Dallavalle, il padrone dell'Eridano 2018 con tempo da record, racconta l'impresa
Roberto ha “disubbidito” al ct Mamleev, che aveva caldeggiato per tutti gli azzurri la 11 km, per non forzare. "E’ stata una scelta molto personale: io amo le lunghe distanze e anche in montagna mi cimento con corse che vanno dai 20 ai 40 km".
C’è una foto che dice tutto: quella di un uomo solo al comando che passa in mezzo alla golena casalasca e lo fa col sorriso, nonostante stia correndo a un ritmo vertiginoso gli ultimi tratti di una gara magari non massacrante, ma neppure così scontata. Sportivi, uomini, eccezionali. Mentre il fratello Luca scala il Brenta e apre nuove vie, Roberto Dallavalle a Casalmaggiore conquista l’Eridano Adventure con un tempo pazzesco. 1 ora 18 minuti e 22 secondi. Una vittoria persino serena, a giudicare da quello scatto. “Non mi aspettavo di andare così forte nemmeno io, ma del resto questo era un test per noi della Nazionale Orienteering, per capire il nostro ritmo alla vigilia delle qualificazioni per gli Europei”.
Roberto arriva dalla Val di Sole, dal Trentino dunque, come buona parte della Nazionale Italiana, che ha letteralmente colonizzato l’Eridano: del trionfo di Dallavalle nella 21 km abbiamo detto, nella 11 km invece primo Riccardo Scalet in 37’47’’95, secondo il ct della Nazionale Mikhail Mamleev in 39’07’’95, terzo Mattia Debertolis in 39’55’’50. Tutti in azzurro. E pure la prima donna, la brianzola Anna Caglio, è un’orientista. “Siamo arrivati a Casalmaggiore, come Nazionale, per un buon test e per avere risposte – spiega Roberto – . E’ andata molto bene sabato nei 3mila metri sulla pista della Baslenga e direi che è andata ancora meglio la gara: serviva, come detto, per prendere il ritmo e per comprendere lo stato fisico dei vari atleti. Dunque un weekend molto utile”.
Roberto ha “disubbidito” al ct Mamleev, che aveva caldeggiato per tutti gli atleti azzurri la 11 km, per non forzare troppo. “E’ stata una scelta molto personale: io amo le lunghe distanze e anche in montagna, nelle corse che preferisco, in genere mi cimento con corse che vanno dai 20 ai 40 km, dunque dalla mezza maratona alla maratona vera e propria. Ho cercato di mantenere questa distanza pure all’Eridano, amo la fatica e più la gara è lunga, meglio rendo”.
Quali sensazioni sulla corsa? “Non è tecnica come quelle in montagna, che sono le mie preferite – ma so bene di essere di parte essendo trentino – . Però è stata una corsa intensa e divertente, non difficile ma molto particolare: di sicuro ti rimane dentro perché il tracciato è originale. Io, ad esempio, sono riuscito a prendermi il primo posto nella seconda parte, dove ti muovi quasi esclusivamente in mezzo alla natura, che è poi il mio habitat, ma ricordo con piacere la prima, con passaggi davvero suggestivi tra i palazzi e i monumenti di Casalmaggiore: non capita tutti i giorni ma è puro spirito trail, anche per cambiare un po’ spartito rispetto alle corse classiche. Mi sono divertito pure nel labirinto di Agoiolo, senza dubbio la parte più probante. Da fuori il mio successo è parso facile, in realtà io mi sono presentato a Casalmaggiore con molte incognite: dentro di me non ho ritmi da pianura, per così dire, dunque poteva accadere di tutto e potevo andare in crisi. Così non è stato”.
L’avversario era il “cannibale” di Cremona Mauro Cattaneo che all’Eridano aveva vinto le quattro edizioni precedenti. E che, pensavamo noi nel pre-gara, vincerà anche stavolta. “Io sono partito con il mio ritmo e ho visto che il mio avversario lo ha tenuto molto bene, un po’ tirava lui, un po’ io, e dietro abbiamo subito fatto il vuoto. Dopo i primi 6-7 km io credo di avere mantenuto il mio passo e, nei tratti di bosco, ha perso qualcosa lui. Io ho proseguito, senza mai voltarmi e, al di là della vittoria, è questo l’aspetto che mi ha fatto più piacere: essere riuscito a tenere la stessa identica cadenza dall’inizio alla fine della corsa”.
Dallavalle, prima dell’Eridano, aveva messo in bacheca pure il Trail del Brenta. “Era l’edizione zero, ancora sperimentale e di prova, ed è ovviamente molto diversa, dato che prevede ampi tratti sopra i 2mila metri con dislivelli di 4mila metri complessivi: è un altro mondo rispetto alle corse in pianura, ma è stimolante sentirsi completi”.
Adesso la Nazionale: obiettivi? “Tra una settimana avremo la gara di qualificazione per gli Europei in Svizzera. Puntiamo a tornare proprio in Svizzera per gli Europei stessi, che sono il vero traguardo posto nel breve periodo. Mamleev è stato contento dell’esperienza casalese, so che ha parlato con l’organizzatore Andrea Visioli e pensiamo si possa ripetere in futuro. Sono giunte risposte e valutazioni significative, specie perché calcolate a inizio stagione e dunque capaci di svelare chi ha lavorato bene in inverno”.
Come sta il movimento dell’Orienteering? “Secondo me bene, alle gare nazionali si arriva a mille partecipanti. Forse manca il cambio passo, nel senso che non vedo una grossa crescita, per ora, ma è fondamentale mantenere un buon bacino di iscritti e mantenere i numeri alti per le nuove leve”.
Intanto, tra una corsa e l’altra, con Luca continuerete a scalare il Brenta. “Quello sicuro. Siamo orientisti e ci orientiamo, appunto, sul nostro territorio con le sue peculiarità. Se non è corsa orientamento, in pratica, è sci alpinismo: a noi piace così”.
Giovanni Gardani