Economia
Coldiretti: maltempo, coltivazioni in ginocchio: -30% i meloni, ritardo sull'erba medica
Anche il pomodoro è in sofferenza. “I tradizionali piani di trapianto sono in ritardo di una settimana – rende noto Claudio Spagnoli -. Dobbiamo ancora seminare 60 ettari, con un meteo normale ce ne rimarrebbero solo 35"

Il maltempo sta mettendo in ginocchio l’agricoltura: fino al 30% in meno la produzione prevista di meloni, ritardi nello sviluppo del mais e nelle semine dei secondi raccolti, prati stabili e medicai non sfalciati, riso ancora da seminare. E il fiato sospeso sui frumenti, a rischio di sviluppare ruggini e patologie fungine. “È prematura fare delle stime dei danni causati dalla pioggia – avverte Erminia Comencini, direttore di Coldiretti Mantova – ma il freddo e le precipitazioni stanno provocando molti disagi nelle nostre campagne”.
Il melone, coltura principe dell’orticoltura mantovana, sta registrando cali produttivi anche del 30 per cento. “Sulle varietà precoci registriamo ritardi nel Sermidese di 10-15 giorni, con una diminuzione di frutti anche del 30 per cento – afferma Mauro Aguzzi, produttore di melone con 20 ettari a Malcantone di Sermide e presidente del Consorzio del Melone mantovano Igp -. Ci sono molte piante che presentano 6-7 frutti, contro i 10 che normalmente producono. Speriamo che almeno sul fronte dei prezzi, oggi intorno ai 2-2,5 euro al chilogrammo per la produzione siciliana, si mantenga per il mese di giugno l’onda positiva”.
Meno pessimista Francesca Nadalini, produttrice di Santa Croce di Sermide con un centinaio di ettari in produzione. “Forse non arriveremo a un calo del 30%, ma di certo abbiamo perso il raccolto precoce, che ci vedeva in campo già in questi giorni – racconta -. Faremo i conti a fine stagione, ma abbiamo dovuto sostituire circa il 20-30% dei trapianti precoci, con un aumento dei costi del produzione, anche sul fronte della manodopera. Questo incremento delle spese potrebbe ripercuotersi sul fatturato, incidendo anche per il 10-15% degli introiti”.
Per Francesco Parise, agricoltore di Porto Mantovano, è in forse il destino di 26 ettari, in attesa di essere seminati a riso. “Con un andamento meteo-climatico regolare – spiega – avremmo seminato da un mese. Invece siamo ancora fermi. Avremmo voluto entrare in campo questa mattina, ma alle 6 sono caduti 12 millimetri di pioggia e le risaie sono sott’acqua. Non sappiamo cosa fare, anche perché le previsioni indicano brutto tempo da lunedì prossimo per tutta la settimana”.
La pioggia che lascia pochi giorni di tregua tra una precipitazione e l’altra ha fatto crescere erba sui terreni già livellati per la semina del riso. “Questo impone trattamenti con mezzi tecnici prima di seminare, con aggravio dei costi e con l’incertezza di come evolverà la stagione, perché per avere un prodotto di qualità sarà necessario un autunno senza sorprese, con temperature calde fino alla raccolta, per portarlo a maturazione, recuperando di fatto il mese di ritardo”, conclude Parise.
Sul versante dei seminativi anche il mais è rimasto vittima del maltempo. Seminato in ritardo, le temperature molto più basse rispetto alla media stagionale hanno di fatto bloccato la crescita da dieci giorni a questa parte. “Il granoturco è ingiallito e alcune varietà hanno addirittura assunto una colorazione rossa per il freddo – dichiara Claudio Spagnoli, agricoltore di Castel Goffredo -. Non sono bastate le piogge a marzo, che hanno fatto slittare di 25 giorni le semine, ora anche una eccessiva piovosità, unita alle basse temperature”. I terreni bagnati, poi, stanno impedendo l’accesso nei campi per le operazioni di sarchiatura e concimazione, con ulteriori difficoltà a superare questa fase di stress per la pianta.
Anche il grano duro è a rischio di sviluppare la fusariosi, la cui presenza potrebbe essere favorita dall’umidità e dalle basse temperature, con conseguenze sulle rese in campo e in alcune aree del Basso mantovano, vicino all’asta fluviale del Po, chi ha seminato frumento ha fatto i conti in questi giorni con i temporali e il vento che hanno comportato l’allettamento del prodotto.
Conseguenze negative anche per la zootecnia, seppure indirettamente. La pioggia sta ritardando di un paio di settimane gli sfalci di erbai e medicai, destando preoccupazione fra gli allevatori. “I ritardi causati dal maltempo sulla fienagione porteranno a una perdita significativa della proteina nei foraggi, con ripercussioni anche in termini di quantità dei raccolti”, valuta Kristian Minelli, allevatore di San Benedetto Po, con una stalla di 300 capi e una produzione lattiera di 15.000 quintali, destinati a diventare Parmigiano Reggiano.
Dal Basso mantovano ai prati stabili la situazione non cambia. “Non riusciamo a raccogliere il fieno e siamo indietro di 20 giorni, se non di più, rispetto alla media – specifica Fabio Mantovani, allevatore di Goito con 180 bovine e 35 ettari a prato stabile -. Chi è riuscito a raccogliere in tempo il frumento da foraggio ha ottenuto una buona qualità, ma tutti quegli imprenditori che non sono riusciti si ritroveranno senza la disponibilità di fieno secco, dovendo così abbandonare eventuali progetti di produrre latte da fieno, in prospettiva remunerato di più rispetto al latte ottenuto da una razione alimentare con insilati”.
Claudio Grazioli, produttore di Canneto sull’Oglio con 400 bovine da latte e 40 capi da carne, parla di “un ritardo nella zona di almeno 10 giorni sui loietti e quasi un mese per l’erba medica”.
“Sono pronti i frumenti da foraggio, ma non si riesce a entrare in campo e si perde nella qualità del prodotto – dichiara -. C’è bisogno di 3-4 giorni di sole per fare il fieno e non li abbiamo avuti, finora. Inoltre, con temperature così basse non si secca il prodotto. i ritardi nello sfalcio del frumento da foraggio provoca ritardi nella semina dei secondi raccolti come mais e soia”.
Anche il pomodoro è in sofferenza. “I tradizionali piani di trapianto sono in ritardo di una settimana – rende noto Claudio Spagnoli -. Dobbiamo ancora seminare 60 ettari, con un meteo normale ce ne rimarrebbero solo 35. In più le basse temperature stanno rallentando lo sviluppo delle piante. Speriamo recuperino nel corso della stagione, ma certo trovarsi il 17 maggio con 12 gradi al mattino e un tasso di umidità elevato, non aiuta”.
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