Primavera in stazione, inverno sui binari e sulle strade: stamattina il presidio del Comitato TPT
CASALMAGGIORE – L’alba illumina distese di papaveri e spighe che si perdono sino a dove l’orizzonte si interrompe e passa dietro ai profili delle case. Le auto parcheggiano in quello che era un tempo lo scalo merci ed ora di merci non ne ha più, se non il carico delle questioni umane che però non fan volume. La stazione di Casalmaggiore dà sempre una sensazione di abbandono e di disagio.
E non importa quanta gente ci sia. Con lo sguardo e le sensazioni di fronte alle cose si è sempre soli. Dal treno di poco prima delle 7 scende Bara. Ghanese, è qui in Italia dal 1991. Vive a Colorno, lavora a Gussola da Anghinetti. La sua è una storia come tante. Come troppe. Dal 7 settembre dell’anno scorso la sua macchina, una vecchia Fiat Punto è parcheggiata in stazione a Casalmaggiore. E’ l’unica che ha: “La devo lasciare qui, per andare a lavoro. Se no non arrivo in tempo”.
Molte le variabili a cui deve prestare attenzione, non ultimo il fatto di non sapere mai se e quando potrà giungere a destinazione. “Prima della chiusura del ponte partivo alle 7.15 da casa. 20 minuti ed ero a lavoro. Adesso mi sveglio alle 5 per prendere il treno, e per essere a lavoro alle 8. La sera finisco alle 18 ed è ancora più difficile”.
Bara ha 3 figli, e neppure può contare su una macchina, per qualunque tipo di eventualità. Accompagnarli fuori da Colorno, portarli a fare spesa, o semplicemente decidere di andare a trovare un qualche amico. “A Colorno giro a piedi. E’ più importante che la macchina sia qui a Casalmaggiore. Sono stanco anch’io. Deve cambiare”.
Difficile che cambi qualcosa. Ci vorrà ancora e almeno un anno prima che riapra il ponte e sulla ferrovia non c’è nessun sentore di investimento sulla rete. Bara si ferma al presidio del Comitato Treno Ponte Tangenziale e di Arci Bassa Gussola, tempo per un biscotto ed un caffé prima di prendere l’auto, direzione Gussola.
Poi c’è Marco. Lui è di Casalmaggiore, ma il lavoro ce l’ha a San Polo “Per noi è tutto pesante. Ci impiego, solo di andata e ritorno, almeno un’ora e mezza in più di prima, quando va bene. Perché poi se il treno come è già capitato non c’è, devo chiamare qualche amico che mi porti a Mezzani dove poi me la faccio a piedi”. Anche lui ringrazia con la testa e poi se ne va, il treno sta per arrivare.
Loro, quelli del Comitato, ci sono. Stamattina mattinata di presidio con ‘Primavera in stazione’ che fa seguito a ‘Colazione in stazione’ di qualche tempo fa. C’è anche parte della politica nostrana. I consiglieri di CNC Pierluigi Pasotto e Calogero Tascarella, il consigliere Alessandro Rosa, i rappresentanti del M5S Alessandro e Adamo Manfredi, il candidato sindaco virtuale Damiano Chiarini. Nessuno della maggioranza.
“Non c’è più l’effetto sorpresa – racconta Paolo Antonini che del TPT è presidente – ma il presidio è sempre e comunque importante. Si, qualche cosa è cambiata, ma è ancora troppo poco”. In stazione qualcosa è cambiato. Ci sono i bagni funzionanti e le trappole per i topi che sembrano lasciate lì a raccogliere polvere, c’è il riscaldamento che va anche in una giornata come oggi, in cui le porte della sala d’attesa sono aperte e in fondo non sarebbe poi così necessario. Ci sono le spighe e i papaveri a coprire ogni eventuale imperfezione, e rifiuti per terra. Altri li ha coperti l’erba, mano pietosa sulle mancanze umane.
La gente va e viene, ai momenti di quiete s’alternano i momenti legati alla partenza dei treni. Qualcuno corre via veloce, qualcun altro si ferma a mangiare i biscotti e le torte della Forneria Paroli, a forma di treno. C’è anche una crostata con un treno disegnato sopra. Un mezzo dolce, almeno per una volta. Si ferma il ‘pendolarismo storico’, Alberto Capelli in testa. E si ferma quello più recente. C’è una ragazza che sta facendo un lavoro sui disagi della linea, nei prossimi tempi pubblicheremo qualcosa dell’attività legata ai suoi studi.
Il Comitato è lì. Forse non c’è più l’effetto sorpresa, ma resta l’effetto sorriso in quelli che si fermano ed anche in quelli che con un cenno e sollevando lievemente la testa – come se il caffé l’avessero preso comunque – proseguono e ringraziano.
“La mattinata della colazione in stazione ha fornito i risultati che ci eravamo prefissi – spiega Paolo Antonini – quindi di fornire la nostra solidarietà e il nostro contributo ai pendolari che tutti i giorni soffrono di una situazione che è al limite del paradosso. Per quanto riguarda le valutazioni più generali ci pare che la sottoscrizione di tutti i sindaci della diffida a Trenord e RFI con un invito formale al rispetto della sicurezza e dell’efficenza del servizio debba portare a qualche risultato. I sindaci piloti che lo avevano già fatta nella zona cremasca dopo la vicenda tristemente famosa di Pioltello hanno quantomeno ottenuto incontri con RFI e con Trenord.
La situazione qui è di uno stato di totale abbandono della stazione, e nonostante i piccoli miglioramenti con l’apertura dei servizi igenici e del riscaldamento crediamo che questa sia una strada in cui si ha la necessità che tutti i cittadini facciano sentire la loro voce perché non basta quella del Comitato. Le amministrazioni devono sentire questa esigenza come prioritaria”.
Ormai il sole è alto nel cielo, il presidio comincia a sbaraccare. Forse qualcosa sta lentamente cambiando, ma non nella percezione della fatica di tante persone, di tanti uomini e donne, giovani e meno giovani costretti ad una vita peggiore ed indegna di un qualunque paese che ambisca a definirsi civile, stipati come sardine in vecchi mezzi che ti chiedi come ancora possano esistere, mai sicuri del loro tempo, mai al riparo da imprevisti.
Funziona così nell’Italia che a fatica si batte. Mezzi che lanciano il loro nero fumo nella falsa quiete di una parte della città dolente. Uomini e donne che ancora sono in cerca di risposte, o quantomeno di una qualche certezza in più. Il Comitato c’é in un delicato lavoro ai fianchi e sino ad ora ha fatto un lavoro straordinario, i primi cittadini cominciano ad esserci anche loro. E’ più su che qualcosa ancora manca. La Procura – come ci informa Paolo Antonini – neppure ha risposto ai due esposti del Comitato, il prefetto lo ha fatto per pro forma, perché deve. La Regione promette investimenti nel duemilaepoi e lo stato è ancora alla ricerca di un governo. Funziona che un giorno ti svegli ed è quasi tutto come prima, con lievi variazioni ottenute con immani fatiche.
Questo non spegne la voglia di combattere. Spegne e basta, al momento, ogni possibilità di cambiamento reale su una delle dieci linee peggiori d’Italia.
Nazzareno Condina