Degrada e il romanzo di una vita: Mestre si emoziona per "Memorie di sabbia e di vento"
Nel finale una bella sorpresa: è stato infatti perfezionato, grazie alle nipoti di Degrada, un collegamento con Canevino in videochiamata sullo schermo della sala, dando la possibilità al pubblico di salutare il reduce.
MESTRE (VENEZIA) – E’ stato un balzo nella storia con un paio di sorprese: la prima assolutamente non preparata, quando si è scoperto che il direttore della libreria Mondadori del Centro Culturale Candiani di Mestre, Franco Caramanti, era nato e cresciuto a Casalmaggiore e peraltro compagno di scuola di Bernardo Lanzetti, ex cantante della Pfm; la seconda decisamente emozionante anche se concertata dagli autori e organizzatori: la videochiamata con il vero protagonista di questa storia, Giuseppe Degrada.
Mercoledì pomeriggio alle ore 18 due casalesi, il performer Giuseppe Boles e il giornalista Giovanni Gardani, sono stati ospiti a Mestre del Centro Culturale Candiani presso la sala seminariale per presentare la loro ultima fatica che presto andrà alle stampe, “Memorie di sabbia e di vento”. Il titolo, evocativo, si rifà al deserto di El Alamein, dove il nucleo centrale della vicenda si svolge, e all’elemento, il vento appunto, che più di tutti governa la discesa dei parà, dato che Giuseppe Degrada fa parte della gloriosa Folgore.
Degrada è infatti un reduce di quella storica e tremenda battaglia e “Memorie di sabbia e di vento” è un romanzo storico che racconta l’intera esistenza di Degrada, nato e cresciuto a Spessa Po, in provincia di Pavia, e per 30 anni residente a Casalmaggiore. Tutto nacque tra settembre e ottobre 2016, quando Boles e Gardani si recarono a Canevino, dove oggi a 97 anni Degrada vive con la moglie Olga, il figlio Claudio e le nipoti che gestiscono l’agriturismo “Il Fienile” per intervistare il reduce con tanto di registratore al seguito.
Da lì è nato un romanzo storico e biografico insieme, dove Gardani ha curato la parte cronachistica e più fedele alla testimonianza diretta, mentre Boles ha tratteggiato, con sette racconti, vicende non realmente accadute ma assolutamente credibili e veritiere, che servono a scandire l’opera svelando aspetti del carattere di Degrada.
Accolti da Mariateresa Crisigiovanni del Centro Candiani, peraltro figlia di un reduce di El Alamein morto poi in anni successivi, e da una buona platea, Boles e Gardani hanno spiegato la genesi e le parti del libro, soffermandosi sulla lettura di alcuni passi, molto apprezzati. Tra i capitoli più particolari, oltre a quelli dell’addestramento a Tarquinia e ovviamente della battaglia egiziana passata alla storia, vi sono quelli sulla prigionia, dove l’ingegno di Degrada diventa astuta forma di sopravvivenza. Terminando poi con l’esperienza casalese, dove il reduce scopre nel volontariato presso l’Ospedale vecchio e presso la cooperativa Santa Federici il vero senso della vita. Gli autori hanno portato il manoscritto, presentando un progetto che presto vedrà le stampe (il libro verrà poi spedito, per chi ha fatto richiesta, alla Mondadori di Mestre e sarà ovviamente presentato anche tra Casalmaggiore, Cremona e Pavia).
Nel finale, come detto, una bella sorpresa: è stato infatti perfezionato, grazie alle nipoti di Degrada, un collegamento con Canevino in videochiamata sullo schermo della sala, dando la possibilità al pubblico di salutare il reduce e di emozionarsi ulteriormente.
redazione@oglioponews.it