Ponte chiuso, a soffrire anche le strutture ricettive: "Non se ne può più"
Perché il Casalasco, terra di confine incuneata tra più province, è sempre stata terra di passaggio. Terra in cui fermarsi per poi ripartire per Parma
CASALMAGGIORE – Non serve cercare Casalmaggiore. E’ distante, troppo distante da dove serve, da quel che serve. Il territorio non attrae più i rappresentanti diretti ai grandi appuntamenti delle Fiere di Parma e per i malcapitati che ancora scelgono Casalmaggiore o Viadana capita poi che, come ieri mattina si debba rimanere bloccati 90 minuti in colonna in attesa di attraversare un ponte.
I ponti. Dovrebbero unire, qui sono barriera, confine invalicabile (Casalmaggiore) o valicabile senza sapere mai quando e se (Viadana e San Daniele). Non sono solo i pendolari a soffrire della mancanza di un’infrastruttura sicura e valicabile, non da meno le imprese. Quelle legate all’accoglienza in primo luogo. Perché il Casalasco, terra di confine incuneata tra più province, è sempre stata terra di passaggio. Terra in cui fermarsi per poi ripartire per Parma.
In questi giorni c’é il CIBUS nell’area Fiera di Baganzola. Un appuntamento tra i più importanti che richiama migliaia di visitatori. Tanti sono rappresentanti, procacciatori di affari. Parma è sicuramente più cara del Casalasco, e poi non è semplice trovar posto per tutti. Per quello il Casalasco, a 20 minuti da Baganzola, rappresentava l’alternativa comoda.
“Ieri – ci racconta Davide che lavora in una nota struttura ricettiva cittadina – i rappresentanti che alloggiavano da noi sono rimasti bloccati a Viadana. Qualcuno è tornato indietro. E’ assurdo che i rappresentanti debbano fare questa vita. Abbiamo avuto tante disdette legate al fatto che Parma adesso è raggiungibile con molta più fatica da qui. Oltre ai pendolari che vanno a lavorare tutti i giorni dall’altra parte ci sono categorie come la nostra che stanno subendo un duro colpo. Davvero non se ne può più”.
Nazzareno Condina