Banca dell'Acqua, il recupero delle morosità incolpevoli e della dignità dei cittadini
E' una strada importante, quella del passaggio dall'umiliazione del dover chiedere aiuto senza poter dare nulla in cambio, il vero e proprio assistenzialismo, a quella del chiedere aiuto offrendo lavoro in cambio di una mano

CASALMAGGIORE – Una possibilità in più. In un tempo in cui sono maggiori le incertezze che le possibilità per il cittadino. La possibilità di pagare – senza l’umiliazione dell’elemosina – i propri debiti con la società saldando le bollette con il corrispettivo valore in lavoro. La Banca dell’Acqua, la fondazione guidata dal presidente Angelo Mantovani, si è presentata ieri alle 18 agli amministratori e alle associazioni di volontariato del casalasco nella sala del Consiglio del Comune di Casalmaggiore.
In verità le amministrazioni presenti erano ben poche, e per la maggior parte già convenzionate con la Banca dell’Acqua. I sindaci del comprensorio non hanno mai brillato per partecipazione attiva, è un dato di fatto non smentito neppure questa volta. Merito dunque a chi c’era: per Casalmaggiore il primo cittadino Filippo Bongiovanni, poi i sindaci di Rivarolo del Re Marco Vezzoni, di Tornata Mario Penci, di Solarolo Rainerio Gianpietro Zaramella, di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari e il vice di Scandolara Ravara Silvia Lorenzini. A rappresentare la Banca dell’Acqua il presidente Angelo Mantovani. Per Padania Acque Alessandro Lanfranchi, Amministratore Delegato. Erano altresì presenti la dottoressa Katja Avanzini (Concass), Federica Scaglioni (incaricata Concass per il progetto), Tiziana Copelli (membro del Comitato Etico Banca dell’Acqua), Giorgio Rossi (revisore dei conti di Banca dell’Acqua), Giuseppe Scaglioni (consigliere del comune Casalmaggiore), Stefano Assandri (presidente AVIS) e Stefano Busi (ex vicepresidente di Padania Acque).
Fu proprio da un’idea di quest’ultimo, studiata insieme all’Amministratore delegato di Padania Acque Lanfranchi, che nacque il primo nucleo della startup innovativa, unica a livello nazionale. “In un periodo in cui le banche erano bistrattate per tanti motivi – ha spiegato Angelo Mantovani – nasceva la Banca dell’Acqua, non una vera banca, ma una banca etica”. Il superamento (non semplice) di tutti gli adempimenti burocratici, e poi il via, nel 2017, alla sperimentazione. 38 casi nel primo anno (tutti portati a compimento, tutti cioé riusciti a saldare il proprio debito tramite lavori socialmente utili, soprattutto con lavori per i comuni, ma anche per associazioni) e poi il via ad una massiccia sperimentazione anche per il 2018: un centinaio i casi seguiti quest’anno, nei tre ambiti (cremonese, casalasco e cremasco) con la possibilità di un recupero dei crediti inesigibili in altra maniera.
“Quelli che seguiamo – ha aggiunto Mantovani – sono i casi di morosità incolpevole. Persone cioé che per perdita di lavoro o malattia non riescono a far fronte alle spese, persone che non potrebbero far fronte alle spese in altra maniera. La volontà è quella di aiutare le persone ad uscire dal disagio, riabilitarsi con le proprie forze con il reinserimento in un circuito, quello del lavoro, con l’aiuto dei servizi sociali. Siamo partiti con 38 casi, quest’anno siamo già a un centinaio e l’anno prossimo l’intenzione è di far entrare il lavoro di Banca dell’Acqua a pieno regime, uscire cioé dalla fase sperimentale”.
