Martin Dequal e gli Edgar Meis a 'La Centralissima': la più piacevole delle sorprese
Martin Dequal ed il suo gruppo sono teatro e poesia, leggerezza e raffinata esecuzione, intimismo e scherzo del destino. In senso buono, s'intende. Uno di quegli scherzi per i quali rimani piacevolmente stupito

CASALMAGGIORE – Il ragazzo della porta accanto, se non fosse che quel diavolo d’un ragazzo ha talento a mescolar parole, a giocar di fioretto con un’ironia mai banale. Parla di quasi amori, di raffreddori alle soglie dell’estate, di possibile ed impossibile, denaro (che spesso manca) e viaggi d’andata e di ritorno. Martin Dequal lo fa col pregio d’una capacità di assemblare pensieri non comune. Con ottimi musicisti, quelli che compongono gli Edgar Meis, al suo fianco.
Va di lusso agli spettatori del terzo appuntamento de ‘La Centralissima’ con il gruppo triestino. Pochi invero gli aficionados della musica d’autore, di quella che si scrive oltre che essere proposta. Quella insomma con la quale ti trovi di fronte senza sapere nulla. Come al primo appuntamento dopo una conoscenza in chat, dove davanti puoi trovarti la donna barbuta o quella della tua vita.
Non era la donna barbuta, chiariamolo subito. Il genere del gruppo triestino è difficilmente qualificabile. Jazz, bossanova, cantautorato puro, teatromusica. E poi aggiungeteci quel che vi pare. Ogni canzone apre un orizzonte nuovo ed unico. Si passa dall’ironia pura all’intimismo. Gli Edgar Meis hanno lo stile degli Edgar Meis, il loro è un genere particolare, ed è questo il pregio più grande. Un’ora e mezza di teatro, poesia, ironia e musica sul serio. Un’ora e mezza godibilissima, di classe come ormai difficilmente se ne vedono in giro, tra gruppi che suonano cover e che troppe volte interpretano altro da se stessi.
Martin Dequal ha il pregio di interpretare Martin Dequal. Il ragazzino che sembra (e forse lo è) timido e impacciato del banco accanto, un po’ logorroico e dalla risposta comunque sempre pronta. Quello che poi ti accorgi, nel tema, che porta a casa un nove e non lo avevi considerato. E’ così anche dopo aver finito di suonare: un po’ cartone animato e un po’ chansonnier d’altri tempi, sempre pronto all’ironia.
Bravi lo sono sul serio, anche i musicisti che lo accompagnano. Una nota di merito alla chitarra elettrica e alla voce femminile che agli antipodi rispetto al timbro del cantante, ben si integra nell’insieme. Non si può dire siano energia pura, nel senso più stretto del termine, uno di quei gruppi che ti fa saltare dalla sedia. Non sono questo e probabilmente non lo vogliono neppure essere. Ma sono un’istante di bellezza e di bravura nel pesante grigio che c’è.
Martin Dequal ed il suo gruppo sono teatro e poesia, leggerezza e raffinata esecuzione, intimismo e scherzo del destino. In senso buono, s’intende. Uno di quegli scherzi per i quali rimani piacevolmente stupito, e poi ne resti attratto come l’orso alla crostata di mele al davanzale. Hanno portato qualcosa di diverso e di nuovo in una città che sa spesso di vecchio e stantìo. Un po’ di quella Trieste incrocio di più culture, malinconica e vitale, proprio come loro. E soprattutto hanno portato loro stessi.
No, non è (stato) poco. Davvero.
Nazzareno Condina