Cronaca

Trasporti, ieri altra giornata da dimenticare. E la mattina si apre in maniera pessima

il 20355 (Brescia 17.50 - Parma 19.48) è riuscito nell’ardua impresa di accumulare ben 66 minuti di ritardo su due ore di viaggio. Il Parma-Brescia delle 20.13 (20358) di minuti di ritardo ne ha accumulati 53

CASALMAGGIORE – “Comincio ad essere stanca. Soprattutto quando la sera devo tornare a casa. E’ pesante doversi fare tutta quella strada”. Martignana-Parma, Martignana-Monticelli e ritorno. Tre, quattro volte alla settimana, per lavoro. Sono le parole di una professionista casalese quarantenne, residente a Martignana Po. Una delle tante vite stravolte dalla chiusura di Ponte di Casalmaggiore e dell’indecenza del trasporto pubblico su ferro.

Rabbia, frustrazione, rassegnazione. Sono tanti i sentimenti che raccogli ogni giorno. E sono sempre gli stessi. L’aria è pesante. La fatica è dover vivere nel Burundi della viabilità, in questa terra a cavallo tra due regioni che ha messo a nudo tutti i suoi limiti. Limiti infrastrutturali, limiti economici, ma soprattutto limiti politici.

A pagare un prezzo altissimo sono sempre i cittadini. Quelli costretti a fare la vita da pendolare, senza alcuna certezza né dell’arrivo e né del ritorno. Non interessa nulla alla politica, non interessa niente a nessuno dei quotidiani problemi dei cittadini. ‘Deretani al caldo’ in situazioni di benessere, fortune per chi quella vita, diventata impossibile da settembre 2017, non la deve comunque fare. Le passerelle elettorali sono finite.

Ieri ennesima giornata da dimenticare. In serata, poco prima delle 18, un incidente nei pressi del ponte di Viadana (sul lato Reggiano), ha riportato il caos e la rabbia a livelli altissimi, con lunghe attese e code interminabili. Altro tempo andato a farsi benedire. Nei giorni normali la situazione non è del tutto differente: se hai la sfortuna di dover transitare sulla struttura viadanese in orario di punta, la coda te la devi fare comunque, in ogni caso. 9000 mezzi in più al giorno non sono facilmente sopportabili.

“Due giorni fa ho quasi perso un appuntamento di lavoro pur partendo con netto anticipo – ci racconta sempre la professionista di Martignana – perché sul ponte c’era un tamponamento. Io vivo con il mio lavoro, non posso permettermi di rimandare o rinviare le persone che seguo. Ne posso partire tre ore prima per essere sicura, perché poi ho pure altri impegni, una casa e una famiglia”. Oltre sette mesi di patimento, sette mesi di stanchezza e di rabbia.

Ieri non è stata una giornata negativa solo per il trasporto su ruote, anche quello su ferro ha mostrato tutte le sue debolezze. Stesso orario o quasi del blocco sul ponte di Viadana, il 20355 (Brescia 17.50 – Parma 19.48) è riuscito nell’ardua impresa di accumulare ben 66 minuti di ritardo su due ore di viaggio. Il Parma-Brescia delle 20.13 (20358) di minuti di ritardo ne ha accumulati 53. E stamattina non va meglio. Il Brescia Parma delle 5.13 è stato cancellato.

“Sto impazzendo – ci scrive J.L.S. – siamo qui a distanza di sette mesi senza ponte, e va ancora peggio!”. La storia della pendolare l’avevamo raccontata alcuni mesi fa. Lei continua a scriverci e a segnalarci i ritardi. Come tanti altri a cui continuiamo a dar voce.

“Sono una pendolare che vive a Parma – prosegue – e faccio esattamente il giro tutti i giorni ma oggi con tanti abbonamenti pagati, ci troviamo sempre più smarriti e se si può dire figli di nessuno! Si parte alla mattina senza sapere se si arriva al lavoro o peggio a casa alla sera! Oggi è una giornata nera! È stato un peccato vedere sfilare i politici sul ponte per poi sapere che non riescono fare governo, immaginiamo se riescono a fare un ponte nuovo! Che tristezza! Siamo i figli di nessuno che devono andare a lavorare per davvero e non riescono neanche trovare il tempo per le proprie famiglie! Viva l’Italia, i suoi servizi e servitori”.

Non riusciamo a darle torto. I pendolari chiedono solo di poter vivere una vita normale. Ognuno di loro chiede quando potrà riaprire il ponte, quando i treni viaggeranno in maniera decente, quando nessuno più ‘fotterà’ loro tempo e vita, giorni e sogni, opportunità e lavoro, se qualcuno li ripagherà mai di tutto questo.

Non abbiamo risposte. E quel che è peggio è che non ne ha neppure chi dovrebbe averle. Resta solo la rabbia, lo sconforto, la rassegnazione e la disperazione. Restano l’incerto futuro e le eterne promesse dei ‘deretani al caldo’. La politica ha dato. Anzi, invero non ha dato nulla. E neppure le segnalazioni alla procura del Comitato Treno Ponte Tangenziale hanno al momento sortito alcun effetto.

Vorremmo scrivere che si spera nel futuro. Ma sembrerebbe una presa per i fondelli di chi legge: e chi legge è già stato umiliato abbastanza, da sette mesi a questa parte. E continua ad esserlo. Rabbia, sconforto, rassegnazione e nulla più: questo è il presente. Solo questo.

Nazzareno Condina

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