Morosità. Non si ha un dato preciso sulle morosità incolpevoli, per il semplice fatto che è un dato in continua evoluzione. C’è chi ha perso il lavoro, chi è in malattia, il pensionato al minimo, il cassintegrato con famiglia a carico. Qualche dato però è possibile riportarlo senza violare la privacy di nessuno. 800 mila euro le morosità (colpevoli ed incolpevoli) complessive in tutta la provincia su 40 milioni di euro di fatturato complessivo (160 mila le utenze della provincia), 250 mila euro le morosità solo per il casalasco. 14 mila euro recuperati nel 2017 (1400 ore di lavoro). I progetti portati a termine nel 2017 sono così ripartiti: 4 Casalmaggiore, 5 tra Piadena e Drizzona, 2 tra Torre de Picenardi e Ca’ d’Andrea, 1 Martignana di Po, 3 tra Spineda, Casteldidone e Rivarolo del Re, 1 Unione Palvareta Nova, 2 tra Calvatone e Tornata. Attualmente sono una ventina i casi segnalati a Rivarolo del Re (su circa 2000 residenti) anche con casi al limite – segnalati dalla collaborazione fondamentale tra servizi sociali e Padania Acque – della possibilità di intervento. Utile rimarcare che le morosità devono essere incolpevoli affinché Servizi Sociali e Banca dell’Acqua se ne prendano carico: “Le richieste dei furbi – ha sottolineato Lanfranchi – continuiamo a non accoglierle. Per gli altri, in cambio di un aiuto, consentiamo la possibilità di pagare. Abbiamo immaginato di poter affrontare attraverso il welfare sociale e con progetti di recupero e di reinserimento le difficoltà che le utenze possono incontrare. E’ un’opportunità, lontana dagli aiuti a pioggia. Sono aiuti rigenerativi che danno la possibilità ai soggetti di fruire dell’aiuto generando un sistema di scambio. Ognuno mette a disposizione il proprio lavoro per quello che è in grado di fare. I comuni e le associazioni si convenzionano con la Banca dell’Acqua, avanzano le proprie richieste e poi tramite i servizi sociali si studiano percorsi individuali”.
Il positivo non si esaurisce nella semplice possibilità per il moroso di saldare il proprio debito legato al consumo dell’acqua, bene inalienabile. Per chi presta la propria forza lavoro l’utile è anche il reinserimento in un circuito fatto di socializzazione e possibilità di poter fare qualcosa che può tornare utile anche dopo l’aver saldato il proprio debito, tramite tutti gli strumenti che il welfare sociale consente di utilizzare. E’ il superamento anche – a livello personale – dell’umiliazione del ‘non potercela fare’. Per i comuni e per gli enti (oltre che per i privati che vedremo a parte) si apre la possibilità di avere forza lavoro fatta da personale – ai margini – assicurata per il monte ore previsto. Per i cittadini la possibilità di veder calare la quota di morosità che poi ricade sui cittadini che pagano comunque perché una quota della bolletta di ognuno è legata al saldo di chi non può pagare. Tanti piccioni insomma, con una fava sola.
Opportunità per enti, amministrazioni ed associazioni, ma anche opportunità per il privato, ma anche qui un chiarimento è d’obbligo: sono sempre i servizi sociali a valutare caso per caso, e non solo il moroso che viene inserito nel circuito, ma anche chi fa richiesta. Nel caso del privato che non sia un privato sociale, lo scambio avviene in maniera equa o non avviene affatto. Esclusa la possibilità che un imprenditore si svegli al mattino e decida che per pulire il piazzale della propria azienda ha bisogno di forza lavoro a prezzo zero. Deve sempre esserci un ‘do ut des’, un utile che potrebbe, ad esempio, tradursi in borse lavoro. In questa maniera anche il privato all’interno di un progetto siffatto ha un senso.
