Gigio Brunello e i burattini contro la guerra: la magia di un'arte senza tempo
I burattini impegnati in un messaggio serio contro la guerra: lo spettacolo al Teatro Comunale di Casalmaggiore di Brunello e Molnar ha stravolto le convenzioni nella Giornata Mondiale dedicata al teatro. GUARDA IL SERVIZIO DEL TG DI CREMONA 1
CASALMAGGIORE – Un sipario rubato che, al termine della guerra, diventerà un sacrario militare: sopra vi sono scritti tutti i nomi dei grandi personaggi delle fiabe, dalle più classiche alle più moderne, caduti sotto le bombe. In scena, senza quel sipario, vanno i burattini, visti però da un’ottica decisamente differente.
Gigio Brunello, genio teatrale del Teatino della Marignana, in provincia di Treviso, assieme a Gyula Molnar, che firma regia e in parte drammaturgia, da anni si diverte a cambiare ogni convenzione: perché il burattino si faccia portatore di un messaggio serio. Di questo si sono accorti gli spettatori del Teatro Comunale di Casalmaggiore, che hanno così festeggiato con lo spettacolo “La grande guerra del sipario” la Giornata Mondiale dedicata proprio al Teatro. Diversi messaggi da parte di grandi artisti da tutto il mondo appesi nel corridoio di accesso hanno accolto chi è intervenuto per lo spettacolo che, in poco meno di un’ora, ha narrato una storia intensa, divertente e insieme capace di fare riflettere. I burattini vengono visti nella loro quotidianità, con un Coccodrillo che autonominatosi dittatore, tra lacrime finte e proclami veri, dichiara guerra al popolo dei peluche, reo di avere rubato quel sipario, in realtà inghiottito dalla Morte. E’ una guerra che non risparmia nessuno.
Balanzone e Turchina tessono i fili del racconto, Mario e Linda, due burattini anonimi ma animati da una corretta normalità, mostrano il loro semplice punto di vista. E in tutto questo non mancano il Grillo Parlante, il Gallo Strillone e due cani, un burattino e un peluche, divenuti poi simbolo dell’auspicata unione tra i due mondi. Non manca, fuori scena, nemmeno Pinocchio, smembrato e successivamente punto di avvio della rinascita, perché dal suo naso, nel finale, nasce un ciliegio, simbolo di speranza. Un atto unico per baracca e burattini da ricordare e sul quale disquisire, come accaduto, a fine spettacolo su richiesta del direttore artistico Giuseppe Romanetti, con gli spettatori grazie alla disponibilità del poliedrico (e polifonico, dieci le voci interpretate) Gigio Brunello, poi intrattenutosi pure col sindaco Filippo Bongiovanni e l’assessore Pamela Carena. Con un risultato certamente raggiunto: ridare dignità, anzi nobiltà, all’antica arte dei burattini.
G.G.