Ha inoltre sanzionato la società ospitante con mille euro per invasione di campo e squalificato il campo di casa per 6 giornate.

«Personalmente non ero presente – ci racconta il dirigente ed ex presidente Fabrizio Vappina – ma mi hanno ovviamente raccontato l’episodio. Quando l’arbitro ha espulso il loro mediano di apertura, questi ha perso la testa strattonandolo e crcando di colpirlo. Purtroppo quella squadra ha una tifoseria inadatta al rugby. Nel calcio ci siamo abituati a vedere certe scene, ma qui, dove il contatto fisico è superiore, non si deve contestare l’arbitro. Invece sin dall’inizio si è accesa la contestazione. Ripeto, nel rugby non funziona così: qui chi dirige ha un ruolo ancora più importante, che è anche quello di gestire l’incolumità dei ragazzi. Sarebbe impensabile contestare continuamente l’arbitro nel pugilato, e lo stesso vale qui, dove farlo equivale a rompere un patto».

Anche perché la filosofia del rugby, come noto, è distante anni luce da comportamenti simili. Risulta che i vostri giocatori abbiano difeso l’arbitro. «Sì, ovviamente, poi degli estranei sono entrati in campo ed hanno cercato di colpire qualcuno dei miei. E pensare che non era una partita importante, lo era solo nella loro testa. Avevano solo una piccola chance di sorpasso in classifica su di noi, ma senza obiettivi di salto di categoria, ed era l’ultima partita della stagione. Inoltre avevano già subito 4-5 mete».

E pensare che ad inizio gara era stato osservato un minuto di silenzio in memoria della giovane rugbista Rebecca Braglia deceduta 4 giorni prima a seguito di un placcaggio. Quel che più spiace a Vappina è quel patto che nel rugby non va rotto. Come disse il celebre arbitro Nigel Owens ad alcuni giocatori del Benetton Treviso, “This is not soccer”, questo non è calcio. Il povero arbitro Francesco Marino non ha avuto il tempo di pronunciare la famosa frase.

V.R.

(La foto del main post è di Alessia Buccelli)

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