“Il lavoro operativo con Banca dell’Acqua – ha spiegato Katja Avanzini – si fonda su una stretta collaborazione con Padania Acque che periodicamente aggiorna sulle situazioni di morosità, con i servizi territoriali che valutano le situazioni di morosità incolpevole e segnalano al consorzio per l’avvio di eventuali percorsi volti a sostenere il recupero del debito attraverso attività di rilevanza sociale e attraverso la collaborazione con le diverse realtà ospitanti. Per noi è uno strumento in più che possiamo sfruttare insieme agli strumenti che già abbiamo per affrontare le situazioni di fragilità. Uno strumento importante che ci consente di venire a contatto con nuove situazioni in maniera precoce, e anche in questo ambito più l’intervento è precoce meglio si affrontano le situazioni”.
Sempre Katja Avanzini ha chiarito che “Nella prima sperimentazione del 2017 sono stati raggiunti 18 nuclei familiari con caratteristiche trasversali, un buon numero di segnalazioni hanno riguardato nuclei monogenitoriali con figli minori o neomaggiorenni. Altri beneficiari si sono caratterizzati per la presenza di figli minori e lo stato di disoccupazione, inoccupazione o precarietà di entrambe le figure genitoriali. 3 segnalazioni hanno riguardato persone over 45 escluse dal mondo del lavoro da diversi anni. Le attività svolte sono state aiuto cantoniere, cura del verde, pulizie presso uffici, cura aree amministrazioni pubbliche, attività di utilità sociale presso associazioni di volontariato, attività in progetti specifici del Concass come Legami di Terra”.
Non è, come dicevamo, solo il recupero del debito: “I progetti attivati hanno come finalità il recupero del debito, ma non di rado questi svolgono funzioni di inclusione sociale, valutazione delle capacità personali spendibili in un contesto lavorativo, reinserimento i inserimento nel mondo del lavoro. L’entrare in relazione con i soggetti della comunità crea inoltre nuove opportunità”. Non sono parole spese al vento. Sono i dati a sostenere l’efficacia di quanto riportato da Avanzini: “In seguito al percorso di utilità sociale – ha proseguito Avanzini – 3 persone hanno trovato lavoro, 5 sono state segnalate al Servizio Inserimenti Lavorativi del Concass per aver dimostrato capacità e competenze in contesti lavorativi, e per una persona il progetto ha avuto un importante risultato socializzante e l’amministrazione sta valutando di realizzare azioni simili per il recupero delle morosità incolpevoli di luce e gas, mostrando di aver recepito il cambio di mentalità che va oltre l’assistenzialismo”.
La sfida adesso è rivolta al futuro, con il coinvolgimento di sempre più enti associazioni ed amministrazioni convenzionate e la possibilità di passare dalla fase di sperimentazione (che serve soprattutto a tarare l’operatività e a fissare standard validi per tutti) ad una di vero e proprio lavoro. Alla domanda sul domani della Banca dell’Acqua, Angelo Mantovani sorride: “La Banca dell’Acqua dopo questa fase sperimentale sta crescendo e crescerà ancora – spiega – e per l’anno prossimo non so quanto ancora potremo crescere. E’ tutto in divenire, ma la strada è segnata”.
E’ una strada importante, quella del passaggio dall’umiliazione del dover chiedere aiuto senza poter dare nulla in cambio, il vero e proprio assistenzialismo, a quella del chiedere aiuto offrendo ognuno per come può e per quel che ha, lavoro in cambio di una mano. Uno scambio alla pari che restituisce dignità alla persona, e al contempo ridà alla stessa la fiducia di non essere un peso, ma una forza potenzialmente attiva nella società. Non è poco, se ci si pensa. Una sorta di rivoluzione copernicana che coinvolge l’ente gestore dell’Acqua, Padania Acque, che è il risultato dell’unione dei comuni che ne fanno parte, la sua Banca Etica ed i cittadini. Una simbiosi che sta già dando i suoi frutti ed altri ne darà in futuro.
Ci sarà tempo di raccontare alcune delle storie di questo percorso in futuro. Adesso, il presente, parla di prospettive migliori, per i cittadini. Potranno essere gli stessi cittadini morosi a rivolgersi ai servizi sociali per chiedere di essere inseriti in questo circuito. Un circuito virtuoso per una startup più che positiva.
Nazzareno Condina